William non era consapevole dei chilometri percorsi, senza alcuna meta precisa, perso in pensieri invadenti che minacciavano più volte di fargli perdere completamente lucidità. La sua vita continuava a cambiare repentinamente sempre verso sentieri incerti ed impervi e poteva ammettere che ormai non c'era cosa che non si aspettava; aveva vissuto l'impossibile, e ancora l'impensabile e l'ignoto lo osservavano con i loro occhi magnetici da dietro l'angolo, in attesa di mostrarsi a lui quando meno se l'aspettava per distruggergli nuovamente quanto era stato in grado di costruirsi. Alzò lo sguardo verso il cielo, limpido e di un profondo azzurro, tagliato dalle scie di condensazione degli aerei che lo solcavano, sentendosi addosso un'illusoria attenzione non desiderata.
In quei lunghi anni in sua assenza poche cose erano cambiate per le strade che aveva percorso da quando tutto era iniziato, quasi come se il tempo fosse rimasto fermo ad allora. Osservò una ragazza sulla quindicina con un particolare cellulare olografico che rifletteva su entrambi i lati le immagini dello schermo, proiettate tra due sottili lastre di vetro, intenta a parlare aggressivamente con qualcuno. Ecco ciò che era mancato e che tutt'ora mancava: la trasparenza. Si sedette all'ombra di un albero in un piccolo parco, osservando i passanti distrattamente. La realtà di cui Fuinur gli aveva parlato e mostrato ancora gli pareva incredibile. Convintosi di aver agito per il bene di tutti aveva spinto, senza esserne consapevole, gli innocenti verso un'imminente fine. Appoggiò il volto alle mani. Una calda brezza gli scompigliò i capelli.
Aveva provato più volte a mettersi in contatto con Shira, ma nemmeno l'uso dell'anello gli aveva permesso di ritrovarla. Imprecò. "Devo agire il prima possibile, ma da dove dovrei iniziare?." Si alzò di scatto, tornando a seguire quel percorso non definito che la sua mente aveva creato, i pugni stretti e a testa bassa. Le gambe lo riportarono a casa. Osservò l'edificio abbandonato, una rinnovata preoccupazione si accostò alla già presente. "Due cose devo fare, una alla volta."
«Non mi aspettavo che avrei avuto l'occasione di poterti rivedere.»
Una voce alle sue spalle lo ridestò dai pensieri. Si voltò rapidamente. Un uomo lo guardava con una luce curiosa negli occhi. «Rivedermi? Non so chi tu sia.» Si limitò a rispondere freddamente.
Il giovane sorrise. «Ne sono consapevole, e ammetto che ho peccato di educazione.» Raccolse i lunghi capelli corvini in una coda, lasciando ricadere una ciocca lungo il viso dai delicati lineamenti, avvicinandosi ulteriormente al ragazzo. William fu sorpreso nel constatare che il colore delle iridi dell'estraneo non erano, come gli era inizialmente parso, blu, bensì viola. «Da tempo ti osservo. Inizialmente ho creduto di essermi sbagliato, eppure la mia ipotesi si è rivelata veritiera dopo aver assistito, casualmente ma fortunatamente, alla tua scomparsa.»
William si accigliò. «Di cosa stai parlando?» Arretrò di un breve passo, sul volto lo stupore tradiva la compostezza in cui si era rifugiato.
Al giovane uomo non scappò l'esitazione nella sua voce. «Ti ho visto svanire il giorno in cui le forze speciali si sono messe in azione. Ho subito pensato che sarebbe stata una buona occasione recarmi sul luogo e vedere ciò che sarebbe successo, giusto per dare conferma o smentire i miei sospetti.» Si portò una mano a un fianco sospirando, alzando lo sguardo verso il sole e coprendosi gli occhi con l'altra. «L'afa oggi è insopportabile. Potremmo parlarne dentro.» Con un cenno indicò la casa di William.
Il ragazzo ignorò la proposta. «Quali sospetti?»
«Che tu non fossi un comune umano.»
«Non so di cosa tu stia parlando.» Fece per voltarsi, ma si ritrovò bloccato. Ogni arto aveva smesso di obbedire al suo controllo, costringendolo immobile. Volse uno sguardo carico di domande allo sconosciuto, il quale si limito a ridacchiare.
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Quantum Gods: Multiverse collapse
Fantastik꧁ 𝐼𝑛 𝑢𝑛 𝑢𝑛𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑟𝑒 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑒 𝑓𝑒𝑟𝑟𝑒𝑒 𝑒 𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑙'𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑙'𝑖𝑟𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑙𝑖𝑐𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑖𝑑𝑒𝑎𝑙𝑖�...