20. -42° 59′ 52''

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-𝑺𝒂𝒈𝒓𝒂𝒔

Leggete la nota autrice per favore!

Erano passati un paio di giorni dalla visita dei genitori Kim.
Seokjin meditava.
Se per meditare si intendeva sgrindare l'erba di prima qualità che gli aveva passato Namjoon proprio la sera prima, togliendo con delicatezza i bastoncini e le foglioline della marijuana per depositarle in un apposito vasetto.
Era seduto comodo sul suo divano, le gambe stravaccate, le poche luci del tardo pomeriggio a rischiarare l'ambiente confusionario del suo salotto.
A volte si chiedeva come dei genitori come i suoi, avessero potuto crescere un figlio come lui. Seokjin non si reputava un ribelle, nel vero senso della parola. Quanto più si additava in quel modo, perché il solo desiderio di fare il tatuatore lo rendeva tale agli occhi dei suoi genitori.
Tatuaggi, piercing, capelli colorati e rovinati dalle tinte aggressive che comprava a pochi euro.
Era quello il vero Seokjin? Oppure si comportava così solo per infastidire quella coppia di vecchi signori che ormai non si sprecava nemmeno più di chiamare mamma e papà?
Quale certezza aveva? La spontaneità dei suoi gesti, delle sue azioni, delle sue parole, erano tutte riconducibili a quel sentimento di astio che provava nei confronti dei suoi genitori?
Seokjin si sentiva estraniato da sè stesso, alienato in un altro corpo. Come se fino a quel preciso istante, avesse vissuto un altro Kim Seokjin. Un Kim Seokjin che fumava erba per far imbestialire sua madre, un ragazzo che si ricopriva la pelle di colori, aghi e giacche di pelle per far incazzare suo padre.
Oh, e quanto si divertiva a farlo incazzare.
Il suo carattere era la perfetta sintonia di sistemi di autodifesa, per proteggersi dal bigottismo della sua famiglia troppo cristiana, e la giusta inclinazione alla follia della vita, senza scendere nei meandri di quelle pacchianate che sapevano d'amore che tanto detestava.
La solitudine temprava anche gli animi più deboli, si disse.
E Seokjin aveva smesso di essere un animo debole molto tempo fa.

Mischió il tabacco delle Camel gold alla magica polverina verde, pronto a sistemare l'intruglio sulla cartina lunga, il filtro sapientemente piegato fra le labbra rosee e carnose.
Fu proprio in quel momento, con le dita arcuate per spingere e rollare l'erba contro la superficie delicata della cartina, che bussarono alla porta.

Doveva essere Taehyung, per forza. Quel deficiente di suo fratello si dimenticava di continuo le chiavi di casa.
Sbuffando, riappoggió il suo prezioso avere sul tavolino, badando bene a non rovesciare nulla.
Quando aprì la porta, con la faccia sbiadita dai pensieri e scocciata dall'evidente situazione, quasi gli venne un colpo al cuore.
Perchè la figura sulla porta non era decisamente quel rompiscatole di suo fratello. No, quella figura era decisamente più carina e attraente, con un sorriso tirato talmente finto da darle una vaga aria da sociopatica.
- Hwasa? -
- Ciao Seokjin, cercavo proprio te -

~

- Quindi vuoi dirmi che lo avete fatto per la prima volta!? E perché lo scopro solo ora? Due giorni dopo! Due fottutissimi giorni dopo Jungkook! - esclamó Hoseok, i capelli rossi che andavano da tutte le parti, chè lo skater era talmente agitato dopo quella notizia da non stare fermo un secondo.
- Ti ho chiamato qui a casa apposta! Per raccontarti! - si giustificó Jungkook, esasperato.
- Potevi chiamarmi -
- Mi vergogno Hoseok... A parlare di queste cose - disse piccolo piccolo il moro, abbassando la testa.
- Non essere triste Kookie! È una notizia bellissima. Mi hai solo colto di sorpresa e quindi sono rimasto scioccato - continuò l'amico ridendo di tanto in tanto.
Jungkook d'altra parte, sorrise timidamente.
- E com'è stato? - chiese Hoseok curioso. Quella sì che era una notizia! Jungkook era uscito dal suo guscio, almeno in parte, e Hoseok non poteva esserne più fiero di così.
Sapeva quanto si sentisse a disagio con le altre persone, impacciato e timido, ma con Taehyung sembrava che la parte più coraggiosa del suo amico fosse sbocciata in tutto il suo splendore.
- Strano, molto strano. Ma bellissimo allo stesso tempo - spiegó il moro sognante appoggiato alla sua scrivania, guardando un punto fisso della stanza.
- E dimmi come ce l'ha? Eh? - Hoseok gli fece l'occhiolino, dandogli qualche gomitata nel fianco per esasperare il suo concetto.
- Che cosa? - Jungkook era perso, le sopracciglia aggrottate mentre tentava di capire cosa gli stesse chiedendo il suo amico.
- Dai Jungkook, l'amico Fritz, Mrs Batacchio, il Ding Dong... - continuó il rosso imperterrito, cercando di fargli capire a cosa si riferisse.
- Continuo a non capire Hoseok. Ding Dong? - Jungkook era sempre più sconcertato, i suoi pensieri accavallati cercavano in tutti i modi di aggrapparsi a qualcosa, ma era tutto inutile.
Hoseok emise un sospiro a metà fra il divertito e l'esasperato.
A quel punto fece l'unica cosa che gli potè. Si portó una mano sul cavallo dei pantaloni e si diede una pacca, ridendo fra sè e sè.
- Il cazzo, Jungkook. Non volevo metterla così, mi dispiace - Hoseok era tutto un fremito di risate trattenute e imbarazzo sottinteso.
- Oh, quello - quando l'intuizione lo colpì, il moro divenne del colore dei capelli del suo amico.
Solo a ripensare a certe scene, a certi versi, percepiva lo stomaco in subbuglio, stretto nella calda ed asfissiante presa dell'eccitazione.
- Devo farti un disegnino per caso? - lo interrogó il più piccolo, ghignando.
- Ommioddio, dov'è finito il mio amico che non fa mai battute? -
- Probabilmente è morto -
- Addirittura due battute dietro fila! Non so se l'influenza di Taehyung sia positiva o no -
- Comunque volevo solo sapere se ti aveva fatto male - si spiegó lo skater, riprendendosi dal leggero shock di vedere il suo amico più socievole del solito.
- Questo dovresti chiederlo a Taehyung - lo informó Jungkook.
L'altro rimase in silenzio qualche secondo, cercando di assimilare quello che aveva appena detto il suo amico.
Poi, quando l'illuminazione si fece strada fra le sue sinapsi, spalancó la bocca in una perfetta "o".
- No - esclamó.
- No, non ci posso credere -
- È la verità -
- L'hai messo nel culo a Kim Taehyung! - urló il rosso, che davvero non ce la faceva più. Troppa era la sorpresa e l'incredulità, che si andavano a mischiare a ciò che Jungkook gli aveva appena detto.
- Shhh! Ma vuoi farlo sapere a tutto il condominio? - prontamente una mano bianca schiaffeggió dolcemente la bocca di Hoseok, evitando di farlo parlare.
- Cjmi fe gnon vi aveffelo fentito! - mugugnó il rosso contro la mano di Jungkook.
- Che cosa? - domandó l'altro, rimuovendo la mano per permettere di farlo parlare.
- Ho detto: come se non vi avessero sentito! Taehyung mi dà l'idea di uno che urli abbastanza -
- Sta zitto! - urló il povero Jungkook, che ormai, allo stremo delle forze, non riusciva nemmeno ad arrossire per quello che aveva detto quello stupido del suo amico.
- Ah! Ho ragione! - lo skater per rafforzare la sua idea gli puntó un dito addosso, scoppiando a ridere.
- Se continui così ti caccio fuori di casa -
- Non lo faresti mai -
- Mettimi alla prova - disse il moro con sguardo serio.
- Mi fai paura, ok? - ammise Hoseok.
Jungkook a quel momento guardó l'orologio appeso in camera sua.
Con tutto quel parlare non si era reso conto dell'orario, che incessante, scorreva come le onde del mare.
- Si è fatto tardi Hobi, mi accompagni alla libreria? Il capo mi ha chiesto di aiutarlo con la chiusura -
- Ma certo, così avrò altro tempo per infastidirti -
- Certe cose non cambiano mai vero? -
- Ringrazia che sia così, ci sono poche certezze nella vita -

𝘖𝘶𝘳 𝘓𝘢𝘴𝘵 𝘋𝘶𝘦𝘵 || 𝑽𝒌𝒐𝒐𝒌 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora