<Capitolo 27>

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Questo fu l'evento più importante che accadde in quel mese autunnale, per poi scivolare via come neve dal terreno bagnato. Remus non aveva ancora capito cosa fosse preso a Rocky dalla festa dalla quale subito dopo tornato dal bagno era andato via. Più volte glielo aveva chiesto, ma con un sorrisetto (forse un pochino irritante) aveva risposto che non poteva dire nulla e soprattutto che non spettava a lui.
Remus aveva quasi perso la pazienza, dote che lo aveva saltato davvero tante volte dal diventare pluriomicida, come già precedentemente ribadito.

L'unico altro evento di altrettanta importanza fu quello che si tenne solo tre giorni dopo, per poi chiudere un inizio di particolari avvenimenti, fino a Natale: il compleanno di Sirius.

Fu una di quelle cose particolari che non si dimenticano, e Remus poté dire di aver visto e sperimentatato tutto, dopo.
Si sarebbe assolutamente ricordato della gioia dell'amico, il timido sole che faceva capolino dalle nuvole e che stranamente rendeva l'aria meno scura e pressante.
Si sarebbe ricordato dei regali che avevano preparato, impacchettati in carte colorate e graziose, che poi avrebbe Sirius scartato distruggendole.
Si sarebbe ricordato di come quel giorno fosse stato tutto bello, tutto divertente.
Ma dalla mattina dopo era come se avesse fatto tutto un sogno, brillante e che fosse scoppiato come una bolla, nonostante la bellezza.
La stessa notte del tre Novembre si svegliò e restando ancora avvolto nelle coperte del letto, si ricordò del sorriso che Sirius gli aveva fatto mentre gli passava una fetta di torta al cioccolato, e pensò che lo aveva rivolto solo a lui, non agli altri. Conservò a lungo quel ricordo, come una stella che è morta, ma la cui luce arriva ancora a noi oggi.

Non riuscendo più a dormire si alzò nel cuore della notte, immerso in pensieri profondi, o forse non riusciva a dormire. Il silenzio che avvolgeva le cose era spesso e oscuro, ma non era male se si rifletteva a fondo; tante cose si potevano catturare, nell'infinito di un attimo, nelle parole che il vento porta e che solo il silenzio permette loro di vivere, non importa in quale modo.
A Remus piaceva il silenzio, come la notte. Ma una notte senza luna, lui guardava le stelle.
Dalla finestra del salotto si poteva vedere il cielo, e lassù qualcosa scintillava, piccola come un'unghia, grande più della terra. A pensarci, si sentiva mostruosamente piccolo, in confronto all'universo.
Appoggiò la testa contro il vetro, la fronte che toccava la superficie fresca e la testa si placò qualche secondo, forse in attesa di qualcuno.

****
Quando vide la figura nel salotto, immediatamente pensò che fosse impossibile, eppure seppe con precisione che era come stava vedendo.
Si era seduto, rannicchiato contro lo schienale del divano, la luce dalla finestra che illuminava gli occhi nocciola, quasi ambrati. Quegli occhi che fissavano intensamente qualcosa e che amava perché li conosceva. Sapeva ogni cosa dal suo sguardo, di come si soffermassero su ogni piccolo dettaglio che ai più sfuggiva, di come sembrassero di un banale castano, ma che in realtà avevano tante sfumature. Non era mai stata una presenza normale, in quella casa.
Aveva sempre avuto un qualcosa di particolare, nei pensieri, nei gesti.
Quando lo vedeva assorto nei grandi libri, perso in qualche mondo che amava, non riusciva a trattenere la curiosità e ogni tanto, sapendo che non si accorgeva dei suoi movimenti, stava un po' là a guardarlo, come aveva già fatto all'inizio.
Se anche lui fosse stato riflessivo, invece che impulsivo ed energico, sempre in cerca di nuove cose da fare con l'amico, avrebbe forse potuto essere come i genitori volevano. Ma, a pensarci, non sarebbe stato vivere, quello.
Era meglio così.
Meglio così, davvero.
Avrebbe solo voluto essere meno... se stesso, per riuscire ad esternare tutto ciò che non era riuscito a dirgli tante volte, il coraggio non gli mancava, ma non riusciva a dire assolutamente nulla, in sua presenza.
Aspetta, si è accorto di lui. I suoi occhi sono socchiusi, nel buio del salotto. Però sa. Non può non esserne consapevole.
Adesso lo raggiunge. Probabilmente.
***

Non aveva mai notato le occhiaie sotto gli occhi di Sirius. Ma forse non erano accentuate, prima. Forse erano dei giorni che non riusciva a dormire e lui non se n'era accorto. Come aveva potuto? Lui era quello che sapeva quando James aveva cambiato profumo, o quando Peter aveva fatto qualcosa di strano o quando Sirius era preoccupato. Era stato impegnato a pensare a Rocky in quei giorni e non aveva riflettuto sui problemi dei suoi amici.
Però, quando la figura di Sirius era entrata nel salotto, con i bei capelli scomposti e gli occhi tristi, non aveva potuto evirare di pensare che fosse davvero bello anche così.
Solitario e tormentato come quegli eroi della letteratura, che attirava lo sguardo di tutte le belle ragazze che incontrava.
Ma in quel caso non era così.

L'uno sapeva già della presenza dell'altro.
Sirius si avvicinò a Remus, con un'andatura sicura nonostante tutto, ma anche così differente dal suo solito modo che lo rendeva strano.
Aveva eleganza anche indossando un pigiama, lievemente spiegazzato.
Sirius arrivò vicino a lui, e i loro sguardi si trovarono.

《Cosa ci fai sveglio a quest'ora?》 Sussurrò lui, rivolto al ragazzo seduto sul divano, il quale gli fece posto.
《Dovrei farti la stessa domanda》 mormorò Remus in risposta. Mentre Sirius si sedette, trascorsero alcuni istanti, silenziosi e carichi di ogni loro significato.

《Non riuscivo a dormire》 disse, poi.
Remus scosse la testa. 《Neanche io》
《È successo qualcosa?》 Domandò Sirius, la cui testa vagava in un mondo dove i problemi non causavano nulla di così irrisolvibile.
Si chiese se esistesse, una realtà così.
Remus fece un gesto di assenso. 《Solo》disse. 《È che non so come snodare il tutto. È pesante》
《Se può consolarti, anche io ho qualche problema》
Remus scosse la testa 《No, in realtà no. Ma grazie》
Sirius lo guardò meglio, sentendo che nel suo tono c'era qualcosa che lo faceva stare molto pensieroso.
《Cos'è successo?》 Chiese, più tranquillamente, cercando di non essere imdiscreto, ma solo attento per cercare di comprendere e aiutare.
Remus puntò i suoi occhi su di lui, più profondi che mai.
《Ho paura che non capiresti》replicò.
《Penso che sia una cosa troppo spiacevole, se te lo dicessi davvero. Forse arriveresti ad odiarmi, Sirius》
Al diretto interessato si mozzò il respiro, causando uno strano tilt nel cervello.
Si accorse del leggero rossore sulle guance che il buio non riusciva a celare, ma lo sguardo dell'amico non lasciò neanche un attimo il suo, la testa dritta e il respiro tranquillo, ogni secondo che il suo cuore batteva. Il suo invece aveva ppaccelerato i battiti.
Stava davvero alludendo al fatto che...?

Il silenzio rendeva tutto diverso, tutto reso come un quadro senza disegni particolari, senza neanche un rumore che si perdeva nello scandire della lancetta dell'orologio, quando in effetti l'orologio luminoso segnò le due di notte precise.

《Sei maggiorenne da un giorno e due ore, Sir》 sorrise Remus. Si avvicinò di più all'amico, continuando a guardarlo. Ora percepiva il rossore anche sul suo volto, e negli occhi riconobbe la sua stessa consapevolezza che mise a posto tutti i suoi dubbi e i suoi dilemmi e forse capì anche cosa avesse visto Rocky alla festa.

Gli scostò un capello mosso dal volto, mentre Sirius non muoveva nemmeno un muscolo.
《Spero che non mi odierai》 disse tranquillamente Remus, quando lo baciò.
Non durò molto, si staccò velocemente e molto probabilmente se ne sarebbe tornato in camera subito dopo, quando Sirius lo fermò e ricambió il bacio ricevuto, approfondendolo.
Alla fine si staccarono quando terminò l'aria, e Sirius appoggiò la fronte contro quella di Remus, respirando profondamente.
《Sai, credo che non potrei mai odiarti》
Gli disse, mentre scrutava il volto del ragazzo davanti a sé. Aveva fatto quello che aveva voluto fare dalla prima volta che lo aveva visto, quando ancora non sapeva nulla di lui, tranne che era uno dei ragazzi più carini che avesse mai visto. Come in seguito aveva scoperto, lui possedeva un atteggiamento e un carattere che erano tutto il contrario dei propri, ma erano stati la sua gentilezza, il suo essere sarcastico in qualunque momento e la sua intelligenza ad averlo fatto innamorare.
Come lui, aveva delle cicatrici che non si sarebbero chiuse facilmente e come lui sapeva cosa significasse essere considerati poco.
Ma questo non significava che sarebbe dovuto essere sempre così.
Remus intrecciò la sua mano in quella di Sirius. 《Allora ne sono contento》 sussurrò alla notte stellata, il ragazzo che aveva paura della luna, ma che amava le stelle.

Una in particolare ...

Angolo autrice.
Non sono morta (diciamo, ho un raffreddore pazzesco) e ho pensato che oggi sarebbe stato carino pubblicare il capitolo.
Sono già 27, miseriaccia, e dopo tutto questo tempo non sono ancora sicura se questa fanfiction abbia senso, come ripeto sempre.
La Wolfstar si è avverata, finalmente. Spero siate felici. Io li amo.
Buona domenica delle palme a tutti e non abbiate paura del coronavirus. Non permettete che la paura vi comandi. Arriveranno tempi migliori, ne sono sicura. E fino a quel momento, non arrendetevi. Leggete, vedere serie tv (devo riprendermi dalla fine della casa de papel, dannazione) e film, ascoltate musica. Andrà tutto bene.
Alla prossima♡

-a la Luz de la Luna- Marauders AU  [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora