Capitolo 11|| Our place.

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Due settimane.

Due settimane che non parlo con Ostuni.

Due settimane da quel giorno.

Oggi, finalmente è domenica. Che settimana pessima. Ho preso 3 in geometria, cioè come, chi CAZZO È EUCLIDE? Poi Mel si è rinchiusa in casa senza che io sappia il motivo, bah.

Scendo a fare colazione e poi mi riposo nel mio amato divano, uno degli amori della mia vita. Gli altri sono pizza, nutella, letto, cellulare, cuffiette e musica.

Decido di andarmi a fare una passeggiata per, boh, rilassarmi? Non lo so, ma ora come ora ho voglia.

Strano data la tua mancanza di coordinazione.

Vado in camera e mi metto jeans e una maglietta larga. Giusto per stare comodi.

Esco e cammino per il marciapiede e poi mi perdo per vie da me sconosciute per quasi un'ora. Wow, è davvero grande questa città. Arrivo in un parco abbastanza isolato, è pieno di alberi e non vedo anima viva.

Entriamoci, sembra un posto così poco inquietante.

Girovago per il parco e dopo un po' cerco di ritornare indietro, ma questo parco è enorme e non ricordo da dove sono arrivata. Merda.

Mi rassegno e mi siedo a terra, anzi mi distendo e guardo il cielo tra le foglie e i rami. Piuttosto di disperarmi per non sapere dove sono, decido di prenderla con filosofia. Tutto qui sembra così tranquillo e rilassante, mi chiedo se anche una vita possa essere così. Ma penso che non sia sempre così. Adesso c'è un po' di vento e sembra che tutto stia bene, però anche i temporali arrivano prima o poi.

Apro gli occhi, che non sapevo di aver chiuso, quando sento qualcosa leccarmi la faccia.

Mi allontano leggermente con la testa di lato e metto a fuoco quello che vedo attorno a me. C'è un cane, il quale mi sta prosciugando la faccia, e il suo padrone che è un viso familarie. Ostuni.

Sbatto le palpebre più volte per capire se ci ho visto bene mentre mi metto seduta e appoggio la schiena ad un albero. Si si, è proprio lui, con un sorrisetto divertito.

Si siede accanto a me mentre il cane si avvicina a lui, a noi. Lui lo libera e il cane comincia a correre per il parco.

"Come si chiama?" Spezzo il silenzio.

"Mmh? Ah, Aurora." Dice riprendendosi anche lui dal suo stato di trans.

"È un nome un po', mh, umano." Affermo e lui fa un sopriro profondo prima di accennare un sorriso malinconico.

Che cazzo vuol dire un nome umano?

Ma cosa ne so io.

"Aurora." si ferma e sospira ancora.

Hai l'asma? Cristo.

"Era mia sorella," Continua. "che è morta." Guarda in basso, forse per nascondere gli occhi lucidi. Alla sua affermazione mi viene un nodo in gola, sto male per lui. Lo guardo, ancora con la testa china, e lo abbraccio. La prima cosa che mi passa per la mente è stata questa, non vedo cosa ci sia di male, ma rimaniamo entrambi sorpresi. Mi appoggio alla sua spalla, poi gli prendo il mento e gli asciugo le lacrime, sempre con un sorriso rassicurante.

"Ehi, mi dispiace." Lo rassicuro.

"Eravamo molto legati." Sembrerò una stronza ma devo approfittare di questa occasione per scoprire qualcosa in più di lui e nel caso in cui mi attacchi, so come difendermi. Okay magari non solo per questo. Okay, lo ammetto non lo farei mai. Non sono come lui.

"Com'è morta?" Decido di continuare un po' sulla sua debolezza del momento.

"Incidente." Confessa. "E se lo dirai a qualcuno potrei uccidere anche te." Mi dice ascigandosi le lacrime e guardandomi sorridendo. Lui potrebbe uccidere 'anche' me? Quindi erano in macchina assieme e lui ha fatto un incidente?

"Non voglio morire!" Affermo colpendogli la spalla. Ridacchiamo leggemente entrambi.

"Potresti fare qualcosa per impedirmi di ucciderti." Rivolge un ghigno a me.

Senti coso, fly down.

Lo guardo torva e male.

Mi sorride e mi prende il braccio, tirandomi e facendomi sedere a cavalcioni su di lui, spaventandomi un pochino. Oh, no. Oh, si. Mi prende i fianchi e mi bacia. Un bacio di conforto e di passione. Muove la sua bocca trasportando la mia e poi mi chiede l'accesso. Appena glielo concedo, scambia le posizioni portandosi sopra di me e baciandomi con più foga. Mi fa sbattere la testa contro l'albero e gemo per il dolore. Infila le mani sotto la mia maglietta e mi accarezza l'addome. Si preme contro di me e con le mani va ancora più su. Senza il mio permesso si infila sotto il reggiseno con le mani e le chiude a coppa, massaggiandole. Gemo quando mi prende i capezzoli giocandoci un pochino per poi rimettere le mani sulla mia vita e staccarsi lentamente. Noto le sue labbra gonfie e rosse, le mie saranno uguali. Divento rossa solo a pensare cosa abbiamo appena fatto, chissà che colore dell'arcobaleno sono ora.

Sono ancora appoggiata all'albero quando Aurora, il cane, viene in mezzo a noi e carca di leccarci.

Forse quel cane mi capisce. Se io fossi un cane e vedrei due che si fanno, anche io mi metterei in mezzo.

Ostuni scende da me e abbraccia il cane. Abbraccia il cane. Aw che cosa dolce. Gli mette il guinzaglio e si siede di nuovo accanto a me.

"Wow, pensavo te ne andassi." Gli dico e lui mi guarda male. Mi lascia sempre da sola dopo avermi baciato solitamente.

"E invece." Risponde.

"Che bel posto." Dico dopo dei minuti interminabili.

"Era il mio posto, adesso se vuoi può essere il nostro." Mi propone guardandomi.

"Mmh, okay." Gli sorrido.

TAN TAN TAAAN.

Okay, no alcuni di voi pensavano che avendo incominciato l'altra storia non continuavo questa. MA COME POTREI?

Io amo questa storia e quello che succederà Muahahaha.

Non potrei abbandonare una storia che mi coinvolge così, dai è il mio sogno.

Comunque anche se la storia è bella è anche i capitoli successivi sono belli (voi non lo sapete ma io ne ho già qualcuno di pronto mmh...), questo capitolo fa estremamente schifo, per come è scritto e il resto. Comunque all'inizio, è vero, HO PRESO 5 IN GEOMETRIA, MA SPIEGATEMI CHI CAZZO È EUCLIDE. Pure la mia prof che fa "di solito ai ragazzi piace perché ci sono le proporzioni..." Si, convinta.

Vabby, ciao.

Hope || Lorenzo Ostuni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora