Capitolo 36

102 11 0
                                    

Eri tornato da due giorni e sapevo quanto mi volessi vedere, tutti i tuoi messaggi ne erano la prova. Mi stupì di come le mie scuse stupide e banali ti avessero fermato dal spuntare di fronte alla mia porta, sentivo però che presto sarebbe successo e io avevo ancora come un quadro di Picasso nella mente.

Quella foto era stata solo il punto di rottura di tutto. Avevo capito fosse stata scattata molto tempo prima del nostro incontro (il tuo volto ostentava ancora dei lineamenti più fanciulleschi), però sapere di essere stata un rimpiazzo per te mi aveva proprio distrutto.

Pensavo di essere speciale eppure, da quello che avevo appreso negli ultimi giorni, ero stata solo una tra le tante con cui avevi provato a colmare il vuoto lasciato da qualcun altro.

Non mi piaceva arrivare a conclusioni affrettate e sapevo di doverti parlare, ma non riuscivo neppure a trovare il coraggio per farlo. Mi sentivo tradita: io ti avevo aperto il mio cuore, raccontandoti anche qualcosa di estremamente personale; mentre tu avevi tenuto tutti i tuoi segreti per te, dimostrandomi di non avere fiducia in me.

Iniziai però a trovare il lato positivo di quella situazione: almeno avrei avuto un motivo per sparire del tutto dalla tua vita. Non ero riuscita a trovare neanche uno straccio di lavoro e, oramai, andarmene era l'unica prospettiva che mi era rimasta.

La Corea alla fine mi aveva lasciato solo delle ferite enormi, e stranamente non ne ero stupita: sin da subito ero consapevole sarei ritornata dalla mia famiglia. Avevo mentito a lungo a me stessa, fingendo di poter resistere, ma essere un fallimento era una cosa a cui ero stata abituata da sempre; era ovvio perciò che anche quell'esperienza si sarebbe solo sommata alle altre. Quei giorni sarebbero stati solo un ricordo a cui poi da anziana avrei ripensato con rimpianto, ma c'era qualcosa per cui non ne avevo?

Mi ero arresa? Sì, d'altronde lo facevo sempre.

Rules - FondnessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora