Capitolo Dieci - Non voglio rinunciare a te

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07_Luglio_2011
Sofia Pov

Mi chiusi in camera e mi spogliai lentamente. Scesi dai tacchi, tirai giù la zip e feci scivolare il vestito per terra ed in quel momento ebbi un brivido, rivivendo le sue mani che scivolavano su di me.

Il suo tocco era stato delicato ma mi aveva risvegliato pensieri e turbamenti molto meno delicati, che da molto tempo non avvertivo e che avevo riposto nelle parti più remote di me stessa.

Poi d'un tratto mi resi conto che avevo baciato Bonelli, l' avvocato Bonelli, il mio capo. O meglio, era lui che mi aveva baciato ed io non avevo certo rifiutato. L' indomani se ci fossero state conseguenze, le avrei affrontate.

08_Luglio_2011

Puntuale e su di giri arrivai allo studio ma stranamente Edoardo non era lì. Salutai la segretaria e mi chiusi nel mio ufficio. Un' oretta dopo sentii bussare alla porta e sobbalzai. Finalmente era arrivato. Ma alla mia risposta entrò Elena.

"Buongiorno Elena"

"Buongiorno Sofia, ho saputo che avete vinto la causa Lauris e volevo complimentarmi"

"Grazie"

"Edoardo non c'è?"

"No, non l'ho visto"

"Va bene, buona giornata"

Poco più tardi sentii di nuovo bussare. E stavolta era lui, bello come il sole, impettito e tiratissimo.

Edoardo Pov

Era lì, seduta alla scrivania, con gli occhi che le brillavano e aspettava che dicessi qualcosa.

"Buongiorno, posso?"chiesi piano, entrando.

"Certo!" rispose abbozzando un sorriso

"Come stai?"

"Bene, tu?"

"Bene, ho dormito un po' più del dovuto, avresti potuto riposare un po' di più anche tu ed arrivare con calma, come ho fatto io"

"Nessun problema"rispose.

Presi un respiro e dissi "Fra dieci minuti ci sarà una riunione, ti aspetto di là"

E mi girai e feci per andarmene ma mi bloccai contro la porta chiusa.

La stavo evitando, stavo facendo finta che la sera prima non fosse successo nulla, che io non mi fossi fatto prendere dalle emozioni e avessi perso il controllo sulle sue labbra.

Ma non ero certo fosse la cosa giusta perchè qualcosa si era smosso e mi ero sentito bene come non mai. Ed ora ero lì immobile.

"Edoardo?" il suo richiamo dolce mi giunse come una pugnalata alle spalle. Mi girai e la guardai: lo sguardo corrucciato, deluso. Si alzò, mi venne vicino e mi puntò i suoi occhi, quei pozzi scuri in cui mi sarei lasciato cadere.

"Non voglio rinunciare a te, Edoardo..." mormorò a pochi centimetri da me e tutto ciò che avevo, poco prima, cercato di controllare, di nuovo esplose e la sola cosa che riuscii a fare fu prenderle il viso tra le mani e ad un soffio dalla sua bocca dirle "Nemmeno io" prima di bearmi ancora del suo calore.

Sofia Pov

Era imbarazzato e a tratti mi era sembrato terrorizzato ed io avevo preso il coraggio a due mani, per entrambi, ed il mio cuore aveva parlato per me. Non poteva e non potevo negare di aver sentito quei tremori nei nostri corpi, di aver visto quello scintillio nei nostri occhi. Ed ora, che l'avevo provato non volevo rinunciarci. E poi, quella dolcezza, quella passione che mi era sembrato di riconoscere; Edoardo era una bella scoperta, nei suoi racconti avevo rivisto me stessa e nei suoi abbracci avevo sentito il calore che necessitavo da anni, forse era proprio lui ciò di cui avevo bisogno.

Passammo più di una settimana insieme, a lavoro, a cena, a casa mia, con Tata e Nali, in camera mia a baciarci come adolescenti, senza mai decidere di andare oltre. Avevamo il nostro rito non appena a casa: gli toglievo la giacca, la cravatta e gli scompigliavo i capelli. Edoardo con me era dolcezza, calore, passione, premura. Una sera mi confessò che dopo due giorni sarebbe partito per Londra, per stare dietro ad alcuni importanti contatti, per tre lunghe settimane.

"Dormi abbracciato a me, allora" risposi semplicemente.

Lui sorrise "dormire, mh?!"

"È inutile che ci provi, dormire significa dormire!"

"D'accordo! D'accordo!" rispose alzando le mani in segno di resa "E comunque non ho il pigiama..." ridacchiò.

"Nessun problema, Tata sicuramente avrà qualcosa da prestarti!" dissi lasciandolo in camera mia e tornando con una maglietta e un pantalone da uomo.

"Vieni qui" sussurrò porgendomi la mano e non appena fui ad un palmo da lui, mi inchiodò con quelle maledette gemme blu e continuò "Non riesco a sbottonare la camicia da solo..."

"Sei un cretino!" risposi ridendo ed iniziai a liberare i bottoni dalla asole e man mano che la sua pelle faceva capolino, io mi iniziavo ad agitare e infervorare allo stesso tempo. Quando fu completamente sbottonata, lui si sbottonò i polsini e la tolse completamente. Ed io bloccai gli occhi nei suoi evitando di guardare quella pelle esposta, quel torace glabro che mi riempivano di paura e voglia.

Era la perfezione. Non avevo avuto mai, niente di così perfetto. Avrei voluto lasciarmi andare. Godermi tutto ciò che quella bocca e quel corpo potevano offrirmi. Avrei voluto esserne capace.

"Credo tu abbia in ostaggio i miei occhi" disse piano avvicinando la bocca alla mia.

"Questo bacio pagherà il riscatto" risposi baciandolo dolcemente e poi mi spostai, presi la maglietta e gliela porsi "Dai avvocato, mettiti a letto, vado ad indossare il pigiama" e lo lasciai in camera mia.

Quando tornai era disteso sul mio letto che leggeva qualcosa al cellulare, ma quando varcai la soglia si interruppe e mi squadrò da capo a piedi.

"Bello questo pigiama, o meglio, bella tu in questo pigiama!" disse sorridendo e mi fece cenno di mettermi al suo fianco.

"Sei proprio un avvocato! Cerchi di conquistarmi con le tue belle parole!" lo stuzzicai.

"Potrei conquistarti in tantissimi altri modi se solo tu mi facessi provare..." incalzò con un sorrisino malizioso.

Gli passai una mano fra i capelli e mormorai a pochi centimentri dalla sua bocca:

"Rimandiamo a quando tornerai da Londra...l'attesa aumenta il desiderio, avvocato!"

"Non sono nemmeno partito e già non vedo l'ora di tornare da te" mi rispose puntandomi con quelli oceani che aveva al posto degli occhi e sotto ai quali avrei potuto  annegare.

Prendevo tempo, avevo bisogno di tempo. Erano passati anni; ma il tempo non sembrava mai sufficiente, perchè le ferite che mi portavo addosso, dentro; ancora non si erano rimarginate. E spesso sanguinavano, e spesso dolevano ed io continuavo a sentirmi impotente.

Amami come Mai © #Wattys 2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora