Camminò fino a raggiungere la via visualizzata, il volto nascosto dal cappuccio. Gruppi di ragazzi proseguivano verso la scuola, mentre altri erano fermi sotto i portici del palazzo, lungo cui piccoli bar si susseguivano al piano terra. Le loro voci erano già udibili in lontananza e alcune tra queste lo raggiungevano chiaramente.
Lo stomaco brontolò rumorosamente. In quel momento però non solo la fame si stava facendo progressivamente sentire, ma anche quell'energia sconosciuta dentro di lui. Si irrigidì, il viso contratto in una smorfia. Sentiva che era affamata, e così come si era mostrata in tutta la sua violenza anche ora premeva dolorosamente ai margini della sua coscienza. "E pensare che ho l'impressione, da questa mattina, di sapere che cosa sei..." Strinse gli occhi e iniziò a fare respiri profondi. "Mantieni la calma, l'altra volta l'hai fatto scappare, fallo ritirare anche ora..." E così ritentò la stessa tattica. Pensò il più forte possibile "Devo ricordarti chi comanda? Ho fame, ok, di conseguenza l'hai anche tu." Quell'essere si era bloccato e pareva ascoltarlo. "Ora vado a comprarmi qualcosa, ma se ti permetti di venire fuori ancora senza il mio permesso credo che moriremo insieme." In quel momento percepì un'irritazione e una preoccupazione che non gli appartenevano, le quali svanirono poco dopo così com'erano comparse. Se solo avesse saputo che era così facile controllarlo, allora avrebbe evitato fin dall'inizio quella brutta piega che aveva preso la sua vita.
Una vocina interiore sosteneva fosse logico che la coscienza estranea riuscisse a prendere il controllo sulla sua mente, questo perché lui non la accettava come parte di sé, ma allora come si spiegavano le emozioni contrastanti che sembrava provare quando la minacciava di morte? Sempre quella illusoria gli rispose, dicendogli che non erano emozioni diverse dalle sue; se anche lui aveva paura allora anche l'altra ne aveva, perché l'entità era una parte di lui e quindi doveva semplicemente accettarla, se voleva controllarla e tornare ad essere un tutt'uno completo con essa. Non si spiegava del perché di quelle certezze improvvise, forse era l'istinto ad avergli mostrato la realtà delle cose, ma questo non faceva altro che confonderlo ulteriormente.
Prima d'indagare però doveva mangiare. Era rimasto in piedi in mezzo al marciapiede con lo sguardo fisso a terra e alcuni ragazzi lo guardavano confusi, probabilmente discutendo tra loro su cosa non funzionasse in lui. "Ah, se solo sapessero" Pensò tra sé e sé.
Camminò lungo il portico con passo lento, rannicchiandosi nella sua calda felpa, osservando attentamente quale dei locali lo attirasse di più. Optò per un piccolo bar con bassi prezzi e si comprò un tramezzino insieme a un espresso e a una bottiglietta di acqua naturale, andando poi a sedersi a uno dei tavoli liberi lasciandosi coccolare dal piacevole tepore all'interno. Notò allora che alcune ragazze, sedute non molto distanti, lo stavano fissando con occhio critico. Fece l'errore di squadrarle tutte e tre.
Una di loro, l'unica bionda, si alzò e gli si sedette di fronte. «Non ti sembra un po' presto per pranzare?»
«E a te non sembra un po' inopportuno criticare per una questione banale come questa?» Si tirò ulteriormente il cappuccio sul viso.
«Che parolooone.» e rise. Le altre due avevano drizzato le orecchie. «Perché non vieni un po' a sederti con noi? Tra poco la campanella suona, puoi venire insieme a noi se frequenti la stessa scuola.» Gli sorrise maliziosamente.
La coscienza aliena si era risvegliata per osservare. "È solo una ragazzina nel pieno dell'adolescenza, è normale che abbia quel carattere." Le diede corda. «Ma certo, piccola, vi raggiungo subito.» Le fece l'occhiolino e andò a sedersi insieme alle altre due. La bionda lo guardò sorpresa, ma si decise a seguirlo. «Sono William, diciotto anni, e voi bellezze chi siete?» Le tre esitarono e la ragazza con gli occhiali lo guardò storto, avvicinandosi all'amica per sussurrarle qualcosa.
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Quantum Gods: Multiverse collapse
Fantasy꧁ 𝐼𝑛 𝑢𝑛 𝑢𝑛𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑟𝑒 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑒 𝑓𝑒𝑟𝑟𝑒𝑒 𝑒 𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑙'𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑙'𝑖𝑟𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑙𝑖𝑐𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑖𝑑𝑒𝑎𝑙𝑖�...