<Capitolo 12 >

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Era passato un po' di tempo dalla loro discussione sul tetto e da allora Remus ci pensava assiduamente.
Non capiva, e per lui era particolarmente insolito, perché di solito ci arrivava sempre.
Non sapeva neppure il perché ci pensasse; l'atteggiamento di Sirius era cambiato ancora una volta, ritornando ad essere caotico ed egocentrico esattamente come al solito.
Non sembrava esserci differenza, ma Remus ricordava con esattezza il grigio scuro dei suoi occhi, il momento in cui non sembravano neppure più grigi ma neri. E quella malinconia così profonda, letteralmente. Quando era triste, non aveva mai fatto un discorso su cosa fosse giusto e cosa no, ma si era semplicemente armato di vaschetta di gelato e avvolto in una coperta a fare maratone di serie tv in attesa che quel periodo passasse. (N.d.A:sono io)
No, non lo capiva. Prima o poi si sarebbe arreso, nonostante non gli piacesse come idea. In più, Luglio era officialmente finito e Agosto era arrivato, molto afoso.
La pioggia cadeva in ogni caso, con il suo ticchettio irregolare e piacevole, che lo rassicurava mentre leggeva o cercava di studiare.

Il mese successivo avrebbe iniziato il liceo che doveva frequentare per quei nove mesi, dopodiché sarebbe ripartito, e voleva goderseli appieno. Non gli sarebbe mai più capitata un'occasione come quella.
Picchettó la penna contro la scrivania, troppo perso nei pensieri per finire l'esercizio. Non amava perdere la concentrazione, poi gli toccava finire i compiti molto più tardi, in attesa che fosse ritornata.
Appoggiò il libro accanto alla penna e si alzò, optando per mangiare qualcosa che magari gli avrebbe restituito la lucidità.
La casa era nuovamente vuota, i ragazzi stavano riposando. Erano le tre del pomeriggio e per tale l'unico momento in cui non volevava una mosca, l'unico periodo di tempo durante il quale Remus poteva concentrarsi veramente.

Era deciso a scendere la dannata scala (dalla quale una volta era inciampato, che brutto errore) che lo separava dal suo amato cibo quando udì un lieve rumore provenire da una delle stanze accanto.
Remus immediatamente seppe da dove venisse. Guardò un momento verso il pian terreno, poi girò la testa in direzione della stanza di Sirius, consapevole della sua curiosità che lo spronava a indagare.
Bussó alla porta, delicatamente, e rimase in attesa del permesso di entrare.

《James! Non rompere il cazzo. Non posso aiutarti》la voce di Sirius era irritata, ma Remus sapeva anche che non restava arrabbiato per molto. E poi, non lo spaventava. Di solito riusciva a farlo calmare e fu il motivo a spingerlo per non perdersi d'animo.

《Sirius?》 Chiamó, quasi sottovoce, come se temesse che qualcuno lo poteva sentire.
Seguí un breve periodo di silenzio, durante il quale Sirius stava probabilmente decidendo se farlo entrare oppure no.

《Dai, entra》 dopo avergli lanciato una lunga occhiata, il ragazzo gli aprì la porta per farlo passare meglio.
Immediatamente Remus notò il livido viola più accentuato, tendente al blu ma le mani furono il vero problema.

《Sirius, perdi sangue!》 Esclamò Remus, guardando come il liquido scarlatto gli colasse dal palmo della mano e cadesse sul pavimento lucido.

《Sí, ehm...》 rispose Sirius, un po' titubante. 《Mi sono graffiato con il vetro. Beh, non è più vetro, ora. Guarda là 》 indicò le schegge distrutte, con qualche macchia lucida come rubini.

《Dannazione, ha sporcato tutto》 Sirius imprecó sottovoce, gettando il fazzoletto sporco vicino al disastro.

《Aspetta. Vado a prendere i cerotti e le bende. Un attimo》 Remus indietreggió, per poi uscire dalla stanza non lasciando il tempo all'amico di dire nulla.

Ritornò immediatamente, e lo trovó intento ad osservare la grande finestra che dava sul giardino.
Il telefono di Remus squilló, ma era dalla mattina presto che lo faceva. Era un numero sconosciuto, il ragazzo non aveva risposto subito alle prime tre chiamate,e in quel momento specialmente non lo avrebbe fatto.
Forse era Lily con un nuovo numero, pensó lui.

Si sedette davanti a Sirius, entrambi sul pavimento a gambe incrociate, nonostante la posizione non fosse comodissima.
Remus afferrò delicatamente la mano dell'altro, e non gli importó affatto del sangue che gli imbrattava i pantaloni, né dell'odore ferroso che era presente nell'aria. L'unica cosa che riusciva a percepire erano le sue palpitazioni, che stavano andando a tempo con quelle dell'amico davanti a sé, mentre lo fissava.
Non sapeva neppure il perché gli succedesse quello. Non era normale che gli piacesse il profumo dolce e pungente di Sirius, e neppure i suoi lunghi capelli corvini, sempre così perfetti e morbidi.
Non avrebbe dovuto adorare il modo in cui le sue mani si muovessero sempre all'unisono, scandendo uno strano ritmo che faticava a comprendere.
Non faceva fatica, però, a parlare con lui quando era tranquillo. Certo, era molto raro che lo fosse, ma in quelle occasioni dimostrava di essere un ragazzo d'oro, molto intelligente e divertente.
Qualche volta erano andati a passeggiare in qualche parco nelle vicinanze, con James e Peter. Era stato -a malincuore lo dovette ammettere- troppo esilerante quando James era scivolato sul bordo della fontana ed era caduto all'interno bagnando anche Peter e Sirius, i quali diedero vita ad una battaglia di acqua del quale neanche Remus si salvò. Fu la parte meno divertente, quella, a parer suo.
L'acqua era terribilmente gelida.
Poi però Sirius li aveva condotti in un bar dove lavorava un suo amico e si erano presi una bella tazza di thè, riscaldandosi fino nelle ossa zuppe. Togliendo i due corvini che continuavano a punzecchiarsi, tutto sommato fu piacevole.
Sirius aveva dimostrato di essere un ottimo ragazzo. Remus aveva scoperto che aveva suonato il pianoforte da piccolo, anche se aveva notato la sua reticenza a parlare del suo passato. Faceva sempre così, e non aveva ancora compreso il motivo. Ma sapeva pure che glielo avrebbe rivelato al momento giusto.
Remus, in compenso, aveva perdonato gli amici e anzi il giorno successivo aveva comprato un altro dolce da mangiare insieme. Era veramente buono.

L'ultimo week-end prima dell'arrivo dei genitori di James la casa era diventata una discarica, togliendo la stanza di Remus, così pulita da sembrare essere di un altro mondo.
Insieme avevano pulito nuovamente tutto, e alla fine avevano dato inizio ad una battaglia di cuscini che aveva distrutto un paio di oggetti del salone e fatto cadere in testa a Remus un quadro dalla cornice pesante.
'Tutti sottivalutano la potenza delle battaglie di cuscini, fanno male' aveva commentato dopo. Poi Sirius aveva riordinato al posto suo, quando Remus si era andato a sedere qualche minuto per riprendersi dalla botta.
Per non parlare del solletico. Quei bravi... ragazzi glielo avevano fatto quando il poverino si stava rilassando sul divano, intento a vedere un programma interessante, loro lo avevano accerchiato, e lo avevano colpito.
Remus non riusciva neanche a respirare per tutto ciò che gli facevano, quando poi una mano calda lo aveva sfiorato lievemente più in basso dell'ombelico, e allora era stato strano. Piacevole, un tocco troppo intenso per essere stato allo stesso tempo brevissimo.
E da allora non aveva fatto che pensarci.
Naturalmente sapeva chi fosse stato a provocargli quella sensazione, eppure non voleva cascarci. Voleva ignorarlo, anche se invano. Era impossibile.

In quel momento, era così che si sentiva. Spaesato e piacevolmente confuso.
Spostò lo sguardo sulla mano di Sirius, osservando la fasciatura che gli aveva fatto, le cui bende erano bianche e pallide come la neve.

Sirius invece continuava a guardarlo, con tutta quell'eloquenza persa nei suoi gesti eleganti e Remus non riuscì a distogliere lo sguardo, come se fossero incatenati.

E come succede nei film, entrarono nella stanza James e Peter, mettendo fine a quel silenzio che parlava da solo.
Separandosi da Sirius, Remus pensó a cosa sarebbe successo se fossero rimasti da soli ancora un po' e non capì se gli sarebbe potuto piacere oppure no.

Da parte sua, Sirius all'apparenza sembrava normale, magari non aveva neanche compreso il filo che seguivano i pensieri di Remus, ma in profondo maledisse gli amici.

Si domandò per un attimo il motivo di quel pensiero, e non capì. Forse avrebbe dovuto farlo. Ma alla fine, lo accantonò in un angolo e cercò di ritornare lucido. Forse la fasciatura era perfetta, ma Remus non sapeva proprio cosa ci fosse sotto, dentro di sé. Non voleva che lo scoprisse, perché a quel punto sarebbe stato troppo esposto e inadatto a sopravvivere. Estremamente pericoloso.
Alla fine, quando James lo trascinó via per andare a svolgere qualche strana faccenda, non si guardò indietro neanche una volta.

Angolo autrice.
Nuovo capitoloooo.
Perdonate gli errori, come sempre e spero che vi piaccia♡

-a la Luz de la Luna- Marauders AU  [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora