Capitolo 21

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Suonasti il campanello e dopo mi regalasti il tuo sorriso più raggiante. Mi sentivo veramente fuori luogo, ma mi imposi di rimanere a ogni costo.

In poco tempo la porta venne aperta e si presentò di fronte a noi un ragazzo dai capelli castani e la carnagione olivastra.

«Kookie!» esclamò mostrando le sue adorabili fossette. Sentendo quel soprannome, mi ripromisi di utilizzarlo anche io. «E tu sei Misun, vero?» continuò, concentrando la sua attenzione su di me.

«Hyung, ecco...» non avesti il tempo di completare che subito una frase si sovrappose alla sua.

«Eh, sono già arrivati?» chiese un ragazzo dai capelli rossi, spuntando dal corridoio che si intravedeva dietro la figura di fronte a loro.

«Namjoon-ah, pensi di lasciarli ancora per molto sull'uscio della porta?» gridò la voce di qualcuno che non riuscì a scorgere; almeno in quel modo venni a conoscenza del nome del castano che ci aveva aperto la porta.

«Sì, sì» disse quest'ultimo spostandosi di lato per permetterci di accedere all'appartamento «Misun, fai come se fossi a casa tua» mi accolse, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Mi guardai intorno e venni letteralmente catapultata in un caos incredibile.

Il rosso che avevo notato prima stava mangiando di nascosto in cucina, mentre un altro ragazzo dai capelli neri lo rimproverava di non toccare ciò che stava preparando; vicino a loro c'era un altro tuo amico, lui però aveva i capelli bianchi e di tutta quell'allegra comitiva sembrava essere il più tranquillo, dato che si limitava a scrivere sul telefono, incurante di ciò che stesse avvenendo.

Si sentì un tonfo da una delle stanze vicine e poco dopo altri due ragazzi si presentarono di fronte a noi, uno aveva come Namjoon i capelli castani, mentre l'altro sfoggiava un biondo chiarissimo.

«Sono arrivato prima io!» gridò trionfante il castano.

«Non sei corretto Taehyung, mi hai spinto!» protestò l'altro che era arrivato poco dopo di lui.

Ti sentì al mio fianco piegarti leggermente per parlarmi all'orecchio: «Vorrei dirti che non si comportano sempre così, ma mentirei» commentasti, riuscendo a strapparmi un sorriso.

«State fermi!» urlò il tipo dai capelli neri che era ai fornelli: in un attimo tutta la casa cadde in un silenzio tombale. «Finalmente, non se ne poteva più» affermò prima di avvicinarsi a noi.

Gli altri ragazzi ripresero a parlare, usando però un tono di voce più basso.

«Piacere, io sono SeokJin, ma puoi chiamarmi semplicemente Jin» si presentò il moro, facendo un piccolo inchino.
Mi sentì veramente in imbarazzo, ma ricambiai anche io il saluto.

«Io sono Yoongi, ma puoi chiamarmi anche Yoongi oppa» disse il ragazzo rimasto seduto al bancone, ghignando divertito. Tu spostasti la tua mano sulla mia spalla e mi stringesti di più a te, forse eri geloso?

Poco dopo anche gli altri si presentarono e così riuscì a collegare quei volti a dei nomi.

Non sapevo come potesse essere possibile, ma i tuoi amici erano uno più bello dell'altro; certo, facevano un rumore esagerato, ma sembravano molto simpatici.

E se tu eri felice con loro, anche io lo sarei stata.

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