5. +27° 15′ 37.82''

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41 𝑨𝒓𝒊𝒆𝒕𝒊𝒔

- Dai, fammene vedere qualcuna - Jimin ci rimase di sale. Mai avrebbe pensato di far vedere quelle foto a qualcuno, come un piccolo segreto troppo prezioso da condividere, tanto meno credeva che il soggetto delle sue foto, potesse fargli una tale richiesta.

Jimin era imbarazzato. Imbarazzato perché scattare foto ad una persona era per lui un rituale estremamente intimo e personale, terrorizzato che una parte di lui potesse emergere attraverso quegli infimi scatti rubati. Notó, in un secondo momento, il crocifisso d'argento che portava al collo il ragazzo di fronte a lui, che dondolava seguendo i movimenti del corpo del moro.
Jimin si sorprese di quel particolare, sembrava una collana di estrema importanza, dalla quale non si separava mai.

- Io, si, cioè scusa in realtà... Ti ho visto lì e stavi suonando il piano e la luce ti colpiva meravigliosamente, e poi sei bellissimo... - Jimin si rese conto un secondo più tardi di aver cominciato a parlare a vanvera, tanto da essersi fatto scappare un dolce complimento, e da come ridevano gli occhi del pianista non sembrava affatto dispiaciuto.

- E quindi mi trovi bello eh? - domandó con un sorriso sornione ad accendergli lo sguardo scuro.

Il respiro di Jimin si bloccó in gola, rosso come peperone dalle guance alle punte delle orecchie, una tonalità adorabile in contrasto al rosa caramella dei suoi capelli.

Non percependo risposta dal fotografo impiccione - ma tremendamente carino - il moro gli porse un'altra domanda: - Come ti chiami? -

- Jimin - rispose flebile il ragazzino.

- Yoongi - il moro allungó la mano, sperando che il ragazzo di fronte a lui gliela stringesse, sancendo così, il loro primo contatto.

Jimin fece scivolare la mano in quella del ragazzo, meravigliandosi al contrario di quello che si aspettava, della sua durezza, con i calli sui palmi di chi suona da una vita, delle dita lunghe e affusolate, tipiche di un pianista e si beó della bellezza degli anelli particolari che gli decoravano le mani.

- Jimin hai da fare? Dovresti proprio offrirmi qualcosa, per sdebitarti di tutte quelle foto, sai? - sembrava una proposta sensata quella di Yoongi, tanto che il rosa finì per rifletterci un po' troppo.

- Fammi fare una chiamata prima -

~

Taehyung si assicuró di lasciargli il numero di telefono prima di ritornare dritto dritto nel suo appartamento.

Jungkook, d'altro canto, quando quella sera provó a sistemarsi come d'abitudine davanti alla sua finestra per guardare le stelle, si rese conto dell'impossibilità di quel momento.

Non riusciva a concentrarsi, o meglio, a lasciarsi andare alla bellezza di quelle luci argentee, che avevano il danno di ricordargli il colore dei capelli di quel folle del suo vicino.

Era inutile, tutte le volte che puntava lo sguardo verso il cielo, gli veniva in mente il volto sorridente e compiaciuto di Taehyung.

Era frastornato, scioccato, mai in vita sua uno sconosciuto lo aveva scosso così tanto da rinunciare alla sua quotidianità, alle sue abitudini. Ma Taehyung si, e la cosa allarmante era che al moro era bastato sentire il timbro della sua voce profonda per cadere nelle sue grinfie.

𝘖𝘶𝘳 𝘓𝘢𝘴𝘵 𝘋𝘶𝘦𝘵 || 𝑽𝒌𝒐𝒐𝒌 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora