-𝑼𝒑𝒔𝒊𝒍𝒐𝒏 𝑺𝒄𝒐𝒓𝒑𝒊𝒊
Oggi ascolto nuovamente quel suono
Sta risuonando di nuovo, quel suono
Di nuovo una crepa in questo lago ghiacciato
Mi sono buttato nel lago
Ho bruciato la mia voce per te
Sopra il lago d'inverno sono stato gettato
Taehyung non riusciva a smettere di fissare quelle parole d'altri tempi. Memorie sciupate nei suoi profondi occhi scuri, una sorta di parallela malinconia, come quando si riascolta una vecchia canzone che riporta a galla i ricordi di una vita andata a male.
Quella poesia, per Taehyung, aveva la stessa forma di un coltello macchiato di sangue.
Il suo sangue, che era stato versato sul terreno incolto di un amore bruciato. Si ricordava ancora il dolore che provava quando Bogum lo riempiva di botte. Ma non poteva lontamente competere con il dolore che gli incrinava il cuore e che, delicato come le vetrate di una cattedrale gotica, andavano in pezzi, perdendo i colori di quell'amore perverso.
Scrisse quelle parole la prima volta che Bogum lo picchió. Una mano posata sulle costole, per tentare di rassicurarsi di non averle fratturate e l'altra impegnata a riversare su carta tutto il gelo d'inverno che gli cristallizzava il cuore.
Era un po' come scappare, si disse. Scappare lo stretto necessario per ricoprirsi di fondotinta ove c'erano i lividi e accarezzarsi il corpo, tentando di ricordarsi cosa fosse l'amore buono.
Perché alla fine Bogum lo amava, non era così?
Glielo ripeteva sempre dopo averlo massacrato di calci e di pugni. Lo prendeva fra le sue braccia, lo cullava, gli asciugava le lacrime che bruciavano come whisky su una ferita aperta, gli curava quelle medesime ferite che lui stesso gli aveva procurato, sussurrando nel buio della notte quanto gli dispiacesse, che sarebbe stata l'ultima volta, che non avrebbe più alzato le mani contro di lui.
E Taehyung gli credeva. Perchè non avrebbe dovuto? L'amore non era forse cieca fede nei confronti di chi si ama? Peccato che Taehyung non sapesse neanche più cosa fosse la fede.
Bogum, all'inizio, era stato la sua barca a vela, selvaggio e irrequieto, un mezzo per scappare dalla religiosità e dalla morbosità dei suoi genitori. Ed era difficile abbandonare ció che lo aveva reso libero, perché se il mare aperto gli faceva paura, annegare nell'oceano della solitudine era intollerabile.
Viveva a minuti, Taehyung. I secondi che ticchettavano sulle lancette dell'orologio da polso che indossava, avevano la stessa valenza di quando Bogum rincasava nel suo appartamento e gli diceva che lo amava, augurandosi, che quella finta sensazione di benessere durasse solo un'altro po'.
Che senso aveva mettere cerotti e bendaggi sul corpo, quando un goccia di disinfettante all'amore puro faceva più male di un pugno nello stomaco? Perché ricordarsi di come si amavano agli esordi della loro relazione, era diventata una gabbia autoimposta dalle fragili debolezze di Taehyung, troppo codardo per scappare.
Paradossalmente decise di fuggire una notte, quando Bogum rientró a casa tardi e decise di fare l'amore con lui, esattamente come piaceva a Taehyung, colmo di carezze e baci dal sapore agrodolce. Fu quella la goccia a far traboccare il vaso.
Strinse Bogum a sè come se fosse stata l'ultima volta, perchè effettivamente così era, cercando di non annegare in quell' abisso di lacrime non versate.
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𝘖𝘶𝘳 𝘓𝘢𝘴𝘵 𝘋𝘶𝘦𝘵 || 𝑽𝒌𝒐𝒐𝒌
FanfictionJeon Jungkook, prodigio indiscusso della matematica, e segnato da un passato traumatizzante e difficile, vive da solo rinchiuso nella sua bolla di solitudine. Affetto dalla sindrome di Asperger, preferisce l'isolamento alla caoticità della vita mond...