Capitolo 32

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Mi ridesto in balia degli opprimenti incubi

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Mi ridesto in balia degli opprimenti incubi. Rigirandomi su un fianco tra le lenzuola aggrovigliate, vedo la sua mano ancorata al mio bacino. Mi rannicchio sul suo corpo sentendomi al sicuro. Chad mormora qualcosa d'incomprensibile nel sonno ma rimane fermo nella sua posizione. 

Mi volto e scruto in silenzio il suo viso. Ha le ciglia così lunghe, che gli gettano ombra sotto le palpebre chiuse. Dopo la giornata di ieri, vederlo li, di fianco a mio padre mi ha fatto una certa impressione. In realtà, ho sempre tenuto tutti a distanza dalla mia famiglia, per paura che potessero percepire qualcosa sul rapporto che nascondo con la mia matrigna. 

Non mi fido della gente. Potrebbe pensare chissà cosa, o, che io sia strana... ma in realtà, l'unica stranezza che mi tocca da vicino è quella di esserne uscita indenne, se non si contano le volte in cui ha influito psicologicamente sulla mia stabilità fisica ma soprattutto, mentale. 

Il fisico ha retto a tutte alle sue angherie, difatti, sono una sopravvissuta che ha avuto la sfortuna di avere a che fare con una donna senza cuore che pensa solo a se stessa, e la disgrazia di aver vissuto con lei in ogni maledettissimo giorno della mia vita poiché non potevo fare altrimenti.

Molte volte, come adesso, faccio dei sogni strani che la riguardano. Sogno i suoi occhi gelidi che provano piacere nell'infliggermi dolore, altre invece, mi ritrovo ad osservarmi dall'alto. Con i polsi legati e lei con quella cintura stretta tra le mani, pronta a colpirmi quando è colpita dalla frenesia di farlo.

Io sto li in silenzio, a stringere gli occhi e dimenticare... dimenticare di essere in quel letto. Divenendo un tutt'uno con le ferite che mi graffiano e segnano la pelle. Rievoco ogni segno impresso nella memoria, mentre i ricordi continuano a bruciare e farmi male. La maggior parte di essi, ha a che fare con i miei sbagli e la mia completa inadeguatezza al rigido comportamento che avrei dovuto mostrare in certe situazioni.

Quando ero piccola pensavo spesso a cosa la infastidisse di me, non pensavo di certo che  mia madre mi odiasse per delle sciocchezze. Mi sentivo incapace di compiacerla e adempiere al mio ruolo di figlia, e dire che ci provavo in tutti i modi a farmi voler bene da lei, ma purtroppo, quando non si hanno sentimenti è difficile farsi vedere in altro modo.

Per andare avanti, mi raccontavo che ero sua figlia e che ciò che sentivo era sbagliato. Nella mia mente si era creata un'idea del tutto differente dalla realtà. Volevo credere che infondo, molto infondo, sotto quella coltre di ghiaccio che attorniava il suo cuore, nascondeva qualcosa simile all'amore e all'affetto. Poi, molti anni dopo, scoprii la verità per caso, e da quel giorno, la mia vita e i miei pensieri cambiarono di colpo.

Smisi di credere a tutto ciò che vedevo dinanzi ai miei occhi. Il mio modo di percepire il mondo mutò in una maniera assoluta. Iniziavo ad essere schiva con gli altri e a vederli per ciò che erano realmente. Scrutavo tutto e tutti, diffidando sia delle parole che dei loro gesti apparenti.

L'unica su cui riuscivo ad avere fiducia è Sasha, poi, subito dopo c'è stato Thomas. Thomas è riuscito a scavarmi dentro. Sapeva come prendermi e interagire con me quando io non ne avevo voglia e mi chiudevo in me stessa. Non mi faceva pressione e accettava quello che io potevo dargli. In realtà, non gli diedi molto ma poi, pian piano, mi aprii sempre più e riuscii ad inizializzarmi a rapportarmi con altre persone che non fossero lui.

✰03. Give Me Love ☆•A STARS TRILOGY•☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora