Capitolo 12

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Fu dura abituarsi alla tua mancanza.

Non ricevetti più un tuo messaggio, non più una chiamata, non più un invito.

E ti potevo capire.

Ti avevo spezzato il cuore, quando tu avevi deciso così imprudentemente di donarmelo.

I giorni seguenti furono come un inferno sceso in terra.

Tornavo a casa sull'orlo di una crisi nervosa e mi afflosciavo sul letto, irrimediabilmente a pezzi.

Ma quella era una mia condizione irreversibile, perché io mi ero auto indotta a quello stato.

Quella sera al parco avevo deciso io di condurre in quel modo la mia vita.

Ebbi molto tempo per rifletterci e non sai quante volte mi maledissi eppure non tornai indietro.

Fu dura, ma strinsi i denti e ritornai alla monotonia delle mie giornate.

Andavo avanti con la convinzione che seguendo il mio cuore ci saremmo solo distrutti completamente.

L'unico pensiero che mi consolava, ancora una volta, eri tu. L'idea che potessi essere felice mi alleggeriva un po' l'animo, ma la mia era l'ennesima illusione, un'idea creata per la mia anima egoista e fragile.

Io immaginavo solo lo stato in cui trovavi o in cui ti saresti potuto trovare a breve, non sapevo certo come fossi riuscito a dimenticarmi.
O se ne fossi stato in grado.

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