Capitolo Trentuno - Non dimentico mai una faccia...

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01_Giugno_2012
Sofia Pov

Rinascita.
Era la parola che racchiudeva la mia vita da quando mi ero innamorata di Edoardo.
Ero rinata perché ogni suo piccolo sorriso, ogni sua parola, ogni suo sguardo, ogni suo singolo bacio, ogni suo tocco leggero mi era entrato sotto pelle e mi si era radicato dentro, facendomi rinascere in una vita nuova, illuminata dal suo amore.

"So che non ti piacciono queste cose formali e so che non sei entusiasta perché quella cena, per noi, l'ultima volta, è stata un disastro; ma vorrei che venissi con me, perché devo andarci, per mia madre, ha solo me..." mi aveva detto Edoardo, una sera sul divano, riferendosi alla cena di beneficenza che sua madre organizzava tutti gli anni.

"Vengo con te, per te..." gli avevo risposto "devo solo trovare un vestito!"

"Domani devo andare dal mio sarto, vieni anche tu! Già immagino un vestito su misura su di te..." e aveva preso a baciarmi il collo ed io non ero riuscita ad oppormi.

E la sera della cena di beneficenza era arrivata. Edoardo mi aveva portato il vestito, che alla fine mi aveva fatto fare a sorpresa, appeso ad una grande stampella e rinchiuso in una busta da abiti, in stoffa.

"Non lo aprire, voglio che lo indossi e poi ti guardi allo specchio! Sono molto fiero del mio lavoro!" disse, facendomi l'occhiolino perché era stato lui a scegliere la stoffa e a dire al sarto come voleva che fosse.

Accettai e mi chiusi nella doccia. L'acqua calda mi aiutò ad allentare la tensione, che avevo addosso, al solo pensiero di vedere la madre di Edoardo. Sapevo quanto tenesse a suo figlio, al suo rango e sicuramente vedendomi al suo fianco mi avrebbe disintegrato solo con gli occhi.

Di colpo, la porta della doccia si aprì e tra i vapori dell'acqua calda comparve il viso compiaciuto di Edoardo, che nudo, si chiuse la porta alle spalle.

"Edoardo!"lo ammonii sorridendo.

"Non potevo lasciarti fare la doccia da sola..." fece mordendosi il labbro e mettendomi una mano sul fianco e l'altra sul collo.

"Faremo tardi e tua madre ci ucciderà..." mormorai mentre la sua bocca era già sulla mia clavicola e il suo corpo si spingeva contro il mio "Edoardo..." sospirai.

Ma quel nome sospirato sortì l'effetto contrario: lui adorava sentirmi pronunciare il suo nome e con quel filo di voce roco, lo spinsi a muovere la sua bocca e le sue mani più giù e più affamate.

Mi mandò in visibilio, persi la cognizione del tempo. L'acqua calda ci scorreva addosso ma sembrava fredda rispetto al calore dei nostri corpi bollenti che si toccavano lascivi. Insieme al vapore si alzarono gemiti e sospiri sempre più potenti.

"Non andremo a quella noiosissima cena..." continuava a sussurrare Edoardo tra un bacio e l'altro.

L'ira di sua madre sarebbe stata amplificata, se per causa mia non fossimo andati a quella maledetta cena!

"Dobbiamo, invece..." gli mormorai all'orecchio per poi riempirlo di baci.

"Dammi solo un'ottima ragione...perché stare qui dentro, con te, vince su tutte..."sussurrò sul mio collo.

"Quando torneremo ti darò moltissime altre ragioni, molto valide, ti assicuro..." feci io passandogli le mani tra i capelli e baciandolo sulla bocca.

"Se la metti così...potrei accettare..." rispose con un sorrisetto impertinente.

Il vestito era di seta blu cobalto, con un profondo scollo a barca che lasciava libere le spalle e la gonna morbida e un poco ampia, più corta sul davanti e con una leggera coda sul retro. E mi stava perfettamente.

"Ti sta d'incanto, sei più bella di quanto immaginassi..." mi disse Edoardo, perfetto nel suo smoking blu scuro, con i capelli perfettamente spettinati.

"Sì, ma i capelli sono un disastro però! Non ho fatto in tempo ad asciugarli per colpa tua e ho abbozzato uno chignon che spero regga..."

"Tanto non dovrà reggere per molto...te li scioglierò appena saremo a casa..." mi disse posandomi un bacio sulla spalla, poco prima di varcare la soglia della sala.

Tutto sembrava molto simile all'anno precedente, la musica, i tavoli, i fiori, le persone; tutto tranne il mio accompagnatore e il mio stato d'animo: al fianco di Edoardo ero raggiante, ero felice.

Non appena vide il figlio, Lucrezia ci venne incontro.

"Edoardo, finalmente!" Pronunciò visibilmente scocciata.

"Scusa, mamma...abbiamo avuto un piccolo problema con l'auto...ma ora è risolto..." mentì Edoardo.

"Avresti potuto prendere un taxi!"borbottò lei.

"Mamma, ti presento Sofia, la mia fidanzata ed il mio braccio destro allo studio legale" cambiò discorso lui ma io non feci in tempo a dire nulla che lei parlò:

"Sbaglio o ci conosciamo già?"

"No" intervenne Edoardo "devi averla vista sempre qui, l'anno scorso, era venuta con Alberto..."

"Ecco...non dimentico mai una faccia..." poi aggiunse in fretta "Edoardo mi prenderesti un bicchiere di champagne?"

"Certo...vuoi che ti porti qualcosa da bere?" disse poi voltandosi verso di me.

"Un prosecco, grazie"

Mi lasciò un bacio sulla tempia e si avviò verso il bar.

"Vedo che ha fatto progressi in quest'anno...passando da Alberto a mio figlio, il grande capo..."

"Come scusi?!" replicai perché ero certa di aver sentito male.

"È un'arrampicatrice sociale, si vede da lontano!"

"Ma come si permette?" risposi stizzita.

"Per mio figlio lei è solo un passatempo, come tutte le altre, lui è un Bonelli, e lei non è certo alla sua altezza! Sicuramente la sta usando per cercare di dimenticare il dolore per la sua fidanzata scomparsa..."

"Con tutto il rispetto, amo suo figlio sinceramente e suo figlio ama me, dovrebbe farsene una ragione!"

"Mio figlio è come me, non ama nessuno all'infuori di se stesso!"

"Io conosco suo figlio nel profondo e mi dispiace dirglielo ma lei non lo conosce affatto! Edoardo ha un cuore enorme ed è la persona più amorevole che conosca! È lei quella che non conosce l'amore!"

"L'amore è sopravvalutato...basta un nonnulla per farlo cadere..."

"Più la sento parlare e più sono convinta che Edoardo possa non essere nemmeno figlio suo..."

"Come osi!Non ti permetto un simile affronto! Chiedimi immediatamente scusa!" incalzò piccata.

"Beh...dovrebbe iniziare prima lei!" risposi cercando di mantenermi calma.

"Oltre ad essere una poveraccia è anche una grandissima maleducata!"

Mi stava provocando e se avessi ceduto come mio solito, avrei fatto il suo gioco. Allora feci un grosso sospiro e cambiai strategia:

"Con permesso vado a cercare il mio fidanzato, Edoardo!" dissi piano scandendo ogni singola parola e prima che lei potesse obiettare mi girai e mi diressi verso il bar.

Edoardo mi venne incontro porgendomi il mio bicchiere e dicendomi

"Devo portare lo champagne a mio madre...tu...tutto bene?"

"Sì, sì, amore" mentii mentre non vedevo l'ora di uscire di lì.

Amami come Mai © #Wattys 2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora