17_Gennaio_2014
Sofia PovEdoardo era ancora in coma ed era passato un anno. Era arrivato di nuovo il giorno del mio compleanno. Quel giorno che amavo e detestavo contemporaneamente. Lo amavo perché era il giorno in cui la prima volta avevo visto Edoardo e ne ero rimasta fulminata; e lo detestavo perché quel giorno di un anno fa, avevo trovato la sua lettera e avevo capito, seriamente, che lui avrebbe potuto non leggermela mai.
La mattina andai in clinica come tutti gli altri giorni, presi un tulipano bianco e lo portai ad Edoardo.
"Buongiorno amore, sono qui, come sempre..." mormorai accarezzandogli la tempia con le nocche.
"Oggi è il nostro pseudo anniversario e ti ho portato un tulipano, bello come quelli che portavi a me..." sospirai e continuai "l'altra sera è venuto a trovarti Max. Ha cambiato di nuovo ragazza e vuole fartela conoscere..."
"Sono stata a cena da mio padre, ieri, il suo nuovo appartamento è piccolo ma è carino e lui sta finalmente bene...non vede l'ora di conoscerti...io non vedo l'ora di fartelo conoscere..." dissi iniziando a singhiozzare.
"Svegliati amore...svegliati...ti prego...è passato un lungo anno...è stato un inferno...non ce la faccio più..."
Iniziai a piangere senza riuscire a trattenermi, quindi mi asciugai gli occhi con le mani e poggiai l'orecchio sul suo cuore per far sì che quel ticchettio dolce aiutasse a calmarmi.
"Svegliati amore...svegliati...ti prego..."
Continuai a ripetere come un mantra, mentre socchiusi gli occhi cercando di accogliere nella mente un nostro momento, un nostro ricordo che mi allontanasse da quella stanza fredda e silenziosa.
☆
Mi ero addormentata, ed ero stata svegliata dall'infermiera che, sapendo della mia situazione con Lucrezia, mi avvisava di andare via perché lei sarebbe arrivata di lì a poco. La ringraziai, baciai sulla fronte il mio uomo ed uscii.
Mi misi in auto, ma non appena fui a pochi chilometri dalla clinica, fermai la macchina e scoppiai ancora a piangere.
Era stato un anno devastante. Ero completamente annientata. Avevo passato tanti anni devastanti ma quello era stato il peggiore; perché la consapevolezza di non poter fare nulla, l'impotenza di non poter cambiare le cose, mi logorava giorno dopo giorno e mi distruggeva piano. Avrei dato qualsiasi cosa pur di riavere Edoardo, qualsiasi.
Piansi per molto tempo, forse un'ora, finché le lacrime smisero di solcarmi il volto ed io appoggiai le braccia sul volante e guardando il cielo limpido di quella fredda giornata invernale, ricordai un'altra fredda mattina invernale in cui avevo la felicità a portata di mano e la toccavo con le dita e la baciavo con le labbra.
25_Novembre_2012
Mi sentii spostare i capelli di lato e poi stringere le braccia intorno al corpo, attaccandolo al suo. La bocca umida di Edoardo si posò alla base del mio collo e lasciò una scia di baci fino a sotto l'orecchio.
"Svegliati amore...svegliati che voglio ricominciare da dove ho lasciato ieri sera..." sussurrò roco al mio orecchio mentre si spingeva di più contro di me ed io avvertivo tutti i suoi muscoli tendersi alla sua voglia d'amore.
Mugugnai apposta e lui non si scoraggiò ma spinse le mani sotto la mia felpa, trovando la canotta e sollevandola con i polpastrelli, arrivò alla mia pancia e vi stese sopra i palmi. Le sue mani erano sempre calde al contrario delle mie, sempre di temperatura polare.
Tutto di lui era calore, lui era fuoco vivo, persino i suoi occhi glaciali ardevano.
Quel calore mi fece aprire gli occhi e la prima cosa che vidi, attraverso la vetrata, fu il cielo azzurro sgombro di nuvole. Quel cielo immobile dal freddo dell'inverno.
"Ho bisogno di dirti una cosa prima..." mormorò ancora.
Sorrisi e mi girai tra le sue braccia per potermi ancorare ai suoi occhi. Lui non appena li incrociò sorrise e mi diede un bacio sulla fronte.
"Non pensavo l'avrei mai detto, perché non pensavo l'avrei mai desiderato come adesso...voglio una famiglia, una famiglia con te...Voglio che solo tu sia la madre dei miei figli...Voglio che abbiano i tuoi occhi..."
"No!" Lo fermai.
Mi guardò esterrefatto "Come no?!" chiese.
"Gli occhi devono essere come i tuoi! Due bellissime perle di cielo!"
Rise " Mi hai fatto prendere un colpo! Va bene, gli occhi come i miei ma il sorriso come il tuo!"
"D'accordo"
"Tre! due femmine e un maschio!" incalzò.
"Due! Uno e uno! E non guardarmi così...il grosso del lavoro dovrò farlo io!"
"Ok, ok!" Rise ancora "Allora la femmina la chiamiamo Gioia?!"
Gli occhi mi brillarono a quelle parole e mi sporsi per dargli un bacio a stampo.
"E il maschio? Lo chiamiamo come tuo padre?"
Lui ricambiò il bacio a stampo e annuì.
"Abbiamo raggiunto l'accordo allora!"
"Sì, avvocato Ambrosini e direi che per sugellarlo potremmo iniziare subito con un po' di pratica..." disse facendo scivolare le mani sul mio sedere.
"Non sarà troppo presto per la pratica? Non so se sono pronta..."
"È solo a scopo ricreativo e non procreativo! Tutto a tempo debito...quando lei vorrà, avvocato!"
Mi sollevai e mi appoggiai con le braccia sul suo petto.
"Sei un'idiota, lo sai?!"
Scoppiò a ridere "Lo so, lo so... credo che mi reputi un'idiota dal primo giorno che sei entrata nello studio!"
"Puoi dirlo forte! I primi tempi lo pensavo ogni momento di ogni giorno!"
"Ah, sì?! E spiegami, come siamo finiti qui?" Chiese corrucciato.
"Beh...perché dall'essere soltanto un'idiota sei passato ad essere un'idiota con molto fascino oltre che bellissimo; e poi da un'idiota con molto fascino oltre che bellissimo, sei passato ad essere un'idiota con molto fascino oltre che bellissimo e con moltissime altre qualità che hanno avuto la meglio sulla tua idiozia!"
"Non fa una piega! Sei maledettamente brava nel tuo lavoro!" concluse ridendo.
"Lo so..."
"Direi che possiamo smettere di parlare, che dici?" Fece a voce bassa, infilando le mani di nuovo sotto la mia canotta e facendole salire su per la schiena.
Mi sedetti a cavalcioni su di lui quindi mi sfilai la felpa. Allora anche lui si sollevò, abbassò con il dito la spallina della canotta e mi lasciò un bacio languido sulla spalla. Poi mi guardò negli occhi e mormorò:
"E la tua pelle...la tua meravigliosa pelle ambrata, devono avere il tuo sorriso e la tua pelle..."
E il mio cervello fu devastato da quelle parole, dalla sua voce sensuale che mormorava quelle parole e diede il solo input di abbassare le mie mani sul bordo della sua maglietta e tirargliela via.
Si poteva amare in quel modo, in quel modo tanto viscerale un'altra persona...ormai non me lo domandavo più perché stavo vivendo di quell'amore.
Sprazzi d'autrice
È passato un anno e le cose non sono migliorate, anzi...i ricordi fanno sempre più male...Nel prossimo capitolo andremo avanti di sei mesi...che succederà?
Resistete alle lacrime vi prego!❤
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Amami come Mai © #Wattys 2020
Romance- COMPLETA - Edoardo e Sofia sono due avvocati. Ed è questa, forse, l'unica cosa che hanno in comune. O forse no? Si scontreranno e si odieranno. O semplicemente impareranno a conoscersi e ad amarsi? Entrambi hanno un passato che li divora, ma il l...