꧁Capitolo 2 - Parte seconda꧂

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Non aprì subito gli occhi, le palpebre sembravano diventante pesanti quanto macigni. La testa gli doleva e pulsava e la sua mente faticava a tornare lucida. William era a terra, sdraiato a pancia in giù, il corpo indolenzito. Si mise lentamente a sedere, le braccia tremanti. Prese qualche profondo respiro, ma nel farlo venne invaso da un penetrante odore. Quello stimolo gli riportò violentemente a galla ricordi che parevano provenire da un'altra persona, sovrastandolo di emozioni che difficilmente avrebbe potuto provare, di visioni che non potevano appartenere a lui. La realtà sembrò travolgerlo come un fiume in piena.

Spalancò gli occhi, impietrendosi dinnanzi a quello scenario surreale. Un corpo smembrato giaceva immerso in una densa pozza scarlatta che ancora si allungava sul freddo pavimento, riflettendo la debole luce proveneniente dall'esterno, nell'aria il nauseabondo odore di sangue e altri liquidi corporei.

La paura lo attanagliò per pochi secondi, lasciando spazio a un vuoto emotivo tremendo. Una miriade di pensieri confusi gli vorticarono in mente e lentamente divenne consapevole di quanto successo, proprio ciò che aveva visto poco prima in quelle tremende visioni, ricordi appartenenti a sé stesso. Si irrigidì ancora di più.

Aveva stretto la mano al collo della signora e sollevata da terra per sbatterla violentemente contro il muro alle sue spalle, mozzandole il fiato. Prima che potesse tornare a respirare, l'aveva risollevata e gettata a terra, rompendole il polso destro e probabilmente fratturandole l'omero; il suono agghiacciante delle ossa rotte gli rimbombò nelle orecchie, creando un eco illusorio. Subito dopo gli si era avventato contro; senza darle il tempo di reagire, le aveva sferrato un gancio da sinistra, spaccandole il cranio. Sangue e materia grigia sgorgarono in sottili rivoli, creando un vivido mosaico sui bianchi capelli dell'anziana. Aveva osservato per qualche secondo quel corpo senza vita, impassibile, per poi spogliarlo e divorarlo con ferocia disumana. Sapori che il semplice palato umano non avrebbe saputo distinguere sovrastarono ogni altra percezione, aumentando la brama di sangue che lo divorava dall'interno; quello del plasma, leggermente sgradevole a causa dell'elevata concentrazione di colesterolo, troppo dolce per via degli zuccheri presenti con un pizzico di amaro per via della ferritina; il gusto della pelle e dei muscoli, quello degli organi; ricordava la loro consistenza, il loro aspetto, il modo in cui si laceravano sotto i suoi denti e tra le sue mani. Aveva divorato ben due quarti del corpo, scartando alcune parti tra cui stomaco, intestino, reni e vescica e le zone con poca carne, come volto e braccia.

William cadde in ginocchio, il corpo scosso da incontrollabili tremitii e lacrime calde che gli rigavano il viso. "Che cosa ho fatto? Cosa è successo? Sono davvero davvero stato io? Sto sognando? Sono impazzito?"

Un conato lo prese alla sprovvista. Rigettò una poltiglia calda, resa densa da sostanze indefinite. La gola prese a bruciare ma il dolore si annullava nello scontrarsi con il terrore. Rimase immobile, tremante, forse per una quindicina di minuti, forse per mezz'ora, ma per lui il tempo sembrava essersi fermato.

"Calmati, calmati, calmati, calmati...", Lo ripeteva come un mantra, sperando di riuscire a tornare in qualche modo lucido. Spostò lo sguardo nuovamente sul cadavere. "Scusa... mi dispiace, non volevo, scusa..." Pensò con tono implorante, quasi si aspettasse che Cesira si rialzasse all'improvviso dicendogli "Tranquillo, posso capire, so che non sei stato tu e ti perdono" o semplicemente, ancora meglio, "Ti ho fatto spaventare eh? Ti è piaciuto questo scherzo? È uscito piuttosto bene.", e allora William si mise a ridere, senza motivo.

«Alzati, avanti, è durato abbastanza.» La spronò «Alzati.» La voce si incrinò. «Ti prego... Ti prego Cesira!» Urlò furioso, spaventato, e il suo blocco fisico e mentale cedette. Gridò fino a sgolarsi, esternando quell'agonia che non era più in grado di tenere a bada, permettendole di avere il totale controllo su di lui. Si conficcò le unghie nei palmi, serrando i pugni fino a far sbiancare le nocche.

Quantum Gods: Multiverse collapseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora