Capitolo Quarantatré - E se

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05_Giugno_2014
Alberto Pov

Con una scusa restai un giorno chiuso in casa. Non andai in clinica, non andai allo studio e non sentii Sofia. Il giorno seguente feci lo stesso ma di sera, preparai la valigia, la misi in auto e andai a casa sua. Dovevo parlare con Tata e soprattutto con lei.

Le amiche erano tutte a casa ma non si stupirono quando entrai. Chiesi a Tata di parlarle ed andammo in camera sua.

"Torno a Milano. Ma prima devo chiederti scusa per averti...usata...mi dispiace..."

"Non devi chiedermi scusa, sono stata io ad insistere che avresti potuto cercare di dimenticarla. Ero consapevole e consenziente"

"Ma mi dispiace comunque...mi sento in colpa..."

"Probabilmente, non è verso di me che ti senti in colpa ma verso Sofia, è con lei che devi parlare...vado a chiamartela."

Non risposi e lei uscì dalla stanza e poco dopo vi entrò Sofia.

"Stai bene?" mi chiese subito.

"Sto bene, devo parlarti..."

"Ok..."

"Ho deciso di tornare definitivamente a Milano!"

"Cosa dici Alberto?" domandò preoccupata.

"Non riesco più ad essere il tuo migliore amico, il tuo angelo consolatore..."

"Non puoi...se non avessi avuto te, quest'anno, al mio fianco, sarei caduta in un baratro senza ritorno..."

"Devo Sofia...devo!" Presi tutto il fiato che avevo in corpo ed esplosi "Ogni volta che ti vedo, vorrei stringerti, baciarti, averti vicino, averti addosso...averti...e non posso...non posso tradire te...non posso tradire Edoardo!"

Lei continuò a fissarmi senza parlare, io mi passai la mano tra i capelli e continuai:
"Non dovrei nemmeno dirti queste cose...sono un coglione!"

"No...sono io che sono stata egoista, che sono egoista..." mormorò lei abbassando la testa.

"No, non è colpa tua, davvero. Ma è meglio così..."

Lei non rispose oltre, io feci un passo e restai minuti a cercare di capire cosa fare. Avrei voluto affondare in lei e stringerla talmente forte da imprimerla in me ma ero certo che non sarei più riuscito a staccarmi dalle sue braccia. Allora le presi il volto tra le mani e le lasciai solo un fugace bacio sulla fronte, sussurrando un ciao, prima di sparire.

Sofia Pov

Alberto era appena uscito dalla stanza ed io cercai di trattenermi ma gli occhi mi si gonfiarono e non appena Tata entrò e mi chiese come stessi, io risposi:

"Uno schifo..." ed esplosi.

Tata mi abbracciò ed io biascicai:

"Non ho più il mio scudo...lui mi proteggeva..."

"Lo so, ma si è sacrificato troppo ed ora ha capito di non poterlo più fare..." rispose lei.

Mi staccai e la guardai ammutolita. Aveva ragione. Stare accanto ad Edoardo, quando sapevo che doveva sposare Ginevra, mi aveva fatto stare male e capivo cosa volesse dire amare qualcuno e non essere ricambiati.

"Hai ragione..." sussurrai.

L'amore non corrisposto è un fiore dai petali di cristallo. Una piccola scossa, più forte delle altre, può lesionarne uno solo e così in sequenza tutti gli altri, fino a frantumarlo completamente.

31_Dicembre_2014
Alberto Pov

Ero fuori dalla sua porta, e non riuscivo a bussare. Ero stato sei mesi a Milano, le avevo scritto per avere notizie e sapere come stava ma non l'avevo mai chiamata, per evitare di sentire la sua voce. Avevo avuto delle storie, principalmente di sesso, ma la mia testa non ne aveva voluto sapere di dimenticarla e alla fine, oggi pomeriggio che era l'ultimo dell'anno, il pensiero che lei sarebbe stata da schifo mi aveva spinto a mettermi in auto e guidare senza sosta fino a Roma.

Amami come Mai © #Wattys 2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora