꧁Capitolo 12 - Parte seconda꧂

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Quando riaprì gli occhi, William si ritrovò nuovamente immerso nel vuoto. Gli ci vollero pochi secondi per realizzare dove si trovasse. Il misterioso ragazzo ricomparve di fronte a lui, il corpo tonico scoperto.

«Perché continui a portarmi qui?» William cercò di mantenere la calma. Quali altre tremende visioni gli avrebbe mostrato questa volta l'estraneo?

Il giovane uomo sorrise. «Anche se ti stai allenando per scoprire chi sei, ci sono alcune cose che nessun altro, tranne me, è in grado di spiegarti.»

«Chi sei tu?»

«Chi sono? Sono solo un piccolo frammento di ciò che ero, un riflesso del mio essere, ora completamente da te controllato.» Allargò le braccia.

«Sei tu Fuinur?» William sgranò gli occhi. In quel momento sentì un odio profondo crescere dentro di lui, insieme a una forte paura e a una punta di timore.

«Esattamente.»

Non riuscì a trattenersi e finì per urlare, in preda a un'improvvisa disperazione. «Tu... Ciò che mi è successo è tutta colpa tua! Se non fosse stato per te io ora non mi ritroverei in questa situazione così assurda e surreale, non avrei mai ucciso Cesira, non sarei mai scappato di casa e avrei continuato a vivere la mia normalissima vita! Perché ti sei impossessato di me quella volta? Perché ti sei fatto vivo quando dovresti essere morto!» Si ritrovò a terra in preda a un pianto incontrollato, i pugni chiusi e stretti fino a sbiancare le nocche, il fiato corto.

Fuinur rimase in silenzio, riflessivo. Gli si avvicinò di qualche passo per poi abbassarsi. «Non ti darò giustificazioni ne tanto meno andrò a negare la mia colpa. Semplicemente, ti ricordo che io sono te; io ho perso il controllo perché tu lo hai perso e viceversa. Mi sono risvegliato perché il tuo odio e la tua rabbia in quel momento hanno alimentato ciò che di me rimaneva.» Gli prese il volto con una mano e lo alzò al suo livello, fissando gli occhi sanguigni nei suoi, paralizzandolo. «Io sono ira, sono odio e distruzione; sono parte di Tenebris con ricordi di un essere che mi ha inglobato durante la sua vita e che tutt'ora mantiene un brandello della sua coscienza all'interno di te, ma ora sono tuo, sono la tua Tenebra.» Sul viso si era formato un sorriso maligno, i denti in mostra. William era rimasto bloccato, perso in quel bagliore scarlatto. Il giovane uomo allentò la presa, sorrise. «Questa coscienza per te estranea sta lentamente svanendo. Una volta che di me, di Fuinur, non rimarrà più nulla, ti ritroverai senza un freno. Non ti ho mai aiutato durante i tuoi allenamenti, ma quando non esiterò più dovrai affrontare una nuova energia, ancora più aggressiva e potente.» Si alzò e svanì nel nulla. La sua voce rimbombò in quello spazio vuoto. «Nonostante ciò, ho fiducia nelle tue capacità. Quello che però voglio donarti, in mezzo a questa tempesta oscura, sono frammenti di luce che fino ad ora ho lasciato all'ombra, verità che ho tenuto nascoste e chi mi hanno logorato giorno dopo giorno.»

William provò a parlare, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. Spalancò gli occhi, lo sguardo confuso.

«Qui nei tuoi sogni ho io il controllo della realtà, finché tu mi permetti di averlo. Lascia che io ti mostri parte di quei frammenti, prima che il tempo scada.»

E si ritrovò a precipitare nel vuoto. Urlò, ancora una volta nessun suono fu emesso. Cadde in una pozza d'acqua, il freddo pungente gli intorpidì le articolazioni e la mente. Si guardò intorno confuso, alla ricerca della superficie; riuscì a raggiungerla seguendo le bolle di ossigeno. Prese una profonda boccata d'aria, ma solo dopo una decina di secondi si accorse della particolarità del luogo in cui si trovava. Resti di quello che doveva essere stato un antico castello di pietra erano completamente circondati e avvolti dalla vegetazione, nascosti in un fitto bosco da cui provenivano cinguetti lontani, echeggianti. Alte torri spiccavano tra gli alti alberi dal tronco rugoso, alcune avvolte dall'edera e da altri rampicati.

William uscì dalla pozza d'acqua cristallina. Si osservò i vestiti bagnati, una smorfia sul volto. La sua attenzione venne però catturata da una sfera di energia vibrante posta su un alto piedistallo collocato al centro dei resti del castello. Fece per avvicinarsi, incuriosito, quando un violento tonfo e un possente ruggito lo fecero sobbalzare. Si voltò nella direzione di quei suoni e rimase spiazzato nell'osservare un'enorme creatura di pietra dalle fattezze umane cadere al suolo e frantumarsi sotto a un'onda di energia. Sentì pesanti passi in lontananza e un nuovo rumore di roccia frantumata. Non fece tempo a cercare un nascondiglio che Fuinur comparve davanti al piedistallo, William a pochi metri di fronte. Cercò di scappare, ma una forza esterna lo bloccò, costringendolo a guardare. Il Dio, con lunghi capelli argentei e sul volto un sorriso maligno, prese in mano la sfera e la rimosse dalla superficie su cui fluttuava. Tutt'attorno si avvertì un pesante calo di energia e un completo silenzio avvolse l'aria, immobile.

Il giovane uomo sorrise. «Nella vostra disperazione gioiremo, con la vostra paura ci innalzeremo.»

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