Capitolo 12

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"Non posso semplicemente crederci. Siete davvero caduti nella mia trappola, per la seconda volta?!" la sua risata è spregevole, orribile.

Un odioso e forte odore di muffa invade le narici mentre tutti i sensi restanti si risvegliano. Una figura completamente vestita di bianco spicca sulle mura circostanti che al buio sembrano essere nere come la pece. Il pavimento freddo mi fa venire la pelle d'oca. I capelli sporchi ed unti fungono da cuscino maleodorante.

"Vi siete messi nelle mie mani da soli. Ed è stato talmente facile. Come bere un bicchiere d'acqua." Pamela Snow continua a ridere e sembra quasi le manchi l'aria "Ma ben svegliata, com'è, eh? Com'è essere di nuovo in trappola?"

Sospiro. Non voglio rispondere e, anche volendo, non potrei. Da quel che ricordo, nel Villaggio dei Vincitori le due guerriere sono state uccise mentre io, Johanna e Mark siamo stati drogati. Questo significa che almeno tre di noi sono imprigionati e, di conseguenza, alla mercè della Snow.

"Quanto vorrei farti vivere quello che ho passato io a causa dei tuoi genitori, o meglio, a causa di tua madre. Tuo padre era bravo solo ad abbindolare. Non è mai stato troppo offensivo." riesco a mettere a fuoco la sua sagoma. La donna si trova proprio nella mia cella. Ha le braccia incrociate sul petto e le gambe leggermente divaricate. I capelli le arrivano poco sotto le spalle e anch'essi sono bianchi come il vestiario. Se le saltassi alla gola quando meno se lo aspetta, potrei riuscire a strangolarla "Ma d'altronde, ho altri progetti per te e per la combriccola che ti sei creata. Ho già messo in atto una parte del piano con tuo fratello. Com'è che si chiama? Mi-qualcosa?"

"Mitch. Cosa gli hai fatto?" domando cercando di mantenere un tono pacato.

La Snow schiocca le dita. Le luci si accendono quasi accecandomi "Guarda tu stessa." mi dice con un ghigno più che malvagio sul volto.

Oltre le sbarre, altre luci iniziano a funzionare. Mitch è totalmente vestito con abiti bordeaux. Alla sua sinistra, la stessa ragazza senza-voce che mi era stata assegnata durante il periodo prima dei Giochi. Alla sua destra, un altro ragazzo dai capelli neri e dallo sguardo gelido.

"Mitch?" lo chiamo, ma il ragazzo si limita a fissarmi con atteggiamento distaccato. La Snow si fa da parte e mi permette di avvicinarmi alle sbarre per osservare la scena da più vicino.

"Ora è uno di loro. Mitch, apri la bocca." gli ordina Pamela Snow con sguardo malefico.

Il ragazzo dai lunghi ricci biondi asseconda la donna. La sua lingua è quasi inesistente. Mio fratello non parlerà più. Mio fratello è diventato un senza-voce.

<<Non mi hanno preso perché ero stato torturato e credo che abbiano pensato che bastasse così per me.>>

La frase detta da lui numerosi mesi fa mi risuona nella testa. Nessuno ha pietà per nessuno in questo mondo.

Il momento giusto è giunto. Mi girò verso la Snow che è quasi arrivata a toccare una delle tre pareti laterali e avanzo verso di lei. Alzo le braccia e apro i palmi con l'intenzione di chiuderli attorno al suo collo, con l'intenzione di veder comparire ematomi sulla sua pelle bianco latte, con l'intenzione di vederla cadere a terra senza vita. Ma qualcosa va storto. Le mie mani fendono l'aria, Pamela Snow svanisce e mi ritrovo contro il muro.

"Davvero pensavi che sarei venuta qui? Mi credi tanto stolta?"

Mi giro e me la ritrovo ad un palmo dal naso. Certo, un ologramma. Tra me e lei, la stupida qui sono io.

"Oh, piccola ingenua. Quasi provo pietà per te in certi momenti. Cresciuta senza genitori, con una donna che ha sempre detto di essere tua zia per poi scoprire la cruda verità. Anche i miei genitori sono morti. Siamo molto simili, io e te. Se non fosse per il fatto che i tuoi genitori erano contro questo regime. Se l'avessi pensata diversamente, credo che saremmo state un'ottima squadra." il sorriso scompare dal suo volto "Peccato."

𝐇𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫 𝐆𝐚𝐦𝐞𝐬-𝐋'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐫𝐞𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora