- 𝑬𝒕𝒂 𝑺𝒄𝒐𝒓𝒑𝒊𝒊Jungkook non aveva proprio idea di come baciare qualcuno. È vero aveva già baciato Taehyung, ma questa volta era diverso. Era come se tutto l'universo si fosse condensato in un minuscolo, intenso attimo, dove le labbra del moro erano la porta d'accesso per unire il suo piccolo mondo con quello del violinista. Era impacciato e gentile, che le labbra dell'argenteo si muovevano contro le sue con la stessa delicatezza di una farfalla che si posa sopra un fiore sbocciato in primavera.
Jungkook si sentiva come un fiore, rinato dopo le drastiche nevicate dell'inverno, lì fra le braccia rassicuranti e calde dell'uomo che amava. Taehyung lo attirò verso di sé, stringendolo per la vita, accarezzando il tessuto troppo ingombrante della felpa che indossava, pregustando solo con l'immaginazione il corpo caldo del più piccolo sotto le sue dita. Percepiva l'imbarazzo del suo amore, chè sapeva che Jungkook non aveva avuto altre esperienze oltre a lui.
- Lasciati amare – gli sussurrò sulla bocca, un attimo fugace prima di dividere di nuovo la distanza che li separava. Si gustò con piacere il fiato rotto del moro scomporsi sulla propria bocca, in attesa di essere baciato di nuovo.
Taehyung decise di osare, facendo scorrere i polpastrelli giù per la colonna vertebrale del moro, fino al suo fondoschiena, spingendoselo verso di sé. Jungkook emise un verso strozzato, così eccitante e così ingenuo da fargli perdere la testa.
Sembrava impossibile, come uno di quei dipinti onirici di Dalì, dove le tigri si mescolano con i melograni, donne con i corpi a forma di cassetti, elefanti in equilibrio su zampe di zanzare. Non c'era nulla da capire in quel momento, niente da parafrasare, intendere o dedurre, solo lasciarsi trasportare da quell'ondata di meraviglia che lo aveva scosso fino alla punta dei capelli argentati. Jungkook gli aveva detto che lo amava, e ora era lì, fra le sue braccia, malleabile come argilla bianca. La lingua del violinista, capricciosa e gentile, si scontrò contro le labbra socchiuse del moro, il ritratto di due petali di rosa sbocciati.
Quanto lo desiderava, si disse. Jungkook aveva la capacità di smuovergli quell'anima di pietra che gli era rimasta, spaccandola piano a piano, e colmando le crepe con il succo del suo amore, livellando i difetti e creando armonia in un luogo in cui da tempo regnava solo buio sconfinato.
- Ti amo – sussurrò l'argenteo sulle labbra del più piccolo.
- E ora che ho avuto il coraggio di dirtelo, non esiterò più a ricordartelo ogni momento della giornata – riprese, guardando il moro negli occhi colmi di affetto.
E il più piccolo non fece niente, se non buttare le braccia attorno al collo del violinista per stringerselo contro, sussurrando al suo orecchio l'unica cosa che aveva da dire.
- Taehyung -
-
Seokjin sistemò gli ultimi strumenti al suo posto, buttando gli aghi non più sterilizzati, la carta e riordinando le penne e i pennarelli sulla sua scrivania. E anche oggi un'altra giornata di lavoro era finita. Seokjin si sentiva sfinito, aveva avuto una sessione intensissima, cercando di riprodurre le ali di una fenice sulla schiena immacolata di una donna. Ricordava distintamente le sue dita appesantite dagli anelli, posizionarsi sulla schiena bianca e magra di quella ragazza. Aveva appoggiato la carta velina sul suo corpo, facendo pressione con i palmi caldi, in modo che l'inchiostro si stampasse sulla pelle. Aveva fatto un buon lavoro, infatti era riuscito a beccare subito la posizione corretta. Cominciò a tatuare un po' perso nel tatuaggio, un po' perso in sé stesso, mentre con l'ago affondava nella carne, tracciando le ali con l'inchiostro nero.
STAI LEGGENDO
𝘖𝘶𝘳 𝘓𝘢𝘴𝘵 𝘋𝘶𝘦𝘵 || 𝑽𝒌𝒐𝒐𝒌
FanfictionJeon Jungkook, prodigio indiscusso della matematica, e segnato da un passato traumatizzante e difficile, vive da solo rinchiuso nella sua bolla di solitudine. Affetto dalla sindrome di Asperger, preferisce l'isolamento alla caoticità della vita mond...