45. Partenza

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Quando la mattina dopo mi risvegliai, ci misi qualche secondo a realizzare di essere in una classe.
Dylan mi teneva ancora stretta con un braccio.
La mia schiena aderiva perfettamente al suo petto, e il suo respiro mi solleticava leggermente il collo.
Piano, cercando di non farlo svegliare, mi girai verso di lui. Sistemai la testa nell'incavo del suo collo, e provai a riaddormentarmi, lasciando che il calore del suo corpo mi riscaldasse.
Non ne avrei mai avuto abbastanza di risvegli del genere.
Se solo avessi capito prima ciò che provavo, ci saremmo risparmiati tutti quei litigi inutili, che però, nonostante tutto, ne erano valsi la pena.
Ci avrei litigato altre mille volte pur di potermi risvegliare un'altra volta al suo fianco.
Guardai l'orologio appeso sul muro della classe.
Erano le dieci.
Sgranai gli occhi, e realizzai che da lì a poco più di un'ora sarei dovuta essere su un aereo diretto a New York.
Provai ad alzarmi senza svegliare Dylan, ma non appena mi liberai dalla sua presa mormorò qualcosa e aprì gli occhi.
-Dove vai?- mi chiese con la voce impastata.
-Sono le dieci, tra poco devo andare a casa dei miei. Alle undici e mezza partiamo per New York- gli dissi sottovoce, per non svegliare gli altri.
-E te ne stavi andando senza salutare?- chiese tirandosi su a sedere.
Sentii Faith agitarsi nel sonno, poco distante da noi.
-Che succede?- chiese.
Accanto a lei, vidi Alex e Alice tirarsi su.
-Succede che è tardissimo e non me ne sono resa conto- risposi.
-Oh ma vi state zitti?- si lamentò Austin da qualche parte nella classe.
-Usciamo- mi disse Dylan, e io annuii.
Fuori dalla scuola, ci separammo per andare nei rispettivi dormitori a darci una sistemata.
Feci una doccia veloce senza capelli, indossai dei vestiti puliti e misi solo il mascara.
Dopodiché presi il telefono e chiamai Hannah.
-Ah, ma allora sei viva. È da un'ora che provo a chiamarti- rispose lei.
-Ho dormito a scuola, ho dimenticato di mettere la sveglia- le spiegai.
-Comunque, ancora non sono pronta. Quando finisco di prepararmi ti chiamo così andiamo a casa. Ah, e già che ci sei, chiedi un passaggio a Dylan dato che vi siete fidanzati e non mi hai detto niente- disse.
-Va bene, a dopo-
Staccai la chiamata.
Sentii bussare alla porta.
Doveva essere Dylan.
-Un attimo- dissi, e presi di nuovo il telefono.
Mandai un messaggio ad Alex e Faith sul nostro gruppo.
"Sono con Dylan, non entrate in stanza" scrissi, e andai ad aprire.
-Mia sorella non è ancora pronta per andare, quindi devo aspettarla- dissi.
-Buono a sapersi- rispose lui, e mi baciò, chiudendosi la porta alle spalle.
Io mi misi sulle punte, e gli circondai il collo con le braccia.
Lui mi prese in braccio, e, senza smettere di baciarmi, andò verso il letto.
-Attento a non sbattere la testa con il letto di Faith...- dissi un secondo prima che lo facesse.
Scoppiai a ridere, ripoggiando i piedi a terra.
-Non potevi prendere il letto singolo?- disse lui toccando il punto in cui aveva sbattuto.
-No, meglio sotto- risposi.
-Mh, affermazione interessante- disse lui sedendosi sul letto, e io mi resi conto solo in quel momento di ciò che avevo detto.
Gli diedi uno schiaffetto sulla spalla.
-Sei un cretino- dissi, sistemandomi a cavalcioni sulle sue gambe.
Mi ribaciò.
Gli presi il viso tra le mani, e lui fece scivolare una mano sotto l'orlo del maglione.
Con l'altra, mi spostò capelli da un lato liberando il collo, e posò le sue labbra su esso, dandomi i brividi.
Riprese a baciarmi, e io lo spinsi leggermente per farlo stendere sul letto.
Lui mi assecondò, appoggiando il busto sui cuscini, senza smettere di baciarmi.
Senza pensarci, le mie mani andarono all'orlo della sua felpa.
Se non fosse stato pieno inverno, non avrei esitato a togliergliela.
Come se stesse leggendo i miei pensieri, mi fece allontanare un attimo per sfilarsela.
-Non fa poi così freddo- disse, e mi ribaciò.
Mi attirò più vicina a sé prendendomi dalle cosce, ed io presi a baciargli il collo, passando le mani lungo il suo petto.
Lui respirò a fondo facendo salire una mano sotto l'orlo del maglione, e riprendendo a baciarmi.
Mi fece girare in modo da essere sopra di me, e si chinò nuovamente a baciarmi.
E ovviamente il telefono squillò in quel momento.
Sbuffai.
-Scusa, è mia sorella- dissi alzandomi e andando a prenderlo.
-Sono nel parcheggio, com'è che la decappottabile rossa del tuo ragazzo è vuota?- disse Hannah appena risposi.
-Aspetta lì, due minuti e sono sotto- dissi.
-Sbrigati- disse Hannah, e staccò.
Dylan si era alzato, e mi stava guardando.
-Devi proprio andarci a New York?- chiese prendendomi le mani e intrecciando le sue dita con le mie.
-Sì, a meno che non voglio farmi uccidere da mia sorella- risposi.
Mise il broncio.
Non potei fare a meno di sorridere.
-E se ti facessi perdere l'aereo?- disse, per poi darmi un piccolo bacio sulle labbra.
-A mia sorella si aggiungerebbero i miei genitori- risposi ridacchiando, e dandogli un altro bacio.
-Mi puoi accompagnare a casa?- gli chiesi.
Lui annuì, io presi la valigia e misi le scarpe.
Si rimise la maglietta, e andammo verso la porta.
Uscimmo fuori, e chiamai Faith.
-Miley- rispose.
-Me ne devo andare, tra poco l'aereo parte. Venite al parcheggio così vi saluto tutti?- dissi.
-Sì, arriviamo-
Staccai, e andammo al parcheggio.
Poco dopo arrivarono tutti gli altri.
Subito Alex e Faith corsero verso di me per abbracciarmi.
-Mi mancherete tantissimo- dissi stringendole.
-Sembra stia partendo per la guerra- disse Alice.
Io risi, e abbracciai anche lei.
Mia sorella, appoggiata all'auto di Dylan, sbuffò.
Salutai tutti gli altri, e salimmo in auto.
-Quindi ora saresti mio cognato- disse mia sorella a Dylan.
Lui rise, e mise in moto.
Rimasi qualche secondo a guardarlo, e mia sorella, per evitare l'imbarazzo, prese il telefono.
Lui incrociò il mio sguardo, e mi sorrise.
La faccia imbarazzata di Hannah era esilarante.
Arrivati a casa mia, vedemmo subito i miei genitori fuori da essa.
-Dylan, menomale che ci sei tu, o avremmo perso l'aereo ad aspettare i comodi di queste due- disse subito mia madre.
-Già, Miley è lentissima a prepararsi- rispose lui.
Lo guardai male, lui trattenne una risata.
Scendemmo dalla macchina, e, mentre mio padre caricava in macchina le valigie, io e Dylan ci mettemmo in disparte.
Aveva un'espressione strana.
-Ehi, che succede?- gli chiesi.
Lui mi prese in vita, e mi baciò.
Fu un bacio lungo e lento, che sembrava più un bacio d'addio di un bacio da "ci vediamo tra due settimane".
Quando ci staccammo, rimanemmo un attimo a guardarci negli occhi.
Poi ci abbracciammo.
Io chiusi gli occhi, lui con la testa china sulla mia spalla, dove mi lasciò un bacio.
-Dai andiamo- sentii dire da mio padre.
Ci allontanammo.
Sorrideva, ma era un sorriso triste.
-Ci vediamo tra due settimane- dissi.
Lui annuì.
Ci baciammo un'ultima volta, dopodiché andai verso la macchina dei miei, e ci salii.
Mio padre mise in moto, e quando partì mi girai a guardare Dylan, ancora fermo dove l'avevo lasciato.
Quando scomparve dalla mia visuale, mi girai di nuovo.
-Sai che state proprio bene insieme?- disse mia madre.
Mio padre, come al solito, fece finta di non aver sentito né visto nulla.
Io sorrisi.
-Con lui sto benissimo- dissi.
-Sono contenta che vi siate fidanzati. Almeno ho la certezza che sia un bravo ragazzo, e si capisce che è innamorato di te- continuò lei.
-Credi sia veramente innamorato?- chiesi.
-Si vede dal modo in cui ti guarda. Certe cose si possono percepire- rispose.
Mi morsi un labbro.
Sperai con tutto il cuore che avesse ragione.
Perché, con tutto il cuore, io ero innamorata di lui.
-Possiamo cambiare argomento?- disse mio padre-
Io risi.
Hannah, intanto, si era addormentata sul sedile.
-Devi ancora presentarmi le tue amiche- disse mia madre.
-Appena torniamo qui, prima che ricominci la scuola, le invito a casa e te le presento. Sono fantastiche, e siamo tutte molto unite- risposi.
Arrivati all'aeroporto, mi accorsi di avere ancora più ansia di quando ero partita per San Francisco.
Mi sembrava di star guardando un film all'inverso, e sentii un nodo alla gola.
Salimmo sull'aereo.
Di nuovo, mi sedetti dal lato del finestrino, con accanto mia sorella.
"Attenzione, il volo per New York partirà tra cinque minuti. Si prega di mettere i dispositivi mobili in modalità aereo per evitare interferenze" disse una voce proveniente dagli altoparlanti.
Ripeté la stessa frase in altre lingue.
Prima di mettere la modalità aereo, mandai sul gruppo con tutte le ragazze una foto.
Ci sentiamo tra sei ore, mi mancate già
scrissi poi.
Dopodiché misi la modalità aereo, e presi dalla borsa gli auricolari, facendo partire la playlist con le canzoni di Ed Sheeran.
Una volta che l'aereo decollò, decisi di recuperare il sonno perso quella notte, e provai ad addormentarmi.
L'ansia, però, lo rese abbastanza difficile.
Per un po' rimasi semplicemente con gli occhi chiusi, cercando di trovare una posizione comoda.
Partì friends, e quando sentii la frase "friends just sleep in another bed" sorrisi, pensando a Faith che diceva "ricorda le parole del vecchio saggio".
Questa canzone fece lentamente sciogliere il nodo che avevo alla gola, e alla fine riuscii ad addormentarmi.
Mi svegliai quando mancava solo un'ora all'arrivo, e decisi di guardare le puntate di Chiamatemi Anna che mia sorella aveva scaricato sul suo tablet insieme a lei.
Ero così impegnata ad ammirare la bellezza di Lucas Zumann che quasi non mi accorsi della voce che disse:
"Attenzione, l'aereo atterrerà a New York tra dieci minuti".
Riecco l'ansia.
-Proprio ora che manca solo una puntata- si lamentò Hannah.
-Se non fanno la quarta stagione vado fino in Canada a protestare- dissi io.
Continuammo a parlare della serie, e tra un insulto rivolto ad Anna e Gilbert e l'altro arrivammo a New York.
Posammo il tablet.
Non avevo mai sofferto di mal d'aereo, ma in quel momento mi sentivo lo stomaco completamente capovolto, nonostante non avessi mangiato nulla da quella mattina.
Non appena scesi dall'aereo congelai per il freddo.
Dopo essermi abituata al clima mite anche d'inverno di San Francisco, tornare a New York dove nevicava fu abbastanza traumatico.
Non riuscivo a credere di essere di nuovo lì.

Lost in my memory [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora