Capitolo 39

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"Mi dispiace.
Sto tornando a casa"

Te lo scrissi con le dita tremanti e gli occhi pieni di lacrime.

Negli ultimi giorni avevi iniziato anche a presentarti a casa mia, ma farti entrare sarebbe stato troppo straziante. Suonavi in continuo al campanello e mi sussurravi parole tra i singhiozzi, mentre attendevi fuori dalla porta.

Credo avessi capito fossi in casa, infatti spesso provavi a scusarti per quello che era avvenuto e anche se volevo con tutta me stessa aprire quella porta e cullarti tra le mie braccia, riuscì sempre a fermarmi in tempo.

Una volta avevo pensato di risponderti e dirti che ormai era troppo tardi, ma le parole mi si bloccavano nella testa quando immaginavo cosa avresti potuto fare.

Alla fine riuscì solo a scriverti quelle insulse scuse per messaggio, prima di crollare inerte sul mio letto. La valigia rimasta aperta giaceva a pochi passi da me.

Dovevo partire, per sempre. La sola idea mi faceva rivoltare lo stomaco, ma era sapere di doverti lasciare la sofferenza più grande.

Tutto quello era ingiusto: tu non meritavi di soffrire così.

Scriverti quelle due parole e poi scomparire; era un'azione veramente codarda, ma che altro avrei potuto fare?

Non potevo guardarti di nuovo negli occhi e vedere le nostre anime sgretolarsi ancora.

Ti avevo già ferito abbastanza una volta, perché continuavo a farlo?

Tutte le mie regole, che avevo costruito con tanto impegno, erano state distrutte con la forza di un sorriso. Mi pentì con tutta me stessa di non averle rispettate: ora quelle macerie ci avrebbero schiacciato fino a consumarci del tutto.

Avevo portato solo ferite nella tua vita e purtroppo ne ero anche fin troppo consapevole.

Speravo con tutta me stessa che avresti iniziato a odiarmi, era un po' egoistico pensarlo, ma almeno avrei continuato a occupare una piccola parte dei tuoi pensieri.

Mi eri entrato sotto la pelle e saresti rimasto lì come un tatuaggio, a ricordo di ciò che non avremmo mai potuto avere.

Ti amavo davvero, con tutta me stessa.

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