꧁Capitolo 3 - Parte seconda꧂

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La prima cosa di cui Shira si accorse era che stava fluttuando. I suoi pensieri confusi a fatica tornavano a galla, accompagnati dai ricordi dell'accaduto. Era ancora viva, o quella era la morte? Il nulla la circondava estendendosi all'infinito, in uno spazio avvolto dalle tenebre entro cui non esisteva gravità. Dove si trovava? E soprattutto, quanto tempo era passato dalla sua sconfitta? La Dea non fu in grado di stabilirlo. Quel sonno senza sogni poteva averla tenuta incosciente per giorni, anni o addirittura millenni. Spostando l'attenzione al proprio corpo, rimase stupita nel constatare che questo fosse rimasto perfettamente intatto nonostante Lux le avesse riversato contro tutta la Sua potenza.

Durante la sua lunga vita aveva avuto modo di imparare che le anime dei mortali, deboli ed effimere a causa della loro breve esistenza, quasi sempre dopo la morte si disperdevano nell'universo, riassorbite poi da Tenebris per tornare un tutt'uno con l'Entità; solo quelle più forti, più equilibrate e salde riuscivano a sopravvivere abbastanza tempo da avere la possibilità di fondersi con un essere vivente ancora senza coscienza ed energia e quindi di resuscitare sotto nuove sembianze. Lei non solo aveva vissuto per milioni di anni, ma il suo corpo era stato reso superiore dalla Coscienza per svolgere la Missione. Di conseguenza, avendo dentro di sé una piccola, minuscola parte di quell'Entità, Lux aveva evitato di distruggerla direttamente per risparmiare al Multiverso danni irreparabili, riflettè. Ma allora dove si trovava?

Il senso di stordimento che l'annebbiava da quando aveva riaperto gli occhi si fece più intenso. Recuperò la concentrazione, espandendo la propria energia e coscienza al di fuori del suo involucro fisico. Nonostante il tutto fosse caratterizzato da innaturale staticità, Shira fu in grado di percepire una debole vibrazione.

Prese qualche secondo per riflettere, senza alcuna fretta. Si impietrì, il volto dalla carnagione chiara impallidì nel comprendere la gravità della situazione. Aggrottò la fronte. Attorno a sé, in quel nulla senza fine, vi era la presenza flebile ma costante di Lux. "Non voglio crederci ma non posso negarlo, questo posto non è altro che un piccolo universo, nascosto tra le pieghe dello spazio-tempo, creato con la Sua energia appositamente per bloccarmi qui in eterno. Ma in quale Universo mi trovo?"

Serrò la mandibola, i muscoli del torso contratti. In quel momento si sentì sola, sperduta, condannata a passare il resto della sua vita insieme a quei rimpianti e rimorsi a cui, fino ad allora, non aveva attribuito importanza, dando per scontato che un giorno avrebbe avuto l'occasione per poter recuperare tali opportunità. I sensi di colpa la strinsero in una salda presa, mozzandole il respiro. "Questa è la mia punizione per aver fallito. Lux ha creato l'inferno."

Ma allora anche quella vibrazione percepita poco prima, così lontana ma così familiare, ancora flebile ma costante, poteva forse appartenere all'Universo? Si riagganciò ad essa, isolandola dalla materia statica contaminata dall'Entità. Spalancò gli occhi, nuovamente sorpresa. "Non è possibile. Fuinur è vivo?" Il suo cuore perse un battito dalla felicità. Come poteva essere riuscito a farsi percepire fino a lei, che si trovava rinchiusa in chissà quale angolo remoto del Multiverso? "È sicuramente lui. L'essenza di Tenebris che lo pervade è inconfondibile nella sua impurità."

Riaprì i neri occhi, i lunghi capelli le fluttuavano sparpagliatamente alle spalle. "Ovunque tu sia e chiunque tu sia ora, sii chi desideri essere." Pensò, rivolgendo ad egli tali parole e infondendo in esse quanta più energia poteva. "Non credo che potrò avere un'occasione per rivederti, così come non potrò tornare indietro e rivivere il passato per modificarlo." Sospirò. "Forse avrei dovuto godermi di più la tua compagnia, ma avevo paura, e le regole di Tenebris sono andate casualmente a mio favore. Se avessi saputo che sarebbe andata a finire così, avrei cercato di sconfiggere i miei demoni, o quanto meno affrontarli. Forse ne sarebbe valsa la pena, forse no. Spesso le cose non vanno avanti o non finiscono come si desidera."

Il suo passato era stato sanguinario e le cicatrici, indossate con fierezza, testimoniavano l'inferno che aveva subito. Tenebris l'aveva salvata subito dopo che lei era crollata. Da allora aveva giurato a sé stessa poche ma determinanti cose: non avrebbe mai più permesso a nessuno di calpestarla e di mancarle di rispetto, avrebbe trovato vendetta e avrebbe evitato di creare legami importanti con qualcuno.


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