Capitolo 2|| Math.

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"Che? " Domando sperando di aver capito male. Al posto di rispondermi, alza gli occhi al cielo sbuffando e mi prende per un polso trascinandomi per le scale. Ha una mania per il mio polso per caso? Arrivati in camera mi spinge sul letto, lasciandomi il polso e ridendo alla mia faccia sconvolta. Cos'è successo esattamente?

"Grazie eh." Ribadisco mentre cerco di alzarmi dal suo incredibilmente pulito ed ordinato letto. Non vedo vestiti buttati in giro o poster imbarazzanti sulle pareti. Questa camera è cambiata così tanto.

Ma che impedita.

"Comunque adesso aiutami." Mi dice con fare annoiato mentre io, ancora visibilmente scossa, mi chiedo su cosa dovrei aiutarlo. A quanto ne sappia io, non mi ha mai chiesto aiuto in nulla.

"Come posso aiutarla signore?" Domando con l'aria delle cameriere nei ristoranti lussuosi. Cerca di trattenere le risate quando incrocio le mani dietro la schiena e faccio una faccia da persona matura quale non sono.

"Allora, come primo vorrei un aiuto in matematica." Afferma indicandomi un libro sulla sua scrivania, anche questa ordinata. Ah adesso ho capito. Ma dirlo più esplicitamente no?

"Come vuole signore." Mi dirigo alla sua scrivania per cercare suo libro e i suo quaderno di matematica. Trovandoli pochi secondi dopo, noto che sono non sono mai stati aperti, penso neanche toccati. Il libro ha ancora la plastica di rivestimento. Sono piuttosto sicura che non siano mai stati toccati da lui. "Ecco a lei." Gli porgo il materiale, tenuto con una sola mano come un vero cameriere stellato, mentre mi siedo sulla sedia accanto alla sua scrivania. Lui si alza e si va a sedere sul letto adiacente a questa.

"Allora, ripassiamo le cosi semplici. (-2) × (+10) quanto fa?" Chiedo speranzosa di una buona risposta. Se non sa questo vuol dire che è messo davvero male.

"Mi potrà mai servire a qualcosa?" Replica annoiato, come se avesse ripetuto questa frase minimo un centinaio di volte.

Senti coso, statti buono e rispondi.

"Nessuno lo sa. Dai rispondi." Lo incito, almeno spero, e lui sospira, pensando per una decina di secondi ad una risposta.

"Ehm, +12?" Domanda, anche se in teoria di domande non dovrebbe farne. Oh Cristo è messo male.

"No sbagliato. Dai riprova e ricorda che è una moltiplicazione." Dico mentre mi sembra di parlare con un bambino di quarta elementare. Anche a quei tempi lo aiutavo a capire matematica.

"Bho +20?" Ritenta buttando la sua testa indietro e buttandosi completamente sul suo letto.

"No, viene -20." Rispondo spostando lo sguardo da lui alla risposta in blu scritta sul libro.

E chissà cosa stavi guardando prima di vincere facile con il libro.

"Sai cosa? Forse ho bisogno di qualcosa, magari una ricompesa." Chiede alzando il busto, fissandomi con superiorità, come se fosse una cosa che aveva progettato da anni. In un qualche strano modo non accettabile dal mio orgoglio, i brividi mi attraversano la schiena quando sposta lo sguardo sul mio corpo. Cosa potrebbe volere? Grazie a dio non è bravo in matematica.

"Okay, che vuoi?" Mi arrendo, sapendo che tanto perderà pure se gli dicessi che gliela darei.

"Mmh..." Mi guarda malizioso passandosi la lingua sul suo labbro inferiore che disegna un sorriso sornione sul suo volto.

Cazzo guardi?

"Vuoi un poster per caso Ostuni?" Gli domando sarastica. Il sarcasmo è sempre stato il mio punto di forza, dato che la bellezza evidentemente non mi vuole proprio assistere. Io punto sulla simpatia.

Hope || Lorenzo Ostuni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora