Caterina era inginocchiata davanti al letto, la testa appoggiata alle lenzuola bianche bagnate dalle lacrime che le sgorgavano incessantemente dagli occhi azzurri, il corpo scosso da forti singhiozzi. Erano passati due giorni, suo figlio non era ancora stato trovato e l'unica persona che lo aveva incontrato non sapeva dire dove fosse diretto. Lanciò un grido di dolore, lasciandosi scivolare a terra.
In quel breve lasso di tempo la polizia aveva indagato e cercato possibili prove per stabilire chi fosse il colpevole ed erano tutti certi che si trattasse di una bestia famelica arrivata da loro chissà da dove. Camilleri, invece, continuava ad accusare senza motivo William. Il dolore fece spazio alla rabbia. Suo figlio era sempre stato un ragazzo per bene, nonostante i continui guai in cui si cacciava, e mai sarebbe arrivato a fare una cosa del genere. Inoltre, come era possibile che una persona arrivasse a ferire qualcuno in quel modo così brutale?
Il cellulare squillò all'improvviso. Si alzò lentamente asciugandosi gli occhi, prendendo respiri profondi per controllarsi. «Pronto?» La voce fioca incrinata.
«Signora, abbiamo notizie su suo figlio.» Era l'agente di polizia con il quale aveva parlato il giorno prima. «L'abbiamo trovato.»
«Trovato? Come sta? Gli è successo qualcosa? Sta bene?» Parlò rapidamente, trascinata dall'emozione.
«Signora, ascolti, suo figlio è stato trovato in un luogo abbandonato non molto lontano da qui. Al momento mi riferiscono che è uscito e che si trova da solo. Continueremo a pedinarlo.»
«Pedinarlo?» Si rabbuiò, la fronte corrugata. «E perché non lo riportate semplicemente qui?» alzò notevolmente il tono.
«Al momento questo è l'ordine che abbiamo ricevuto dal superiore. Le prego di fidarsi. Quando ci verrà chiesto di recuperarlo, lo faremo.»
«Parlerò io col vostro superiore. Proprio non riesco a capire... non potete almeno dirmi dove si sta dirigendo?»
«Non è possibile, mi spiace. Se ve lo dicessimo, ci sarebbe il rischio che lei comprometta le indagini.»
Caterina si trattenne dall'insultare l'agente in un impeto di rabbia. «Va bene, capisco... continuate ad osservarlo allora.» e chiuse la conversazione.
Riappoggiò il cellulare sul comodino ed uscì dalla stanza. L'amica la stava aspettando all'ingresso della camera. «Cosa hanno detto? Buone notizie?»
«Si, Maria. Diciamo di si.» Tirò un sospiro.
«Diciamo? Che intendi?» Sembrava sinceramente preoccupata.
«L'hanno trovato, ma non hanno intenzione di riportarlo indietro. Dicono che hanno ricevuto l'ordine di osservarlo, per ora, ma non mi ha spiegato il motivo.»
«E tu? Non hai chiesto?» Domandò lei, sorpresa.
«Si, e la sua risposta è stata "sono ordini del superiore".»
«E io che credevo che una volta trovato un sospettato questo veniva catturato immediatamente.» Rise.
Caterina le lanciò un'occhiataccia. «Sarà anche sospettato per te e per Camilleri, ma per me non è assolutamente così.»
«Non stavo dicendo che non mi fido di ciò che pensi.» Si affrettò a dire la giovane donna, alzando le mani. «Stavo solo cercando di strapparti una risata, ma forse era meglio non scherzare su questa cosa...» Si pentì all'ultimo.
Nel frattempo Camilleri era stato interrogato. Per quanto fossero infondati i suoi sospetti, non era intenzionato a sopprimere la sua accusa. Un piccolo ma pungente dubbio si fece strada tra i suoi pensieri: e se suo figlio era tenuto osservato perché c'era qualcun altro che sospettava di lui, all'interno della polizia? Se lo stessero tenendo d'occhio per metterlo all'angolo alla prima manifestazione di un atteggiamento violento? Strinse i pugni e superò l'amica, diretta in bagno per darsi una rinfrescata.
Aveva gli occhi gonfi e rossi, il volto paonazzo. Fece scorrere acqua tiepida per lavarsi il viso, dopo aver raccolto i lunghi capelli biondi in una coda. Si asciugò e scese in cucina, prendendo una confezione di biscotti dal ripiano in pietra.
«Capisco la tua situazione, ma non abbuffarti, questi biscotti sono pieni di calorie.» L'avvertì Maria. Fece una smorfia. «Come speri di poterti trovare un uomo, un giorno, con su qualche chilo di troppo? Lo sai anche te che oggi i maschi guardano solo quelle con un bel fisico.» La prese in giro senza cattiveria.
In risposta Caterina sorrise, ma non poté fare a meno di ribattere. «Credi che in questo momento mi interessi fare colpo su qualcuno?»
Esitò. «Ti chiedo ancora perdono.» Abbassò lo sguardo, ma il volto le si illuminò subito dopo. Iniziò così a raccontarle delle ultime novità riguardanti i colleghi di lavoro, senza tralasciare alcun dettaglio e senza pudore.
Il suo buon tentativo di distrarre l'amica non ebbe effetto, però. «Grazie Maria, mi hai davvero aiutato.» Mentì. «Ma non sei in ritardo per il lavoro?» Le indicò con lo sguardo il suo pigiama dai colori spenti.
«Tranquilla, mi sistemo in fretta e vado.» e cinque minuti dopo era già fuori.
Il silenzio successivo la schiacciò. "Non posso starmene qua ferma facendo finta di nulla. Qui in giro non ci sono molti edifici abbandonati..." Strinse i pugni, una nuova determinazione negli occhi. "Lo troverò di certo." Si alzò, diretta all'uscita.
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Quantum Gods: Multiverse collapse
Fantasy꧁ 𝐼𝑛 𝑢𝑛 𝑢𝑛𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑟𝑒 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑒 𝑓𝑒𝑟𝑟𝑒𝑒 𝑒 𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑙'𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑙'𝑖𝑟𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑙𝑖𝑐𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑖𝑑𝑒𝑎𝑙𝑖�...