꧁Capitolo 11 - Parte prima꧂

267 10 0
                                    

I giorni a seguire trascorsero tutti uguali. William veniva addestrato all'autocontrollo, passando ore su ore in cerca di quella scintilla oscura nascosta nella sua anima e a controllarla, a giocarci come se fosse una piccola fiamma che avrebbe potuto divampare da un momento all'altro. Più il tempo scorreva e più per lui diventava facile piegarla al suo volere, fino a riuscire a creare dal nulla piccoli oggetti inanimati, seppur non precisi o con anomalie. La sua prima materializzazione, Shira ricordava, era un sassolino di un centimetro di diametro dalla superficie irregolare che pesava, per errore del ragazzo, circa tre chili. Non immaginava che in quel breve lasso di tempo sarebbe diventato così capace e ne rimase sbalordita.

Una volta completato il primo piano di allenamento, decise di addestrarlo nella manipolazione degli elementi naturali: terra, acqua, fuoco, aria. Per lui era facile controllare il primo ormai, ma per quanto riguardava gli altri era spesso instabile; dopo aver acceso una fiamma dal nulla si era ustionato la mano, cercando di dare forma a una bolla d'acqua aveva creato un gavettone finito a tutta potenza contro la Dea e nel tentativo di generare un piccolo tornado aveva messo a soqquadro l'atrio. Nonostante tutto, Shira ne era convinta, con altro allenamento ed esperienza sarebbe riuscito in poco tempo a raggiungere i livelli programmati. Il fatto che il ragazzo imparasse così in fretta le fece pensare che fosse portato per essere un vero dio.

«Continua ad attingere a quel fuoco che senti dentro e canalizzalo verso un'intenzione.» Gli disse lei. Erano passate sei settimane dall'inizio degli allenamenti. «Ti serve un'arma? Immaginala e creala. Ti serve uno scudo di energia o una lama formata da fulmini? Genera l'elemento e dagli una forma. Vuoi volare? Immagina di poterlo fare, di prendere il volo.» Allargò le braccia. «Credi in te stesso e dai potere alle tue intenzioni.» Un sottile sorriso le piegava le labbra. «Ma non perdere il controllo. Se ti procuri una ferita mortale, il tuo cervello potrebbe dimenticare le tue capacità rigenerative e portarti a morire.»

«Tu una volta mi hai detto che puoi essere uccisa. Non sei una vera dea, allora.»

«Lo sono, ma non del tutto, hai ragione. Dopotutto, come già sai, la mia anima è uguale a quella dei comuni mortali.» Sospirò, una mano portata al mento. «Eppure il mio corpo è di un livello superiore a quello di qualsiasi altra creatura; se mi tagliano la testa, essa si riattacca al collo così rapidamente da non accorgermene nemmeno.» Il sorriso si trasformò in una smorfia. «L'eccezione la fa un'arma infusa dell'essenza di un Universo. Da quando questo punto debole è stato individuato, gli altri guerrieri lo hanno adottato come soluzione per annientare il nemico. Quindi, sono immortale ma posso essere uccisa.»

«E se io dovessi morire, calcolando che parte di Tenebris è dentro di me, cosa mi accadrà?» La voce gli tremò.

«Ci sono due possibilità.» riprodusse il numero con le dita. «Resusciterai nuovamente, condannando un futuro mortale al tuo stesso destino, oppure ti disperderai nel nulla, mentre la parte delle Tenebre si rifonderà al suo proprietario. Ma non devi preoccuparti, nel secondo caso cadrai in un sonno senza sogni eterno. Non è così male la prospettiva.» Sorrise nuovamente.

«Perché quel tono? Sembra quasi che lo desideri, questo sonno.» Le chiese lui arditamente.

«Ho vissuto a lungo e ne ho viste davvero, ma davvero tante. A volte vorrei avere anche io una vita normale, crescere con a fianco qualcuno e morire insieme a questa persona.» I ricordi tornarono invadenti e la stretta al cuore la fece vacillare. "Ormai è troppo tardi..." «Inoltre, per quanto una dormita eterna sembri allettante, ne sono terrorizzata. Non è ridicolo? Una divinità che teme la morte.» Scosse la testa e ridacchiò.

«Non è ridicolo.» Il tono di William era pacato e riflessivo. «Anche se tu dici di sapere cosa accade una volta morti, non ne sei convinta e quindi hai paura. Forse credi di saperlo, certo, ma solo in teoria. Non sei mai morta e anche se lo fossi non puoi ricordarti nulla sulla tua vita passata così come io non ho ricordi della mia, quindi non siamo in grado di dire cosa sia la morte anche se pensiamo di saperlo. Ti spaventa qualcosa di incomprensibile e questo è normale, perché l'ignoto è qualcosa che si fa temere da ogni creatura.» Sospirò. «Non ci resta altro che accettare questa cosa a cuor leggero e vivere al meglio che possiamo.»

Quantum Gods: Multiverse collapseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora