Capitolo Cinquanta - La mia alba

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31_Maggio_2015
Sofia Pov

Aprii gli occhi perché fui percorsa da un brivido. Ero stesa a pancia in giù e di fronte a me, nella stessa identica posizione, c'era Edoardo, mio marito; talmente bello da sembrare un angelo caduto.

Mi sollevai di poco e notai la luce rosea che filtrava attraverso la tenda, di poco aperta. Mi alzai piano, infilai la camicia sulla sedia, abbottonando i due bottoni centrali, quindi, a piedi nudi, andai verso il balconcino.

Iniziava ad albeggiare, la luce rosea piano prese a scurirsi e virare verso l'arancione mentre uno spicchio di sole iniziò ad intravedersi dietro i tetti. Ero talmente presa da quello spettacolo, che quasi sobbalzai quando sentii avvolgermi il corpo dalle braccia di Edoardo.

"Ehi...marito..."mormorai.

Lui poggiò la testa sulla mia spalla e mi strinse di più.

"Che fai sveglia a quest'ora, moglie?"

"Tanti anni fa, quando finii il liceo e mi lasciai con Elia, un amico mio e di Gioia, che aveva una casa al mare, ci invitò a passare le vacanze con lui ed altri amici. La casa era piccola, c'erano sette posti letto ma ci ritrovammo in quindici, c'era gente che dormiva ovunque, persino sul terrazzo. Io conoscevo la metà di quelle persone ma mi divertii da morire, fui spensierata e felice. Fu allora che vidi per la prima volta l'alba: una sera andammo a ballare e rientrammo passate le cinque. Le prime luci dell'alba iniziavano a schiarirsi, molti andarono a letto, ma Gioia, io ed altri due ragazzi andammo in spiaggia, aprimmo i lettini e ci godemmo lo spettacolo. La luce cambiò colore, i riflessi sull'acqua anche, andammo a letto solo quando il sole era alto. In quel momento pensai che mi stavo godendo il principio della mia nuova vita e oggi volevo rivederla...adoro l'alba, un nuovo giorno, un nuovo inizio, l'ennesimo principio, è meravigliosa..."

"Tu sei meravigliosa, tu sei la mia alba..." fece lui, voltandosi e lasciandomi un bacio sul collo. Scostò la camicia sulla spalla e continuò baciandola. Il sole intanto era una grande palla di fuoco, non più nascosto dai tetti e la luce era ormai più arancione.

Con le dita sganciò i due bottoni che chiudevano la camicia poco sotto il seno. Infilò una mano sotto la stoffa e con la mano sinistra prese a giocare con il seno destro, quindi accarezzando piano la pelle, scese con l'altra mano fino a toccare il pizzo dello slip, lo sorvolò leggero e scivolò le dita piano fino all'interno coscia.

Tirai la testa indietro mentre le sue carezze diventavano più insistenti. Quindi girai la testa e gli passai la mano dietro la nuca attirando il suo viso al mio. Le nostre labbra si unirono, le nostre lingue si avvolsero e le sue mani avanzarono dentro e fuori di me impetuose.

Poi mi girò di fronte a lui, mi liberò della camicia e riprese a baciarmi appassionatamente, percorrendo in lungo e largo il mio corpo con le sue grandi mani. Le presi, le intrecciai alle mie e senza staccare la mia bocca dalla sua, camminando all'indietro, lo condussi fino al letto, mi ci sdraiai sopra e lui mi seguì.

Mentre la luce del giorno ormai invadeva la stanza, noi riprendemmo ad amarci, dando seguito alla nostra notte di nozze.

Edoardo Pov

Allungai la mano e toccai il lenzuolo, solo un piccolo lembo mi copriva per metà. Ci eravamo addormentati nudi e abbracciati ma per quanto fosse freddolosa, ad un certo punto, doveva aver tirato il lenzuolo chiudendosi all'interno come un baco. Sofia ne era totalmente avvolta. Riuscivo ad intravedere solo il viso, mezzo nascosto dai capelli. Allora lo liberai piano da alcune ciocche.

Era pura e candida anche nuda, stretta in un lenzuolo, con i capelli arruffati e il trucco degli occhi sbavato.

Era impossibile non restare affascinati da tanta bellezza, da tanta forza, da tanta tenacia, da Lei. Capivo bene quello che aveva provato il mio amico, perché ogni giorno lo sentivo, forte, esplodermi dentro.

Mi avvicinai e la strinsi, lei si accucciò e dopo poco la sentii mormorare:

"Che ore sono? Sto morendo di fame!"

"Non lo so, saranno le dieci...adesso chiamo la reception e faccio portare la colazione in camera..."

"Ottima idea..." disse lei senza muoversi di un solo millimetro "chiedi anche se hanno i pancakes..."

"Ok...ma devo lasciarti andare per poter telefonare..."

"Solo per la colazione..." biascicò.

Si scostò di poco ed io la lasciai andare, mi sedetti sul letto e feci il numero della reception.

"Salve, sono Edoardo Bonelli, chiamo dalla suite, volevo ordinare la colazione in camera..."

"Prima possibile" farfugliò lei.

"Per cortesia, prima possibile...sì grazie...tutti i dolci che avete...caffè...cappuccino...frutta fresca...e pancakes per favore, sono di vitale importanza..." ridacchiai.

Mentre ero intento a parlare al telefono, di spalle a lei, sentii le sue dita percorrermi la spina dorsale in su e in giù. Mi accarezzava dolcemente solo con la punta delle dita ed io stavo perdendo la testa.

"Sì...sì...grazie...va benissimo...aspettiamo..." chiusi in fretta la conversazione e sollevando il lenzuolo di scatto, mi stesi su di lei.

"Non puoi farmi queste cose mentre sono impegnato a fare altro!" la ripresi sorridendo.

"E perché? Ti ho forse disturbato?" ridacchiò.

"Avrei potuto dimenticare i tuoi dolcetti..."

"Se li avessi dimenticati avrei mangiato solo... il mio dolcetto preferito..." rispose lasciandomi un bacio a stampo.

"Adesso sono diventato un dolcetto...eh..." dissi sistemandomi meglio tra le sue gambe.

Lei sospirò e sussurrò maliziosa:

"Bonelli sei nato pronto!"

"Lo puoi ben dire!" risposi ridendo ed iniziai a baciarle il collo.

"Non possiamo ricominciare! Stanno portando la colazione!"

"Vuol dire che questi saranno solo i preliminari..." incalzai mentre presi a mordicchiarle la spalla.

Le sue mani ripresero le scie sulla mia schiena, dalle spalle fino in fondo ed io iniziai la discesa della mia bocca su segni immaginari che veneravano il suo corpo nudo.

Lei sospirava, si inarcava, tremava, ridacchiava ed io mi riempivo di ogni suo singolo gesto, di ogni singolo gemito e la amavo, ogni attimo, sempre, come fosse l'ultimo. Era come avere tutto l'universo in quella stanza.

Ed erano indelebili le emozioni che, si tramutavano su di me in indelebili simboli, che solo lei aveva il potere di decifrare.

Sprazzi d'autrice
Una lunga notte di nozze ha inaugurato il matrimonio di questi piccioncini ma la storia non è finita qui!

Grazie a tutti voi che continuate a leggerla ❤

Amami come Mai © #Wattys 2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora