Capitolo 48

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Apro la porta del mio ex-appartamento e non appena la richiudo, mi ci accascio contro

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Apro la porta del mio ex-appartamento e non appena la richiudo, mi ci accascio contro. Disperata. Osservo il sacchetto che tengo stretto tra le mani ed ho paura. Tremo all'idea di scartare quella scatolina contenente quello stick e usarlo su di me. So che devo farlo ma non posso.

Mi viene il panico e mi manca persino il respiro. Non ricordo nemmeno quando ho smesso di prendere la pillola. Chad non mi toccava da tempo ed io non ci ho più pensato. Ho rimuginato su parecchie stupidaggini ma mai su quelle maledette compresse anticoncezionali. La mia mente turbinava su di lui. Mi chiedevo spesso il perché mi evitasse e non mi toccasse più, e adesso, non ci sono esclusioni che tengono poiché il padre è solo uno. 

Il fratello del mio unico amore. Il ragazzo che mi ha stuprata in quel terribile pomeriggio. Mi sento orribile, sono sporca. Non so cosa fare, so solo che non voglio tenere questo bambino. Non vorrei averlo in grembo, piuttosto desidererei strapparmelo via con le mie stesse mani.

Mi odio. Lo odio. Odio ciò che mi ha fatto perché la sua violenza mi ha costretta ad essere qualcosa che non sono e non sarò mai.

Mi ha messa con le spalle al muro e, da qui, a un altro paio di mesi diventerò madre.

Io non posso esserlo. Non ho avuto dei punti di riferimento a cui affidarmi. Non so come si faccia.

Ero solo una neonata quando i miei genitori biologici mi hanno abbandonata e successivamente, sono stata una figlia indesiderata. Ho sofferto per questo, ma non esiste cosa peggiore nel diventare genitori quando non lo si vuole affatto. 

Avrei voluto essere chiunque. Avrei voluto una vita diversa da quella che ho avuto, tutte ma non la mia. La mia non mi ha mai portato a nulla di buono. Ho perso tutto. Ho perso le persone che dovevano amarmi e sapere che potrei odiare questo presunto bambino che non ha alcuna colpa se non il modo in cui è stato concepito ed è venuto al mondo mi uccide.

È il figlio di uno stupro e nessuno, può amare il figlio frutto di una violenza subita.

Mi faccio coraggio e apro la busta contenente il test. Con una calma che mi destabilizza vado in bagno. Prendo lo stick ed inizio ad ansimare. Lo tengo, facendoci quello che devo per togliermi questo dubbio dalla testa.

Adesso, non mi tocca altro che aspettare. Cammino tutt'intorno vicino al lavabo del bagno. Sudo ma non importa. Spero solo che non compaiono quelle dannate lineette sullo stick. 

Dopo aver atteso per cinque minuti buoni, afferro il bastoncino che contiene tutte le mie risposte.

Stringo gli occhi serrando contemporaneamente le mani attorno a quel test di gravidanza, pregando mentalmente che sia negativo. 

"Negativo. Negativo. Negativo. Fa che sia negativo ti prego! O qui, rischio d'impazzire del tutto!" 

Sbircio, socchiudendo le palpebre e, senza più forza di lottare contro il destino che si accanisce contro di me, scivolo giù. Condannata per sempre all'infelicità.

Positivo, il test che ho appena fatto risulta positivo.

Mi comprimo lo sterno abbracciandomi strettamente con le braccia e picchio la mia pancia. La prendo a pugni e piango disperata. 

"Non ti voglio. Vai via da me. Lasciami andare!" Piango ininterrottamente per ore ed ore e, infine, internamente incosciente su ciò che mi gravita attorno mi accascio sul freddo pavimento, chiudendo gli occhi e desiderando che sia per sempre. 

"Sono perduta. Perduta." Urla la mia anima lacerata che accoglie nel suo corpo martoriato, un bambino che non vuole affatto. Non serbo alcun amore da dargli poiché l'unico amore che avevo è stato spazzato via. E no, non potrò mai amare l'altra metà che ha generato tutto questo contro il mio volere, e insieme a me. 



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L'Angolo dell'Autrice:

Questa è sicuramente una delle scene più impossibili che io abbia mai buttato giù. È incredibilmente orribile sia per averla pensata e anche per averla scritta. Ho immaginato tanti bambini venuti al mondo in questo modo. È stata davvero dura vedermeli nella mente, anche perché una volta, avevo visto un programma dove dei bambini non voluti o, per qualche altro motivo, venivano dati in adozione e loro, cercavano la loro famiglia biologica per scoprire le loro origini. Ci stava un caso in cui una giovane ragazza mentre stava facendo una maratona viene braccata da un uomo più grande che la violenta e la ragazzina rimane incinta a quindici anni.

Il bambino non lo ha voluto e lo ha dato in adozione ma quello stesso bambino, poi diventato adulto, ha deciso di cercare i suoi genitori ed ha scoperto tutto ciò dopo essere diventato uno sceriffo della polizia. Ho visto la sua espressione cambiare e mi era rimasta impressa.

Ora, non vorrei che mi giudicaste per quello che ho scritto in questo Capitolo. Penso sia difficile amare un bambino che non è venuto al mondo per amore. Ci sono alcune donne che non riescono nemmeno a tenerli in braccio, figuriamoci a volerli vedere. Penso che si ricorderanno per sempre la faccia di quell'uomo che le ha prese con la forza. Sono situazioni in cui non si può biasimare né la madre né tanto meno il bambino che non ha alcuna colpa ma qui, la cosa assurda è che Helena lo sa bene perché anche lei non ha avuto una madre che la desiderasse davvero. È impossibile concepire pensieri razionali quando il mondo ti sta cadendo addosso e questo è il caso che riguarda Helena.

Mi dispiace e mi scuso per chi si sentirà toccato.

Vi auguro una Buona Lettura. 

-Clelia.




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