Capitolo 3

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Dopo un minuto, Tom andò in bagno accendendo così l'acqua del rubinetto che fece scorrere per un pò.

In quei lunghi istanti il giovane non poteva proprio credere a ciò che Amanda gli aveva detto in quanto John lo aveva criticato sin da subito e non si fidava di lui per niente. Non poteva esserci una relazione su questi presupposti, mai.

Nel mentre Tom si cimentava su questo pensiero, qualcuno bussò alla porta.

Il ragazzo dunque, si avvicinò alla porta per poi aprirla, ritrovandosi così difronte a John che senza nessuna esitazione, lo stava letteralmente scrutando.

"Ah è qui. La stavo cercando..."

"Mhmh... è successo qualcosa?"

"Sì, nel frattempo ho chiamato i colleghi del carcere che mi hanno confermato ciò che poco fa mi ha detto, ossia che vi conoscete e che l'idea di controllare il malvivente non sia una cattiva idea."

"Senta Jonathan, mi toglie una curiosità?"

"Se posso..."

"Perché ancora una volta sta mettendo in dubbio la mia parola? Guardi che io non sono abituato a mentire, non mi piace, è una cosa che ho sempre odiato e non è nemmeno ortodossa nel nostro mestiere, quindi perché non la smetta immediatamente di comportarsi così?"

Dopo quelle parole, John lo fissò in silenzio per poi dire: "Ha ragione, ho sbagliato, ma... sono fatto così."

In quel momento Tom lo guardò pensando che nonostante fosse un uomo molto affascinante, fosse stato veramente stronzo con lui e che non si meritava certo questo trattamento.

"Mh." Rispose a quel punto Tom. "Va bene, la saluto."

"Che fa, sta scappando?"

Tom che fino ad allora si stava avviando verso il suo ufficio, si girò di scatto verso l'uomo dicendo: "Assolutamente no, vado solo a svolgere il mio lavoro, le sta bene?"

Per la prima volta in assoluto John fece un sorriso carico di sincerità. "Certo. Buon lavoro Thomas."

"Grazie, Jonathan, anche a lei."

Detto ciò, il biondo chiuse la porta del bagno alle spalle e in un attimo John sospirò. Quel giovane sapeva bene come tenergli testa e la faccenda tra le tante cose, lo faceva letteralmente impazzire!

Nessuno mai prima d'ora gli aveva risposto a quella maniera; nessuno mai sapeva tenerlo a freno.

Quel Tom era davvero pazzesco, pensò.

Nel mentre ripensava a tutto ciò, all'improvviso il suo cellulare iniziò a squillare, tanto che John che non era un amante della tecnologia, per un attimo pensò di ignorarlo totalmente, ma al quarto squillo insistente decise di dare un'occhiata per vedere di chi si poteva trattare e se era in un certo senso importante.

A quel punto John sospirò e in un attimo schiacciò il tasto verde. "Sì?"

"Ciao, John. Finalmente mi rispondi."

"Lawrence che vuoi? Ti ho detto di non chiamarmi a questo numero se non per questioni urgenti!"

"Ti assicuro che lo è John, altrimenti non lo avrei mai fatto!" Strillò a quel punto la donna a denti stretti. "Ho bisogno del tuo aiuto, ora più che mai!"

"Di che si tratta?"

Dopo che la donna dai capelli rossi e mossi gli spiegò tutta la faccenda, John disse alla sua nuova squadra che se ne sarebbe andato da lì per delle questioni importanti da risolvere il prima possibile, lasciando così Tom da solo a dirigere il tutto per diverse ore.

Una volta che John raggiunse il luogo descritto da Lawrence, che l'uomo stesso riteneva decisamente malfamato, uscì dalla sua auto per andarle incontro.

"Ciao John."

"Lawrence. Che cosa hai fatto? Perché?"

"Mi dispiace John, io... io non ho saputo resistere."

John sospirò appoggiando poi entrambe le mani sui fianchi sodi e muscolosi. "Lo sai che ti dovrei arrestare, vero?"

A quelle parole la donna tremò. "Lo so. Ma John, non farlo un'altra volta, ti prego... io... io."

"Non posso e lo sai. Se non lo facessi, andrei contro la legge e tu non solo mi conosci perfettamente, ma sai anche quanto io sia legato ad essa. È il mio lavoro, ogni giorno la faccio rispettare e tu non puoi chiedermelo."

Ma chi era la donna? E che cosa aveva combinato?

Lawrence sospirò. "D'accordo, fai quello che devi."

Detto ciò, John le afferrò il braccio e in un attimo la condusse verso la sua auto per portarla in questura dove Tom e gli altri ragazzi lo accolsero con uno sguardo piuttosto stranito e stralunato.

"Thomas." Lo richiamò John.

"Mi dica Jonathan." Rispose a quel punto il biondo per poi avvicinarsi a lui senza aggiungere altro.

"Avrei bisogno che accompagnasse la signora nella sala colloqui e che restasse con lei, nel mentre io intanto chiamo l'avvocato e prendo dei caffè. Mi può fare questo favore per cortesia?"

"Certo, non si preoccupi, prego signora mi segua."

"Grazie." Rispose a quel punto l'uomo avviandosi.

Detto ciò Tom dunque, prese per un braccio Lawrence e in un attimo i due si avvicinarono alla stanza dove la ragazza venne fatta sedere su di una sedia davanti ad un tavolo e Tom restava lì senza dire una sola parola controllando però che la giovane non tentasse di scappare, o fare altro che avrebbe potuto metterla nei guai.

Mezz'ora più tardi, John rientrò nella stanza e i due uomini si guardarono attentamente.

"Tutto bene Thomas?"

"Perfettamente John... Jonathan."

Il capo annuì.

"Posso sapere che cosa sta succedendo?"

Dopo quelle parole, John sospirò sommessamente per un attimo, fino a che alla fine non si decise e sganciò una bomba a dir poco micidiale.

"Lei è Lawrence Taylor, mia sorella ed è accusata di spaccio... e detenzione di droga."

John&Tom ~ Due ragazzi a Parigi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora