Capitolo Uno - Ma chi si credeva di essere?

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23_Settembre_ 2011
Sofia Pov

Arrivai in fretta e furia a lavoro ed avevano già iniziato la riunione. Feci il mio ingresso teatrale nella sala e vidi Edoardo Bonelli, avvocato a capo dello studio Bonelli, guardarmi con aria scocciata.

"Avvocato Ambrosini, eravamo proprio sul punto di dire che la RAK Moda ha concluso l'acquisizione ed ora ha tutte le carte in regola per sfondare nel mondo del fashion. La riunione è terminata, grazie."

La sala si svuotò in fretta ed io rimasi sulla porta ad aspettare che lui si alzasse.

"Cosa c'è?" disse guardandomi appena, mentre sistemava le sue carte.

"La RAK è anche mia e non mi hai avvisato di questa riunione, ti sembra corretto?" risposi d'un fiato.

"Non prenderla male, Sofia, volevo farti una sorpresa ad acquisizione avvenuta..." si alzò e iniziò a camminare verso di me.

"Bella scusa, trovane un'altra!"

"Voglio festeggiare con te, stasera, a cena..." mi disse puntando i suoi occhi nei miei e appoggiandosi al tavolo di fronte a me.

Risi "Ma certo..."

"Bene, ti passo a prendere alle 20..."

"Ero ironica! Non ci vengo a cena!"

"Beh, non credo tu possa rifiutare una cena con il tuo capo..."

"Stai scherzando, vero? Siamo arrivati ai ricatti?"

"Sai bene che non ti sto ricattando, ma come hai detto tu, la RAK è anche tua e devi sapere i retroscena dell'acquisizione..."

"Stai iniziando con le tue filippiche...ottimo...questa cena e poi basta, non metterai più il naso nella RAK, me ne occuperò solo e soltanto io"

Alzò le mani in segno di resa, poi aggiunse "Come vuole lei, avvocato..."

Sapevo che era sbagliato, che non avrei dovuto accettare quella maledetta cena, ma più forte di qualsiasi altra cosa era il desiderio di stare da sola, con lui. Di nuovo.

Uscii dalla doccia e mi guardai allo specchio; gli avrei fatto rimpiangere di avermi a quella cena, senza nemmeno riuscire ad avvicinarmi.

Tirai dall' armadio il vestito più sexy che avevo e i tacchi più alti. Non appena fui pronta, gongolai al solo pensiero della sua faccia: il vestito era nero, aderentissimo, fino al ginocchio, molto scollato sulla schiena e a barca sul davanti. Presi una stola per le spalle e indossai i tacchi vertiginosi. Tolsi gli occhiali, mi truccai delicatamente e sciolsi i capelli che a lavoro tenevo sempre in una coda alta.

Quando mi vide era appoggiato alla sua amata auto sportiva e per poco non perdeva l' equilibrio. Sorrisi maliziosa e mi avvicinai con un passo da pantera dovuto allo stretto del vestito e all' altezza dei tacchi.

"Immaginavo..."mormorò

"Cosa?"

"Che avresti fatto di tutto per provocarmi e farmela pagare..."

"Avvocato Bonelli, il mondo non gira tutto intorno a lei..." lo stuzzicai.

Mi fece un sorriso sghembo e fece il giro dell' auto per aprirmi la portiera.

"Grazie"

"Ricorda sempre che sono un gentleman..." disse sorridendomi ancora.

Quando arrivammo al ristorante, la sala era vuota. Al centro un solo tavolo, apparecchiato per due.

"Cosa diavolo...?!"

Amami come Mai © #Wattys 2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora