Capitolo 19

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ULTIMO CAPITOLO

"Su. Forza." la Snow esorta Mark "Cosa aspetti?"

L'altra pistola è nella fondina e non accenna a prenderla. Le sue braccia sono ben distese, come se volesse fare da bersaglio, come se volesse essere colpita.

"Ti ho sparato, ti ho ferito, no?" continua mentre il vento le scompiglia i capelli "Bene. Allora fallo. Prendi la pistola e premi il grilletto. Non mi muoverò di un millimetro." ha un piano ben escogitato in mente e ho paura di quel che potrebbe accadere se Mark cedesse alla tentazione. Quest'ultimo, dopo qualche attimo di esitazione, si accovaccia per poter raccogliere l'arma. La Snow ci osserva quasi con sguardo divertito. Penso sia questa l'espressione che è sempre stata sul suo volto guardando gli Hunger Games. Divertimento, superiorità, odio sono presenti nei suoi occhi di ghiaccio. I capelli quasi bianchi le si muovono quasi impercettibilmente ai lati del viso per azione del vento.

Markus si rialza traballando un poco. La stanchezza sta per prendere il sopravvento anche sul suo corpo. Lo prendo sottobraccio come se potessi riuscire a sostenere il suo peso oltre che al mio. Nelle mani regge la pistola nera. Con le dita ne segue i contorni fino ad arrivare al grilletto. I suoi occhi sembrano rapiti dalla bellezza e dalla rarità di quell'arma.

Non crederai di usarla, vero? penso, ma non apro bocca. Non so se perché sono esausta o se perché, in fondo, vorrei che la impugnasse e le sparasse facendola traballare, facendola inginocchiare e facendola cadere col volto per terra mentre il vestito bianco si macchia del suo stesso sangue.

"Cosa aspetti?!" incalza ancora la Snow "Tanto, siete due contro uno. Non riuscirei mai a uscire viva da questa lotta. Dopotutto, credo siate diventati esperti nell'arte dell'uccidere..." ci provoca mostrandoci i denti candidi formando una sorta di sorriso.

"Arte dell'uccidere?" risponde Mark con voce rotta "Arte... dell'uccidere?!" scoppia in una risata che mi fa raggelare. Mi allontano da lui come colpita dal suo atteggiamento strano, irrazionale, oserei dire quasi da maniaco.

"Sì." risponde fredda Pamela Snow mantenendo ben distese le braccia "Considero uccidere un'arte. Non tutti ci riescono, come non tutti riescono a dipingere. E voi avete ucciso, non potete negarlo."

"È stata colpa tua! Non l'avremmo mai fatto se non sotto imposizione! Nessun ragazzo o ragazza avrebbe mai voluto uccidere se non per tornare a casa sano e salvo." Mark esplode e urla. Stringe la pistola nella mano dominante mentre le lacrime iniziano a solcargli il viso.

"Sarà anche stato sotto imposizione, ma ognuno è libero di fare le proprie scelte. Gli Hunger Games vengono vinti da chi sopravvive, non da chi uccide." continua poi la donna "Non siete più degli stupidi ragazzini, ormai. Assassini, è questo quello che siete diventati."

Mark lancia un ultimo grido, punta l'arma verso la donna e preme il grilletto. Il rumore del colpo è molto forte e le orecchie iniziano a fischiarmi. Percepisco quasi a malapena l'esclamazione sorpresa della Snow che, nel frattempo, osserva il foro lasciato dal proiettile sul suo abito all'altezza del cuore. Il ragazzo del Distretto 11 ansima al mio fianco e poco dopo crolla a terra lasciando la presa sulla pistola. Pamela Snow cade in ginocchio e con fare tremante sbottona la giacca che le cinge il busto. La donna inizia a ridere istericamente scuotendo la testa.

"Sapevo che ne saresti stato capace." dice poi tornando seria. Si rimette piano piano in piedi e ci mostra la parte che il proiettile avrebbe dovuto bucare. Non c'è sangue, non ci sono segni di alcun genere. Il giubbino antiproiettile l'ha protetta. Aveva previsto tutto "Però ora tocca a me!" in una manciata di secondi la Snow afferra la pistola nella fondina e la punta contro di noi.

𝐇𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫 𝐆𝐚𝐦𝐞𝐬-𝐋'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐫𝐞𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora