Capitolo 23|| She's my mother.

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Lasciate dormire un povera ragazza.

Per piacere.

Suvvia.

Uhhg.

Perché non posso restare con il mio amato letto?

Non voglio andare a scuola.

Gn.

Mi alzo alla fine inciampando su qualcosa, un tacco. Da quando c'è un tacco qui? Ommiodio che è successo ieri? Ah già. Ma PERCHÉ QUA C'È UN TACCO? Sarò diventata una puttana, bene. Ma sono ancora vergine? Mi sembra di sì. Sisi. Si. Da quando ho questi problemi di mattina? Fanculo.

Calcio il tacco facendolo rimbombare al muro, e mi avvio verso l'armadio per incominciare la routine. Che noia.

E poi vado a scuola.

E poi mi annoio.

E poi torno da scuola.

Non avevo neanche fatto i compiti sta mattina, per di più, 3 ore con quella puttana che insegna algebra. Uccidetemi.

Se io, mentre torno a casa ora, inciampassi casualmente su un sasso? Poi mi romperei qualcosa e sarei indisposta a fare tutto. Non male come idea.

"Attenta." Mi prende un ragazzo da me sconosciuto prima che davvero cadessi, ma non lo avevo progettato.

"Ehm grazie." Sorrido e vado via, prima che mi blocchi il polso e mi faccia girare.

"Come ti chiami?" Mi guarda sorridendo male.

"Non ti interessa davvero, quindi grazie prego ciao." Strattono il polso dalla sua presa e me ne vado. Ugh.

Busso a casa di Meli, sta male e le sto porto i compiti. Se credici.

"Oh ciao Beatrice come stai?" Sorride calorosamente sua mamma.

"Bene grazie, c'è percaso Melissa?" Chiedo.

"Si, ma c'è anche il suo fidanzato." Mi avvisa.

"Oh okay certo. Va bene se vengo dopo o starà qui tutto il tempo lui?" Sorrido al pensiero che lei ha una vita sociale più di me pure da ammalata.

"Ti faccio chiamare quando va via."  Sorride e chiude la porta dopo i nostri saluti.

Mi ricordo che devo anche andare da Teresa, infatti mi avvio verso della sua casa.

Busso e mi apre lei accogliendomi, sempre con quel sorriso enorme.

"Ciao Beatrice, non dovevi venire domani?" Mi chiede insospettita. Sinceramente, bho.

"No mi pare oggi." Ci penso su cercando di non essere invadente.

"Vabbene entra, tranquilla. Cosa vuoi suonare oggi?"

"Qualcosa di innamorato, oggi ho questo umore boh." Sento dei rumori in casa tipo di passi e penso sarà suo marito.

"Scusalo per i rumori." Si scusa confermando la mia ipotesi di maschio, meglio marito, e cominciamo a suonare pezzi dolci e lenti, ovviamente io sbaglio ma ehi, non sono un fottuto genio. Ho una mano piccolina, quindi non riesco a fare più note contemporaneamente.

"Tesoro, è un La quello. Vuoi riposarti con una camomilla?" Chiede calorosa verso di me, osservandomi dall'alto.

"Si forse mi fa bene un minuto di pausa. Posso andare in bagno?" Sorrido anche io mentre lei annuisce e mi alzo per fare un giro della casa.

È una casetta carina, del tipo Heidi ma senza capre e senza montagne. Forse pensandoci però, le capre potrebbero essere le stronze. Probabile.

È arredata bene, con i mobili vecchio stile e un caminetto nel salotto. Al piano di sopra è tutto più povero e intimo, sempre sui colori pastello, rosa pastello.

Apro la porta di quello che potrebbe essere il bagno ma invece è una stanza, sembra usata da un ragazzo, forse ha un figlio. Richiudo la porta silenziosamente e con passi leggeri, quando mi scontro con una voce. Girandomi vorrei svenire. Prendimi.

"Beatrice?" Domanda.

"Lorenzo?" Domando di risposta. Ha i capelli gocciolanti e un paio di boxer. E basta. Il suo petto è ricoperto di troppe goccioline che fanno una corsa verso giù e io, seguendole, arrivo lì. Ehm.

"Che fai qui?" Mi risveglia.

"Che ci fai qui tu." È suo figlio? I rumori del presunto marito era lui?

"In realt-" Viene interrotto.

"Vedo che avete fatto conoscenza." Sorride non consapevole Teresa. Dio ecco cos'era la somiglianza.

"Eh già." Risponde mentre lei mi passa la camomilla preparatami appositamente. Mi sorridono tutti e due e noto i loro magnifici sorrisi, prima che Teresa se ne vada.

"Io tipo faccio lezioni di piano qui." Gli racconto e il suo sguardo si illumina.

"Sembrava troppo strano che avesse ricominciato a suonare, molto brava comunque." Si complimenta e io vorrei abbracciarlo. Sono una capra.

"Grazie." Dico timida. "Ma tu?"

"Bhe, lei cioè Teresa è mia mamma." Rivela i miei sospetti e sembra così strano che tutto nella mia vita mi porti a lui. Tutte le strade portano a Roma, tutte le mie strade portano a lui.

È UN PO' DIVERSO MA NON SARÀ IL PIÙ STRANO E MI PARE SIA ANCHE CORTO MA PROLUNGARLO NON AVREBBE AVUTO SENSO.

Ve lo immaginavate?

Spero comunque di aggiornare di più, in questo periodo mi sto concentrando su questa storia, così la finisco e poi continuo l'altra. Non durerà così tanto sta storia, non ancora tanto ma tranquilli, ne comincerò un'altra :)

Ringrazio tutti, TUTTI, per i complimenti che mi fate in ogni capitolo, siete il mio sorriso di prima mattina quando leggo o la sera, nei momenti più depressi. A volte mi sento patetica a dire sempre grazie, bho mi sento una deficiente e non so che dire, sono un essere umano pure io. Ma comunque non saprei come rigraziarvi. Sembra sia chiaro che io vorrei avere un rapporto con voi che leggete la mia storia e non essere snob o fredda, vi voglio bene

[P.S.: testa di Pongo, scivimi.]

Hope || Lorenzo Ostuni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora