Capitolo 3|| Kiss.

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Come fa a sapere dove abito? È uno stalker?

"Come fai a saperlo?" Gli domando perplessa, ricevendo solo un veloce scambio di sguardi. Ridacchia senza che io ovviamente ne sappia il motivo e fa un mezzo sorriso.

LORENZO'S POV

Oh beh sai è dalla 3 elementare che ti seguo come uno stalker finita la scuola.

"Mi ricordo ancora dove abiti, quando ero piccolo venivo spesso a casa tua." Mento, prendendola per il suo fianco spigoloso e attirandola me sotto l'ombrello. Non parliamo molto nel viaggio di ritorno, più che altro è stato accompagnato una piccola ragazza di nome Beatrice che si stringeva di più a me quando c'era un tuono o un lampo, che poi arrossiva per il gesto oppure cercava di fare finta di niente, fallendo miseramente.

"Uhm, grazie per il passaggio." Mi ringrazia prima i entrare, con le chiavi ancora dentro la serratura, in attesa di un'apertura. Devo trovare un modo per entrare. Uno a caso.

"Posso andare in bagno? Casa mia è distante." Invento la prima scusa che mi passa per la testa, a parer mio patetica ma funzionante dato che mi interrompe prima possa continuare la mia terribile messa in scena.

"Certo." Afferma tranquillamente, mentre finalmente fa scattare la serratura, lasciandomi entrare e dandomi informazioni sulla direzione del bagno. Non sarà così tranquilla per tanto ancora dato che mi piace molto stuzzicarla. Di solito si arrabbia e diventa tutta rossa, oppure se ne va infastidita, stringendo i suoi piccoli pugni lungo i fianchi.

Non mi ricordo in realtà molto della sua casa, bensì da piccolo io ci sia entrato una miriade di volte. Seguo le indicazioni da lei datemi e aspetto un minuto prima di tirare lo sciacquone, facendo finta di aver avuto seriamente bisogno di andare in bagno, e poi esco. Non trovandola in salotto salgo a cercarla al piano di sopra. Sento l'acqua della doccia scrosciare contro il pavimento e realizzo solo in quel momento che si stia facendo una doccia. Fin qua ci posso arrivare anche io. Intanto entro in camera sua, totalmente diversa da come me la ricordavo. È bianca e ha dei mobili verdi acqua, il suo colore preferito. O almeno, quando era piccola era il suo colore preferito. Tutt'intorno ha dei poster di vari cantanti e dei quadretti. Ci sono svariati oggetti sopra la sua scrivania interessanti, ma il mio sguardo si sposta subito sul suo telefono in carica. Prendo il suo IPhone in mano, sperando vivamente che sia una persona che pigra che non usa la password perché pensa sia faticoso. Si, questo tipo di persona sono io. Ma invece mi sbagliavo, dato che è evidentemente una persona molto sveglia, a confronto di me.

Sento il costante scrosciare dell'acqua scomparire, provando che la Bianchi ha finito di lavarsi. Infatti dopo un minuto in cui probabilmente si sarà cambiata, apre la porta del bagno. Appoggio il cellulare sulla scrivania e mi butto sul suo letto facendo l'indifferente con l'Iphone. Il mio stavolta.

Entra in camera con appena un asciugamano attorno al suo esile corpo e un altro intrecciato ai suoi capelli. Ha a dir poco un corpo meraviglioso e fin troppo fattibile. L'asciugamano le arriva a malapena a metà coscia e mi godo quei secondi di tranquillità sul suo viso prima che i suoi occhi mi notino.

BEATRICE'S POV.

Entro in camera finita la mia sessione sotto la doccia e mi la prima cosa che mi ritrovo è lui sul mio letto. Cosa cazz?

"Che cazzo fai qui?" Sbotto innervosita contro di lui. Mi guarda con un'aria divertita, come se avesse presupposto da tempo che mi sarei arrabbiata.

"Ti aspettavo." Dice calmo mentre riprende a guardare il suo telefono mentre io vacillo dallo scioccato allo stupefatto. Cosa vuol dire che mi aspettava? Io pensavo se ne fosse andato dopo che fosse andato in bagno.

"Perché non sei andato via?" Gli chiedo attendendo frettolosamente una sua risposta. Siamo due ragazzi, in una camera da letto e io con solo un asciugamano che ricopre a malapena il mio corpo. Cerco quindi di tirare l'asciugamano giu per coprirmi le cosce e vedo i suoi occhi schizzare fuori dalle orbite. Cos'ho che non va?

LORENZO' S POV

Lei non capisce. Lei non sta capendo che se continua a tirarsi ancora più giù quel pezzo di stoffa che la ricopre le si vedranno le tette. Adesso sono schiacciate dall'asciugamano e posso giurare che sotto le grandi felpe che si mette non le si nota più di tanto il seno. Invece adesso posso dedurre che ha un bel balconcino.

Appena capisce cosa sto guardando diventa un pezzo di ghiaccio e le sue guance diventano color fuoco. Si tira su l'asciugamano e cammina velocemente verso l'armadio. Prende delle mutande e un reggiseno di pizzo nero.

"Mi prendi in giro?" Gli chiedo ricevendo uno sguardo confuso. Se si mette quel reggiseno non lo terrà sicuramente per tanto. Almeno finché ci sarò io in questa stanza.

"Cosa? Girati." Mi ordina gesticolando, confusa dalla mia affermazione. Probabilmente non l'ha capita. È un po' ingenua sull'argomento sesso. Mi giro sul mio fianco dandole la schiena mentre le rispondo.

"Intendo, con quel reggiseno non ci metterò tanto a scoparti. Posso girarmi?" Le rivelo, sapendo che probabilmente le sue guance saranno colorate di rosso e il suo meraviglioso corpo irrigidito. È troppo innocua per me ma ciò la rende estremamente sexy.

Non ricevo risposta, come pensavo, dato che ora il suo cervello starà elaborando tutto ciò macinando tanti di quei pensieri che io solo mi spaventerei. È come se stesse realizzando ancora quello che le ho detto e si sta surriscaldando. Dovrei smetterla di contribuire al riscaldamento globale, non so se c'entra veramente, perché di certo non sono informato, ma la cosa certa è che non fa bene a lei. Mi giro dopo poco compiaciuto di ciò che mi trovo davanti. Lei è in piedi con solo dei pantaloni di tuta grigi mentre la sua maglietta, che specifichiamo non è sul suo corpo, cosa che mi lascia una quasi perfetta vista, è ancora piegata sulla scrivania in attesa di essere usata. Ovviamente quando vede che mi sono girato senza in il suo consenso, i suoi occhi si spalancano e lei impallidisce, cercando di coprirsi come meglio può con le sue esili braccia. Prima che si metta la maglia piegata sulla scrivania, la prendo per un polso spingendola apposta sopra di me. Cade sopra le mie costole, di lato, ma mentre cerca di rialzarsi, io appoggio una mano al centro della sua schiena nuda e la tengo bloccata a me.

"O-Ostuni?" La sento balbettare il mio cognome vacillando tra confusa e sorpresa, mentre mi guarda spaventata. Cerca di regolarizzare il suo fiato, fallendo miseramente, lasciando uno sbuffo che colpisce direttamente la mia faccia. Trovo difficile stare in questa situazione senza fare niente, essendo a pochissima distanza dalla mia faccia e avendo lei mezza nuda sopra il mio corpo.

"Shh." Le appoggio le dita sulle sue labbra. Con una mano le prendo la vita facendola avvicinare di più a me e con l'altra le prendo il mento.
Faccio scontrare le nostre labbra in un bacio casto, anche so certamente che non bacia molto spesso i ragazzi. Si vede che è inesperta.

Che cosa estremamente da maniaco.

È solo che... è la noia, giuro.

Sposta le sue fragili mani sulla mia maglietta per cercare di allontanarsi da me fallendo quando rinforzo la stretta della mia mano sulla sua schiena e la tengo ferma a me. Ma poi, stanco del bacio casto, le chiedo l'accesso passando la lingua sul suo labbro inferiore e lei, al contrario di ciò che mi sarei aspettato, me lo concede. Il bacio si fa via via più intenso, cosa che non mi dispiace assolutamente. Anzi in realtà non pensavo di arrivare fino a questo punto con lei, ma evidentemente ha un piccolo lato poco casto nascosto dentro di lei che non vuole condividere. Per il poco fiato, almeno spero, scioglie lei il bacio, per poi realizzare cosa aveva appena commesso.

Uh un assassino.

Beh, per lei potrebbe essere grave. È una ragazza seria.

"Resta con me." Le dico quando sento le sue mani spingere contro il mio petto per alzarsi e realizzo di aver detto le parole giuste quando lascia cadere la sua testa sul mio petto.

Hope || Lorenzo Ostuni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora