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-𝑩𝒆𝒕𝒆𝒍𝒈𝒆𝒖𝒔𝒆

Il cuore di Taehyung si fermó.
Si fermó solo per un istante, il tempo di un ultimo respiro prima di una morte agonizzante, poi, inesorabilmente, ricominció a battere, l'amigdala che pompava paura e angoscia nel suo corpo a suon di schiaffi morali.
Vedere lì, i genitori da cui era scappato, in un vano tentativo di prendere in mano le redini della propria vita, palesati nel suo soggiorno, suo padre con lo sguardo iracondo e sua madre che di sguardo era diretto verso il pavimento.
Fu in un secondo momento che notó con occhi sgranati, una terza figura sottile, appollaiata sul suo divano con la stessa grazia di un'aquila reale. Eppure c'era qualcosa che stonava in quell'immagine.
Suo fratello, con le braccia incrociate e appoggiato al bancone della cucina, i capelli viola scoloriti che tentavano di mascherare l'occhiata di preoccupazione che gli aveva lanciato. I suoi genitori, due statue di sale, così fuori luogo da sembrare la sagome di cera di Madame Tussaud. E infine la ragazza, elegante e raffinata come un papavero di campo.
Sembrava che Da Vinci, Miró e Schiele avessero deciso di dipingere un quadro di comune accordo. Un quadro dove emergevano pensieri contrastanti e tecniche ambigue. Linee marcate e nere, drastiche e quasi ironiche, che in quella situazione Taehyung non sapeva se mettersi a ridere, simulando le urla di un pazzo malato o piangere, soffocando le lacrime nella spalla morbida di Jungkook.
- Beh? Non dici nulla? Chi è il ragazzo insieme a te? - domandó suo padre. Spostando il peso del corpo, appoggiandosi con la schiena. Era sempre stato un uomo severo e pacato, un cipiglio di arroganza sempre stampato sul volto ormai sciupato dagli anni. Gli occhiali dalla montatura quadrata gli donavano un'aria da intellettuale, quasi ostentata.
- Cosa dovrei dire? - domandó tranquillo il castano, ignorando la domanda diretta al moro, sfidando suo padre. Per riflesso strinse la mano di Jungkook nella propria, cercando di trovare il coraggio di affrontare i suoi genitori e la ragazza. La ragazza che aveva visto di sfuggita solo un paio di volte in qualche foto, era la donna cui era stato promesso in sposo.
Si sentiva il cuore all'altezza della gola, non riusciva a pensare a quale sarebbe stata la reazione di Jungkook.
- Taehyung non abbiamo tue notizie da mesi! Non puoi biasimarci di essere piombati qui - spiegó suo padre, poggiando una mano sul ginocchio della moglie.
- Posso eccome, me ne sono andato per un motivo -
- Non è una scusa. È solo grazie a tuo fratello se sapevamo che stavi bene. Potevi chiamarci, scriverci! Siamo sempre e comunque i tuoi genitori Taehyung -
- Perchè siete qui? - il violinista arrivó dritto al punto.
- Avevamo preso un accordo tempo fa, non puoi fare finta di niente Taehyung. È tuo dovere sposarti - spiegó l'uomo, il mento alto e lo sguardo serio. A quelle parole sentì il fiato di Jungkook spezzarsi, e per istinto, quasi per proteggersi e proteggerlo, il moro di avvicinó al ragazzo che amava, appoggiando una mano sulla sua schiena per tentare di calmarlo. Non che Jungkook stesse veramente capendo cosa stava succedendo. I suoi pensieri erano un caos primordiale di idee e risposte non date, l'unica cosa che sapeva, l'unica cosa che percepiva, era la rassegnazione di Taehyung e l'amore che provava per lui.
E avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere tale amore.
Fu in quel momento che il moro si ricordó di una scena che aveva visto in una serie tv anni addietro, insieme a quello squinternato di Hoseok. Il rosso lo aveva sempre convinto a guardare i telefilm americani con lui, e My mad fat diary era uno di quei casi. Non era tanto la storia ad essergli venuta in mente, quanto i gesti che si scambiavano i protagonisti quando non riuscivano a comunicare.
Tracciavano con la punta delle dita, sulle spalle, sulle schiene, sulle gambe dell'altro le lettere che andavano a comporre parole e frasi. Jungkook all'epoca la trovó una cosa fuori dalle righe, avendo i suoi dubbi che una cosa del genere potesse funzionare. Al contrario, Hoseok era scoppiato a piangere.
Incerto, cercando di non farsi notare, portó una mano sulla schiena di Taehyung e con un dito tremante cominciò a tracciare i caratteri sul suo corpo. Sperava che Taehyung non fosse troppo concentrato sulla conversazione per capire cosa tentava di comunicargli indirettamente. Notó la sua espressione incerta, e poi, il sorriso di realizzazione quando capì cosa aveva cercato di dirgli.

𝘖𝘶𝘳 𝘓𝘢𝘴𝘵 𝘋𝘶𝘦𝘵 || 𝑽𝒌𝒐𝒐𝒌 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora