Capitolo 14

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I passi rimbombano tra le strette pareti che ci circondano. Sono nere, scure come la pece. Le luci alte generano un gioco chiaroscurale sul mio viso e su quello dei Pacificatori che mi tengono ben stretta tra loro. Le braccia chiuse nella loro morsa sono doloranti, arrossate sotto il tessuto leggero degli abiti. Non mi ribello, so di per certo che non servirebbe. Sono troppi per me, una giovane ragazza con lo stomaco brontolante e le energie ridotte al minimo. Ho la forza solo per camminare. Incespico sui miei stessi piedi diverse volte e quasi cado, ma i Pacificatori mi sorreggono, mi strattonano e mi forzano a rimettermi dritta sulle mie gambe.

Africae... Ancora non riesco a spiegare il perché quel soldato mi abbia sussurrato quella parola. Esisterà veramente quel posto? Potrebbe essere l'àncora di salvezza per i cittadini di Panem? Questo farà parte del possibile piano di Johanna? Lo spero vivamente. Se quello a cui sto andando incontro è un altro combattimento in un'altra arena, non credo sarà semplice. Sono sicura di essere alla partita finale. Se perdo qui, avrò perso per sempre.

Intravedo in lontananza una porta a doppio battente di legno dal quale proviene una sorta di brusio, un brusio che a mano a mano che ci si avvicina aumenta di intensità. Urla, acclamazioni. Una folla. Eccola l'arena. Avremo anche spettatori diretti, wow. Nessuna sala per permettermi di prepararmi, nessun banchetto imbandito per rifocillarsi. Niente di niente. La Snow è intenzionata a lasciarci senza forze, completamente a secco.

Le urla aumentano ancora e ancora, riesco a riconoscere cosa dicono con meno fatica. Urlano il mio nome e quello di Mark ripetutamente, come se la punta di un grammofono si fosse inceppata continuando a suonare lo stesso frammento di melodia. Ma questa non è una melodia, è più un ululato, un grido che esige morte. Allora Dennis aveva ragione, tutti a Capitol City mi odiano.

"Niente scherzetti questa volta." mi sussurra il Pacificatore alla mia destra dandomi una pacca sulle natiche "Devo ammettere che è stato davvero bello sbatterti su quel letto al Distretto 11. Non me lo dimenticherò mai." le parole si riversano su di me con la stessa furia di un pugno nello stomaco. Deglutisco alzando il mento a fatica. Non lo voglio degnare neanche di uno sguardo. Quello che mi ha fatto è imperdonabile. Non voglio dargli alcuna soddisfazione.

Le porte si spalancano inondandomi di luce. Chiudo gli occhi, le pupille non riescono a sopportare l'intensità del Sole. Vengo gettata come se fossi un sacco di immondizia. Le parole pietà e rimorso non hanno un significato concreto in questo posto. La sabbia mi entra in bocca attaccandosi alla lingua e all'interno delle guance. Pianto le braccia nel terreno per sollevare il viso. Sputo una, due, tre volte. Mi guardo intorno sotto il Sole cocente. L'arena è molto ristretta. Consiste in un semplice spazio circolare coperto da una distesa di sabbia. Su due lati sono inserite nell'alta muraglia degli scaffali sui quali sono infilate delle armi grezze, nulla di paragonabile a quelle della Sala di Addestramento. Sopra le mura, si innalzano degli spalti che corrono per tutto il perimetro. Per quanto sono imponenti, sembrano ricadere sull'arena stessa e il fatto che siano stracolmi accentua la mia impressione. Dalla parte opposta alla mia, Mark è seduto a gambe incrociate abbandonato con la schiena al muro. Le porte di entrambi i lati si chiudono lasciandoci senza vie d'uscita.

"Cittadini di Panem." tuona Pamela Snow con voce solenne. È in piedi su una piattaforma anch'essa circolare che dà sull'arena "Tributi." ci saluta con sguardo intriso d'odio "Benvenuti in questa nuova ed esclusiva edizione degli Hunger Games." allarga le braccia "Perché esclusiva? Beh, è semplice da spiegare. I nostri due unici tributi affronteranno diverse prove di diverse entità. Combatteranno alla maniera dell'Antica Roma, la città immortale. Conquisteranno la vittoria, si faranno onore grazie alla loro audacia, ma, come sempre, solo uno di loro potrà sopravvivere. Cittadini di Capitol City, popolo di Panem, trasmettiamo loro la nostra ammirazione e la nostra compassione. Che l'istinto possa dar loro la forza di scegliere tra vittoria e amore." sotto al Sole accecante continuo a guardare la figura imponente della Snow i cui abiti bianchi riflettono i raggi della stella. Il suo sguardo incrocia il mio dagli occhi ormai ridotti a due fessure. Un sorriso compare sulle sue labbra. <<Ho vinto.>>  sembra dire.

𝐇𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫 𝐆𝐚𝐦𝐞𝐬-𝐋'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐫𝐞𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora