39. Pigiama Party

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Quel venerdì ci sarebbe stata una partita di football importante, e io e le altre cheerleader ci stavamo preparando nello spogliatoio. Nonostante fossero passati tre mesi, era ancora strano vedermi allo specchio con addosso l'uniforme della squadra. In compenso, da quando avevo iniziato ad allenarmi, ero cambiata molto fisicamente: non ero più pelle ed ossa, avevo messo su massa muscolare, avevo forme migliori ed ero anche cresciuta un po' in altezza. Legai i capelli, e attorno all'elastico feci un fiocco con un nastro bianco.
-Andiamo, Mil- mi chiamò Alice uscendo dallo spogliatoio. Presi i pom-pom dal mio armadietto e uscii fuori. Tutti ci accolsero con un applauso. Facemmo la nostra coreografia iniziale, dopodiché la squadra della scuola entrò in campo. Subito dopo, entrò la squadra delle cheerleader dell'altro liceo, con i vestiti bianchi e blu, seguita dai loro giocatori di football. Iniziata la partita, le cheerleader della squadra avversaria non fecero altro che lanciarci occhiatacce mentre ballavamo. Il capitano, una ragazza con i capelli neri liscissimi e lunghi e gli occhi verde acqua, inoltre, sembrava avercela particolarmente con Claire. Alla fine del primo tempo, le cheerleader avversarie si avvicinarono. La ragazza dai capelli neri si rivolse a Claire.
-Non posso credere ai miei occhi. Claire Dallas non è più capitano della squadra. Allora forse qualcosa nella vostra scuola funziona- disse.
Claire, con mia grande sorpresa, non ribatté con acidità, ma disse semplicemente:
-Lasciaci stare, Kyla-
-Cos'è, hai paura di me ora?- chiese la ragazza, divertita.
-Dovresti averne tu di me, tesoro. Stai con la tua squadra e basta- controbatté ancora Claire. Aveva un tono di voce abbastanza strano. Solitamente parlava in modo petulante e fastidioso, e il suo unico obiettivo era quello di irritare la gente. Sta volta, invece, era come se volesse evitare una discussione.
-Chi è questa ragazza?- chiesi ad Alice.
-Kyla Donalds- rispose.
-E perché Claire si comporta così? Sembra quasi abbia un carattere decente-
-È complicato da spiegare. Kyla frequentava questa scuola, e lei e Claire erano migliori amiche. Ma poi l'anno scorso hanno litigato di brutto a causa di un ragazzo, e Claire ha... come dire... accidentalmente quasi ucciso Kyla- disse.
La guardai, sperando che stesse scherzando, ma era seria. Mi ricordai che Dylan, tempo prima, aveva accennato al fatto che Claire avesse quasi spaccato la testa ad una ragazza.
-Cos'ha fatto?- chiesi comunque.
-Hanno litigato in piscina, Claire ha spinto Kyla, che ha sbattuto la testa sul bordo ed è rimasta in coma per un po'. I suoi genitori l'hanno spostata da questa scuola per questo motivo- spiegò.
-Che cliché- commentai.
-Ma arrivare a fare una cosa del genere alla propria migliore amica per un ragazzo?- continuai poi.
-Già, è da pazzi. Io non farei mai una cosa del genere a te o alle altre, neanche se una di voi ci provasse con Paul- aggiunse. Io cercai di non lasciar trapelare niente dallo sguardo.
Intanto, l'arbitro fischiò il secondo tempo. Alla fine, la nostra scuola vinse la partita grazie all'ultimo punto fatto da Andrew. Tutti, tranne i ragazzi dell'altra scuola, esultarono. Faith, Alex, Carly, Diana, Rose e Millie scesero dagli spalti e si unirono a me e ad Alice. Tutte insieme, con il resto delle cheerleader, ci avvicinammo alla squadra per festeggiare.
-Non posso credere che abbiamo vinto sul serio grazie a Lewis- commentò Austin.
-Amico, dovresti ringraziarmi- ribatté Andrew.
Lì intervenne Alex.
-Sei stato bravo-
-Grazie- rispose lui, passandosi una mano tra i capelli.
-Senti, mi stavo chiedendo... domani ti andrebbe di uscire?- le chiese poi.
Alex arrossì, e si bloccò. Faith le diede una gomitata, e lei si affrettò a rispondere:
-Si, certo-
-Perfetto- rispose Andrew sorridendo. Uno dei giocatori lo chiamò.
-Scusa, devo andare. Ti passo a prendere in stanza alle cinque?- disse.
-Si, a domani- rispose Alex.
Lui le rivolse un ultimo sorriso, e poi si allontanò.
Tutte guardammo Alex, e poi gridammo nello stesso momento: "AHHHH" saltellando.
Era assurdo che Alex non avesse mai avuto un ragazzo prima. Era adorabile, e bellissima.
-Ragazze, devo andare. I miei mi aspettano fuori dal campus- disse Alice, guardando il telefono.
-Cavolo. Non puoi proprio rimanere?- chiese Rose.
-No. Hanno già fatto un'eccezione sabato scorso, non lo faranno un'altra volta- rispose, sconsolata.
-Ci vediamo lunedì- disse poi, salutandoci.
-Vado anch'io, è tardi- disse poi Millie.
Intervenne Rose.
-No, aspetta. Di solito il venerdì dormiamo tutte insieme, perché non resti?- chiese.
-Si, resta- le disse Alex.
-Va bene. Grazie dell'invito- disse Millie sorridendo.
-Date una festa e non ci dite niente?- disse Austin spuntando in quel momento dal nulla con accanto Paul e Dylan.
-Non sapevo aveste una passione per i pigiama party fra ragazze- dissi ironica.
-Come pensavi festeggiassimo la vittoria se non con smalti e film orribili?- chiese Dylan, altrettanto ironico. Paul rise.
-Qualunque cosa facciate per festeggiare, fatela nella vostra stanza. Andiamo, ragazze- disse Faith, cominciando a camminare. Noi la seguimmo, e andammo nella nostra stanza. Tolsi i vestiti da cheerleader e indossai il mio comodissimo pigiama. Le altre fecero lo stesso.
-Allora, che film orribile guardiamo?- chiese Carly accendendo il portatile.
-Scegliete, io intanto prendo gli smalti- scherzai.
-Farai meglio a prendere del cibo, o gli smalti te li faccio ingoiare- disse Faith con un sorriso.
Scossi la testa, divertita, e aprii l'armadietto che usavamo per tenere il cibo.
-Pop-corn o patatine?- chiesi.
-Tutto- risposero le ragazze in coro.
-Wow. Comincio a farmi meno schifo da sola- commentò Millie, e noi ridemmo.
Intanto qualcuno bussò alla porta.
-È qui la festa?- chiese la voce di Paul aldilà di essa.
-Non posso crederci- disse Rose alzandosi e andando alla porta. La aprì, e si ritrovò davanti Paul, Dylan, Austin, Andrew e Shawn, tutti con in mano un sacco a pelo.
-Siete seri?- chiesi sconvolta.
-Te l'ho detto. Quale miglior modo di festeggiare la vittoria?- disse Dylan entrando nella stanza, seguito da tutti gli altri.
-Fanno così tutte le volte?- chiese Millie sottovoce ad Alex.
-No, sta sera a quanto pare vogliono darci fastidio-
Alla fine, rinunciammo al film, e ci sedemmo tutti in cerchio a terra. Andrew si sedette accanto ad Alex, Shawn accanto a Rose, Paul accanto a Faith e Austin, e Dylan sul letto di Alex, di fronte a me.
-Proponete un gioco che non sia come sempre obbligo o verità- disse.
Austin, come risposta, disse:
-Dylan, obbligo o verità?-
-La tua ossessione per questo gioco è insana- commentò Carly.
-Lo so, amore- le rispose. Lei lo guardò male.
-Sul serio, cambiamo gioco- disse poi Shawn.
-Facciamo non ho mai- propose Paul, circondando le spalle di Faith con un braccio.
Lei era palesemente a disagio.
-Chi ha fatto qualcosa, deve fare un obbligo- aggiunse, e poi iniziò.
-Non sono mai stato rifiutato da una ragazza- disse. Mi venne quasi da ridere. Shawn disse:
-Ahia, questa fa male- alzando una mano. Rose distolse lo sguardo. Austin sembrò capire.
-Ho un'idea per l'obbligo- disse.
-E sarebbe?- chiese Shawn.
-Bacia la ragazza che ti ha rifiutato-
-Cosa?- chiesero lui e Rose in contemporanea.
-Ahia, ecco perché fa male- disse Paul, realizzando solo in quel momento cosa stesse succedendo.
Shawn guardò Rose.
-È solo un obbligo- disse lei infine. Lui annuì, e poi si avvicinò a lei. Esitò un attimo, e poi la baciò.
-Ohhhh- fecero tutti i ragazzi.
-Siete degli idioti- commentai.
-Ora è il mio turno. Non ho mai tradito- disse poi.
-È una vendetta o cosa?- chiese Rose incrociando le braccia.
-Si, ma non per te- rispose.
-Mea culpa- disse Paul.
-Chi lo ha fatto deve baciare la persona con cui ha tradito- aggiunse Shawn.
-Questo invece è un modo per ottenere un altro bacio? Perché sicuramente non posso andare nella stanza di Dennis e baciarlo- disse la rossa.
-Ripeto: non è per te- ribatté Shawn. La situazione era diventata abbastanza tesa.
-Non so se vale proprio come tradimento- disse Paul guardando Faith, che distolse lo sguardo. Millie era chiaramente confusa.
-Non importa, io non ti bacio- disse Faith.
-Andiamo, anche Rose è fidanzata, ma ha comunque baciato Shawn- insistette Austin.
-Ha avuto la possibilità di scegliere, in ogni caso. Poteva rifiutarsi, e come avrebbe potuto lei, lo faccio ora io. Non bacerò il ragazzo di una mia amica- concluse fissando Paul negli occhi, forse dimenticandosi di star praticamente dando spettacolo. Dopodiché, si girò dall'altra parte e si spostò più in là rispetto al ragazzo.
-È di nuovo il mio turno. Non ho mai baciato qualcuno che non conoscevo- disse lui.
-Cazzo- commentai io.
-Il bacio ad Halloween di quando ero in seconda media vale? Era ad obbligo o verità- dissi.
-Si, vale- rispose Paul.
-Beh, sappiate che non ho intenzione di baciare qualcuno per obbligo sta volta- aggiunsi.
-Già, meglio da ubriaca- disse Dylan, che intanto mi stava guardando. Gli lanciai un'occhiataccia, trattenendomi dal sorridere.
Paul vide la tensione che si era creata tra me e lui, quindi disse:
-Non devi baciare nessuno. Fai uno scherzo telefonico-
-Chi risponderebbe ad un numero privato a quest'ora?- chiesi.
-È venerdì sera, siamo letteralmente gli unici in dormitorio- rispose Austin.
-A chi devo farlo?- chiesi.
-Chiunque, anche qualcuno a New York- rispose Paul. Mi venne un'idea. Presi il telefono e digitai un numero che ormai non chiamavo da tempo.
Quando rispose, la voce della mia ex migliore amica Emily disse:
-Chi parla?-
In sotto fondo sentii della musica, doveva essere ad una festa.
Rimasi qualche secondo in silenzio, poi sussurrai:
-Vieni fuori. Dobbiamo parlarti-
Detto questo staccai.
Tutti mi guardarono allibiti, e io, per alleggerire il tutto, scoppiai a ridere. Avendo una risata abbastanza strana e contagiosa, tutte le mie amiche mi seguirono a ruota. Continuammo a giocare fino alle due, poi decidemmo di andare a dormire. Prendemmo dalla stanza di Carly, Diana e Rose i materassi dei letti, i cuscini e le coperte, li mettemmo a terra nella nostra stanza e lì si sistemarono loro tre e Millie. Tutto intorno, si misero i ragazzi nei sacchi a pelo. Spegnemmo le luci, e ci coricammo. Mi accorsi che nel sacco a pelo accanto al mio letto si era sistemato Dylan, e rimasi un po' a guardarlo. Non avendo abbassato la serranda della finestra, la luce che entrava nella stanza mi permetteva di riconoscerne ogni lineamento. Come al solito era praticamente perfetto, con i capelli biondi in disordine e le labbra leggermente schiuse. Dopo un po', tutti sembravano essersi addormentati, tutto era immobile, ma io non riuscivo a dormire. Forse lo scherzo era stato pesante. Avevo detto al telefono esattamente ciò che Emily mi aveva scritto nel messaggio la notte dell'incidente, e la mia mente stava di nuovo vagando per cercare un qualsiasi collegamento. L'unica cosa che riusciva a riportarmi indietro nella realtà era Dylan lì davanti a me, quindi ripresi a guardarlo. Era tutto silenzioso e pacifico, finché lui non aprì gli occhi e disse:
-Sei giusto un po' inquietante, lo sai?- io distolsi lo sguardo.
-Scusa, non stavo fissando te. Stavo pensando- risposi sottovoce, mentendo solo per metà. Fortunatamente tutti stavano dormendo.
Lui si tirò su a sedere, e si sistemò i capelli con una mano.
-A cosa pensi?- mi chiese, piano.
-Allo scherzo telefonico. Ho chiamato Emily Harris-
Corrugò la fronte.
-Cosa?- chiese.
-Ciò che ho detto...- dissi, ma poi mi bloccai. Lui uscì dal sacco a pelo e si sedette sul mio letto. Io mi tirai su.
-La sera dell'incidente Emily mi ha mandato un messaggio con scritto "vieni fuori, io e Jenna dobbiamo parlarti". Sono uscita fuori, e da lì non ricordo altro- gli raccontai.
-E pensi che lei e Jennifer possano essere coinvolte?- chiese.
-Non lo so, può darsi- risposi. Rimanemmo in silenzio, finché io non chiesi.
-Resteresti qui?-
La mia voce parlò senza il consenso del cervello. Lui si girò verso di me.
-Intendo... Non a terra, ma qui con me. E non sono ubriaca- dissi. Lui sorrise per l'ultima affermazione, e poi annuì. Io gli feci spazio con il cuore a mille, e lui si sistemò sotto le coperte. Allungò le braccia verso di me, e io mi avvicinai a lui. Poggiai la testa sul suo petto, e lui mi strinse a se poggiandomi il mento sopra essa. Il suo corpo era caldo e profumava di buono. Lui prese a giocare con i miei capelli, e in poco riuscii ad addormentarmi, chiedendomi cosa potesse essere più perfetto di quel momento.

Lost in my memory [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora