Caterina spalancò gli occhi dalla sorpresa. Il commissario di polizia, il Signor Bonacci, le stava spiegando la situazione. «Esatto, ha capito bene.» Predisse la domanda che stava per porgergli. «Ciò che ha fatto non può essere considerato correlato all'omicidio di Cesira e nemmeno lo va a incolpare, ma non possiamo di certo sorvolare.» Tirò fuori dal taschino della camicia un pacchetto di sigarette Marlboro e ne accese una. «Ne desidera una?» Guardò Caterina, un sopracciglio corrugato, ma non ottenne risposta. Porse la stessa domanda a Maria, la quale accettò di buon grado.
«Quindi ora che farete?» La voce le tremò. Nonostante la propria sicurezza, quella notizia fece vacillare la sua certezza per brevi istanti. «Non posso dire nulla sul rapimento perché nemmeno io so cosa pensarne a riguardo, in questo momento, ma le assicuro, le giuro, che non può essere stato lui a uccidere Cesira. Fin da quando era piccolo le si era molto affezionato, che motivo avrebbe avuto per farle del male!»
«Si calmi, signora. Non ho detto che sia stato lui a commettere l'omicidio, anche se i risultati delle analisi sui resti del cadavere ci mostrano tracce del suo DNA. I fatti però non sono stati ancora ricostruiti. Una volta che lo prenderemo, verrà portato in tribunale sicuramente per l'ultimo reato, mi dispiace.» Sospirò, l'aria dispiaciuta. «Inoltre, sappiamo dove si trova in questo momento e attualmente il bambino sembra essere in buone condizioni. Abbiamo già contattato la madre, ma ancora non abbiamo avuto modo di incontrarla.»
Caterina si sedette e la sua amica le posò una mano sulla spalla. «Solo perché ha fatto questa cosa non significa che sia colpevole di tutto.» Cercò di rassicurarla. «E poi, perché mai avrebbe rapito il bambino dopo averlo salvato? Non mi sembra che regga questa accusa. Non salvi una persona per poi rapirla senza motivo; se voleva fargli del male allora avrebbe evitato quel gesto.» Nonostante quelle parole, Caterina era intenta a dar sfogo alla sua frustrazione e al suo dolore.
Una volta che la donna si fu calmata, Bonacci le si avvicinò. «Mi lasci ora spiegare brevemente la situazione.» Omise ancora una volta la posizione di suo figlio, specificando la necessità di quel silenzio per poter continuare a indagare senza complicazioni. Oltre alle informazioni che erano già state esposte in passato, il comandante aggiunse una novità. «Non credo che sia coinvolto anche con la scomparsa dei tre ragazzi, Matteo, Giovanni e Domenico, ma tutto sembra essere in qualche modo collegato a lui.» Si portò le mani alla barba corvina, iniziando a lisciarla. Caterina aggrottò la fronte, lo sguardo confuso.
Si sentì una porta scorrevole in lontananza aprirsi. Una giovane donna li raggiunse a passo rapido sui suoi alti e sottili tacchi. «Chi è il capo qui? Dove è mio figlio?» Il pesante trucco era sbavato a causa delle lacrime copiose che le scorrevano lungo il viso dai lineamenti delicati.
«Buon pomeriggio, Antonella. Per favore, si calmi.» Intervenne Bonacci, con tono gentile. «Non l'aspettavo per questa ora...» Non riuscì a terminare la frase.
«Risponda alla mia domanda!»
Maria le si avvicinò con cautela. «Signora, anzi, signorina, suo figlio sta bene.» Puntò i suoi occhi grigi in quelli di ghiaccio dell'altra.
Antonella prese dalla borsa rosa un pacchetto di Kleenex e si asciugò le lacrime, trascinando via insieme ad esse anche buona parte dell'ombretto. «Dove si trova?»
«Si accomodi, prima.» Bonacci le indicò una sedia. Una volta che la giovane madre fu seduta, iniziò ad esporre la situazione alla nuova arrivata.
«E quindi quel ragazzo che ha salvato e rapito mio figlio è anche un assassino?» Si portò una mano alla bocca e le lacrime tornarono a sfociare ininterrottamente. «Fate qualcosa per favore... e se lo uccidesse? Lui è tutto ciò che mi rimane!»
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Quantum Gods: Multiverse collapse
Fantasy꧁ 𝐼𝑛 𝑢𝑛 𝑢𝑛𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑟𝑒 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑒 𝑓𝑒𝑟𝑟𝑒𝑒 𝑒 𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑙'𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑙'𝑖𝑟𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑙𝑖𝑐𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑖𝑑𝑒𝑎𝑙𝑖�...