Capitolo 4

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L'ansia mi stava letteralmente divorando, mentre ti attendevo seduta su quella panchina.

Quel giorno era tutto un po' sbiadito: si sentiva nell'aria l'arrivo dell'autunno.

Il cielo era grigio e per la prima volta lo trovai completamente in contrapposizione al mio animo che, in modo inusuale, stava splendendo di luce propria.

Tenevo stretto tra le dita il mio telefono, nel caso in cui tu mi avresti scritto ancora.

Nelle ore prima avevo pensato a quanto fosse stato stupido accettare il tuo invito, ciò nonostante mi ero ritrovata comunque lì.

Fino all'ultimo mantenni la convinzione di aver compiuto un errore, ma quando ti vidi camminare in modo deciso verso di me, come quel primo giorno, tutto scomparve.

Ero sicura che ogni tua singola cellula fosse pregna di sicurezza; un aspetto in cui io peccavo.

D'altronde come potevi non credere in te stesso? Eri così bello che il mondo ti aveva spalancato ogni porta.

Ti invidiavo per questo. Avrei voluto avere la tua stessa fortuna.

Le tue iridi marroni si scontrarono con le mie, fermando il mio flusso sconnesso di pensieri.

Vidi di nuovo quel guizzo sprezzante e ti sorrisi, in fondo già allora sapevo non potessi essere odiato.

«Ciao»

Era soltanto una parola, però detta dalle tue labbra mi era sembrata molto di più.

«Ciao»

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