Tredici

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Nella mia breve vita una cosa l'ho compresa, mai fare promesse. Per quanto si possa pianificare la propria vita e avere certi ideali, ciò che il destino ci riserva può essere imprevedibile, è imprevedibile, per questo non bisogna mai promettere niente a nessuno, perché con grande probabilità questa verrà infranta da cause di forza maggiore.

Quella sera però mi sentii di dover rassicurare Liam e me stessa, così, per ironia della sorte, infransi l'unica promessa che mi ero fatta, ovvero quella di non fare promesse.

Da quella sera è passata una settimana, il tempo impiegato a casa mia lo avevo passato mostrando la città a Liam e fargli fare conoscenza con mia madre. I due andarono subito, fin dal primo giorno, molto d'accordo, hanno riso, Liam ha aiutato mia madre sia in casa che in cucina. Queste piccole scene e questa affinità tra loro mi rese molto contenta, il fatto che Liam piaccia a mia madre sicuramente mi rende più semplice immaginare un futuro insieme.
Successivamente, il mercoledì Liam tornò a Londra e io con lui per prendere alcuni effetti personali, dato che ho pianificato di rimanere nel Cheshire ancora per un po'.

Il ritorno a Londra fu molto tranquillo, rimasi lì sono per tre giorni, il tempo di prendere alcune cose e salutare qualche amico.
Fui molto contenta soprattutto di rivedere Clare e Jen, alle quali raccontai tutto ciò che successe, omisi però anche a loro lo stesso dettaglio che non avevo rivelato a Liam, ovvero il fatto che Harry mi avesse confessato di essere stato innamorato di me, perché ebbi pura che anche  non volendo sarebbe uscito fuori e Liam lo avrebbe scoperto.

"Te l'ho detto che avreste risolto." Fu il commento di Jen con un sorriso a trentadue denti. Io avrei voluto dirle che è più complicato di così, ma lasciali stare perché sembrava davvero contenta per me.

L'ultima sera prima di partire per tornare a Holmes Chapel parlai con Clare dell'incubo avuto notti fa, lei mi rassicurò dicendomi che sarà stato solo allo stress dovuto a tutto ciò che stava accadendo. Io le credetti e mi tranquillizzai.

"La casa è un po' vuota senza di te." Ammise poi.

"Clare, in due in cucina ci scontriamo, come può mancarti una cosa del genere." Lascia scivolare una risata dalle mie labbra, nell'intento di sdrammatizzare un po' il momento. Anche se erano passate solo due settimana dal mio ritorno a casa, Clare mi era mancata, ho vissuto con lei per quasi tre anni, ha fatto parte della mia routine giornaliera e soprattutto è diventata casa per me.

La mattina seguente Liam aveva tirocinio, così io andai alla stazione da sola. Prendere il treno mi è sempre piaciuto, guardare fuori dal finestrino le città passare e immaginarmi chi possano essere le persone accanto a me o in quelle città.

Ognuno ha una storia da raccontare e io fin da piccola mi sono sempre chiesta quale fosse la storia di ogni persona che incontrassi, quando però non potevo conoscerla, per ovvie ragioni, allora mi piaceva crearne una nella mia testa. Tutto ciò lo avevo fatto anche durante quel viaggio, concentrandomi però su un'unica donna, che ormai doveva essere nonna a guardarla o, così immaginai.

"Ti ho chiesto se mi passi il pane. Ti senti bene?" La voce di Gemma mi riporto sulla scena. È domenica e da quanto ho appreso, il pranzo domenicale con gli Styles è diventato una tradizione, per questo adesso ci troviamo tutti riuniti nella cucina di casa mia.

Dopo ver sentito le parole di Gem alzai il capo, che fino a quel momento avevo tenuto fisso sul cibo, in realtà ero semplicemente immersa nei miei pensieri, e osservai prima lei e poi Harry quando compresi che stava parlando con lui.
Il ragazzo non risponde alla sorella, si affretta a passarle il pane e poi, come se non ci fosse nulla di più importante, si volta di nuovo e crea un collegamento visivo tra noi. Con i boccoli che gli incorniciano il volto scolpito, mi osserva intensamente, come se cercasse di dirmi qualcosa, come se volesse qualcosa da me, ma le sue due iridi verdi arrestano le mie abilità linguistiche e motorie e io non riesco a far altro se non ammirarlo.

Dio quanto è bello.

Lo dico ad alta voce nella mia testa e non appena lo faccio me ne pento immediatamente. Cosa sto facendo? Quei due occhi mi stanno portando via la lucidità e forse anche quella del ragazzo, perché improvvisamente scuote la testa, come per cacciare via anche lui dei pensieri dalla sua di testa.

Torno a stare attenta a ciò che succede intorno a me non appena gemma parla nuovamente; mi chiede quando Liam tornerà e io le dico la verità, che non so quando lui potrà venire qua perché a Londra fa tirocinio.

"Mi è dispiaciuto non averlo conosciuto" commenta Anne, ma nessuno dice niente, perché mia madre prende parola, portando l'attenzione su di se.

"Harry, come sta Charlie ?" Chi é Charlie ? Mi viene spontaneo chiedere, sempre e solo nella mia testa, dove chiaramente non riceverò nessuna risposta.

"Sta bene, il braccio dovrebbe guarire presto." Sul viso del ragazzo di fronte a me si crea un piccolo sorriso, forse contento che questo Charlie stia guarendo, o semplicemente felice di aver pensato a questa persona.

Da quando sono tornata sembra che ci siano molti volti nuovi in città, mi basta pensare a tutti i nuovi amici di Kate, sono tutti nuovi, nomi mai sentiti. Che fine hanno fatto George, Quinn, Micheal ? Chi é Charlie e quel bambino che due settimane fa era proprio seduto a questa tavola? Non riesco a non pensare a quella piccola figura, mi chiedo chi sia e soprattutto che tipo di legame abbia con Harry, sarà mai suo figlio?

Risposte a queste domande non ne ho però, perché non le pongo a nessuno.

Quando i piatti sono vuoti e anche l'ultimo biscotto e stato mangiato, aiuto mia madre, insieme ad Anne, a sparecchiare la tavola e lavare i piatti. Non riesco comunque a finire perché vengo caccia via dalla cucina con queste parole "ci pensiamo noi qua, vai fuori con i ragazzi". Inizialmente intrapresi quelle parole solo come gentilezza, poi compresi che volevano che parlassi con Harry e ne ebbi di più la conferma quando, dopo pochi minuti che ero distesa fuori Gemma è rientra in casa, lasciando me e Harry da soli.

"È strano essere qua." Coricata su una sdraio blu, lascio che i raggi solari riscaldino il mio corpo, mentre il ragazzo due Dario lontano da me fa la medesima cosa.

Quando eravamo piccoli erano le nostre madri a coricarsi dove siamo noi, mentre noi gironzolavamo per la casa, o giocavamo con il tubo d'acqua in giardino. Di anni d'allora ne ne sono passati e ora, che mi ritrovo in questo luogo, con questa compagnia, tutto mi sembra ancora non casa.

Ormai sono passate tre settimane da quando sono tornata nel Cheshire, settimane nelle quali ho provato a trovare di nuovo un legame con questo posto, ma ancora non ci sono riuscita. Fa ancora strano svegliarsi la mattina in quella che dovrebbe essere la mia stanza e fa ancora più strano stare qui sdraiata con accanto un ragazzo che una volta era il mio migliore amico, mentre ora non so più chi sia; tutto ciò non mi fa sentire a casa, in famiglia.

"Ti abituerai, sempre se vorrai rimanere." Le parole di Harry mi colpirono abbastanza da provocare un leggero fastidio in me. Capii che la sua risposta fu troppo spontanea, questo però mi fece anche pensare che, nonostante credevo che, l'astio lo avesse messo da parte nei miei confronti, così non era, quindi la strada per un qualsiasi tipo di sano rapporto tra di noi poteva essere ancora esclusa.

"Non posso lasciare mia madre di nuovo."

"L'hai già fatto una volta, cosa ti impedisce di farlo ancora?"

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Questo capitolo è corto corto, ma volevo rendervi un po' partecipi anche del ritorno a londra.
Dato però che è corto, potrei pubblicare oggi stesso quello successivo, che dite?

Sul mio profilo, nella bio, trovate il link per la playlist che ho creato per la storia.

Grazie per aver letto, lasciate un commento e una 🌟se vi è piaciuto o solo per farmi sapere cosa ne pensate, se ci dovessero essere errori fatemelo notare senza problemi. 🍓

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