꧁Capitolo 13꧂

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Si svegliò di tarda mattina, una leggera pioggia ticchettava contro i vetri della finestra chiusa. Scese lentamente nell'atrio, prendendosi il tempo necessario per placare l'agitazione che, ancora, non lo aveva abbandonato.

Shira era seduta sulla solita poltrona. «Ce ne hai messo di tempo.» Lo salutò.

«Se volevi che mi svegliassi prima, potevi venire a tirarmi su tu.»

«Ti ho lasciato riposare per farti recuperare le energie necessarie. Oggi è un grande giorno.»

Abbassò il capo e si fermò di fronte a lei, le mani in tasca, lo sguardo perso lontano. Non si curò di quello indagatore della Dea, ne tanto meno della fame; spalle curve, la tensione attorno a lui era palpabile.

Schiarendosi sonoramente la gola, quest'ultima riuscì ad attirare l'attenzione del ragazzo. «Ciò che dovrai fare è sia difficile da spiegare che da attuare, quindi ascolta attentamente. Innanzitutto, dimenticati di avere un corpo, in quanto non è altro che un involucro del nostro essere. Devi quindi riuscire a trasportare la tua mente fuori da quell'involucro.» Si alzò e iniziò a camminare, prendendosi le mani dietro alla schiena. «Ogni volta che tu pensi o immagini qualcosa ti rendi conto, se ci rifletti, che questa attività mentale è limitata e concentrata in un unico punto fisico all'interno del tuo cervello; devi sapere che ogni pensiero, in realtà, emana energia, non solo elettrica, che va al di fuori del proprio corpo, ed è su questa che devi inizialmente focalizzarti.» Nel parlare si era toccata due volte la testa con l'indice. «Trova la tua fiamma interiore e conducila alla tua mente, alla tua coscienza e spingi quest'ultima all'esterno seguendo il flusso energetico che da te fuoriesce. Indirizzati poi verso di me, trova la mia energia e sentila, toccala, fatti strada in essa.»

William cercò di elaborare quei concetti, ma prima di iniziare volle schematizzare mentalmente i punti da seguire. Sperò di aver interpretato correttamente le sue parole. Rilassò i muscoli e si concentrò sul respiro, rimuovendo dalla mente ogni pensiero e preoccupazione. Liberò la sua energia e la indirizzò verso la testa; la sentì scorrere come acqua sotto alla propria pelle mentre risaliva lungo il corpo, guidandola verso quel punto limitato del pensiero. Ora arrivava la parte difficile: in che modo doveva spingere la propria mente fuori da sé? Provò ad attuare una leggera pressione ma non percepì alcun cambiamento. Tentò di rendere più intenso quel flusso, ma ancora una volta non vi furono differenze. Decise allora di modificare atteggiamento. Si allungò direttamente verso Shira, spingendo le proprie forze nella ricerca di una qualsiasi minuscola scintilla di energia vitale da lei propagatasi su cui fare presa. Il corpo iniziò a tremare, gocce di sudore gli imperlarono la fronte, nascosta dai chiari capelli. Con costanza, pazienza e volontà, riuscì finalmente a sentire qualcosa che prima non era in grado di avvertire: non solo percepiva l'anima della Dea, ma riusciva anche quella dei singoli esseri viventi presenti nei paraggi. Si espose a un momento di euforia e stupore, ma represse le emozioni prima che potessero diventargli fatali. Ricominciò a muoversi verso il suo obiettivo. Esitò, prima di entrare in contatto con lei. Emozioni, pensieri, ricordi e visioni confuse si riversarono in lui come un oceano in tempesta e sembrarono volerlo trascinare con sé in quel denso caos. Percepì la sua coscienza venir portata sempre più in profondità e con maggior violenza per essere frammentata con una lentezza agonizzante.

Sentì Shira parlargli, ma ancora più udibile era la formulazione delle parole all'interno della sua mente. "Ora manipola la mia anima come se fosse la tua energia, controllala, mettigli delle barriere." ma per William era un'impresa ancor più difficile. "Blocca il flusso prima che tu ti dissolva e ti fonda con me. Puoi farcela.". Era doloroso e tremendo, tutti quei pensieri confusi lo stavano portando a perdere la ragione, a dimenticare chi fosse e la fatica per tenere sé stesso unito era schiacciante. Riuscì per un breve momento a riprendere il controllo e fu allora che tentò di imporre dei limiti a quell'energia incontrollata. Era, non immaginava, come aveva pensato la Dea, ovvero facile come controllare la propria. "Bravo, ora avvertirai il mio essere premere contro le tue barriere per tornare libero. Tu dovrai concentrarti su ciò che ti farò vedere.". Anche se l'essenza di Shira era stata limitata, per William non faceva molta differenza rispetto a prima. Bastava concentrarsi per un istante su un suo qualsiasi ricordo o emozione per venire trascinato verso esso e visualizzarlo, sentirlo, in prima persona. Non era facile ignorare tutto quanto, ognuna di quelle informazioni premeva intimamente contro di lui attirando involontariamente la sua attenzione. Vide più cose di quanto avrebbe dovuto in maniera confusa e casuale: un mare inondato dalla luce del tramonto, dei volti sconosciuti, strane creature, sangue e morti, un villaggio visto dall'alto, una bambina specchiarsi con un abito elegante e una figura femminile dietro di lei, fuoco, buio, luce, e sentì le emozioni ad esse correlate come se stesse vivendo personalmente quei momenti, tra cui prevalevano gioia e dolore.

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