Ventiquattro

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Il discorso nella mia mente era pronto, parole, virgole, accenti e punti tutti  erano nella giusta posizione. Conoscevo le frasi a memoria ormai, nella mia testa mi ero immaginata tante volte il momento in cui le avrei pronunciate e come sempre diversi scenari mi si erano aperti davanti. Nessuno di quei scenari vedeva Liam non soffrire, in tutti io ero la cattiva ragazza e lui il ragazzo ferito. Tutto vero.

Il discorso però lo avevo preparato e volevo recitarlo, perché forse sentire come mi sentivo avrebbe aiutato. Avevo deciso che prima che tornasse a Londra, la mattina, gli avrei parlato. Mi sono detta, mi sono obbligata, a mettere me stessa insieme e ad ammettere che io e Harry non siamo amici e Liam doveva saperlo.
Dovevo essere io a parlare quella mattina però, avrei dovuto fare il mio discorso e forse ora
sarebbe stato diverso se me lo avesse lasciato fare.

La macchina era parcheggiata, noi eravamo al di fuori di essa. Liam aveva appena tirato fuori la valigia dal portabagagli, io mi ero appena appoggiata all'auto.
Da giorni l'aria era diversa tra noi due, fingevamo entrambi; io perché sapevo cosa avrei dovuto fare a breve, lui perché sapeva cosa avrei dovuto fare a breve.
Lo sapevamo entrambi, io lo avevo capito e lui lo aveva capito prima di me.

Quella mattina comunque mi aspettavo di fare il mio discorso, poggiata sulla macchina ero pronta a parlare, Liam aveva appena tirato su il manico del trolley e io avevo preso un respiro profondo.
Le parole c'erano tutte, non le avevo dimenticate stranamente, infatti stavo per cantarle tutte, ma non ci riuscii.

"Va bene così." "Va bene così Beth, lo so, l'ho capito." Volevo fare il mio discorso, ma le parole non uscirono più dopo quelle del ragazzo, me le ricordavo ancora, solo che non riuscivo a dirle.

"Spero sia la volta buona per voi due." Aggiunse.

Non so se volevo che andasse così. Non lo so, forse avevo bisogno ancora di tempo con lui, probabilmente. Non mi ero immaginata questo, non credevo che mi sarei ritrovata a dubitare sulla mia scelta. Non lo credevo perché sarebbe stata una mia scelta comunque fosse andata se avessi recitato il mio discorso, ma non è stato così e io non ho detto nulla.

Ad una settimana dall'accaduto mi chiedo se devo tornare a Londra per parlare con Liam, voglio lui o il mio migliore amico indietro?
Non appena il treno di Liam è partito ho iniziato a piangere, per riuscire a placare il dolore che provo solo qualche giorno dopo. Sono state le lacrime che scendevano copiose sul mio viso e il terribile dolore allo stomaco a creare innumerevoli dubbi in me. Perché soffrivo così se non lo amavo? Forse mi ero sbagliata, forse dovevo solo darci del tempo.

"Torno a Londra." Ho detto poi una sera tra le lacrime. Non l'ho fatto, perché non appena ho pensato di andarmene la figura di Harry mi si è palesata davanti e il cuore mi si è stretto sempre più. Se me ne vado ferisco anche lui, mi sono detta. Non potevo permettermelo, quindi sono rimasta. Era forse il secondo giorno da quando io e Liam ci siamo lasciati.

Il terzo giorno, dopo aver cacciato mia madre dalla stanza, aver pianto tra le braccia di Kate, la porta della camera si aprí, era Harry, aveva una vaschetta di gelato tra le mani.

"Lo mangi ancora anche d'inverno?" Mi chiese. Io annuii e lui si sedette accanto a me. Restammo in silenzio, uno accanto all'altro, a mangiare gelato. Lo abbiamo fatto quel giorno, come il giorno dopo e quello dopo ancora. Tanti sguardi, poche parole, come facciamo noi.

Oggi non sono più nella mia camera, Harry mi ha portata con se da Charlie, abbiamo giocato con lui e lo abbiamo aiutato a fare i compiti. Quando lo abbiamo salutato ho immaginato che mi avrebbe accompagnata a casa, invece siamo andati in un locale vicino per cenare.

"Queste patatine sono ancora le migliori di tutta la città." Le dita di Harry prelevano più patatine dal piatto per poi portarle alla bocca, mentre lo sguardo è su di me.

Years · h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora