Capitolo 12

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Chad sembra riprendersi sulla via del ritorno

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Chad sembra riprendersi sulla via del ritorno. Adesso è più moderato mentre guida e insieme, scorriamo nelle strade più buie di Manhattan. Dopo essersi ripreso ha insistito ad andar via, ed io, non potevo essere più che d'accordo con lui.

Arriviamo a destinazione e non bado proprio a nulla se non a lui. Non appena poggia il casco sul suo box privato ed estrae le chiavi della sua Harley, lo prendo per il braccio e lo trascino via, ai piani alti.

Raggiungiamo rapidamente il suo appartamento. Chad mi passa la chiave del suo attico che teneva già tra le dita, tanto meglio per me, così mi evita di cercare la mia che si trova dentro la borsa e che con tutte le mie cianfrusaglie dentro, sarà finita chissà dove. Apro la porta del suo appartamento, non vorrei che si facesse ancora più male, dopo aver guidato fin qui con le nocche scorticate e incrostate di sangue. 

Lo tiro dentro, quasi incespicando. «Ehi, quanta fretta!» dice lui, seguendomi senza alcuna possibilità di liberarsi dalla sottoscritta.

«Guarda come ti sei ridotto! Non posso proprio lasciarti in questo stato!» «E in che stato starei? Helena, davvero, non preoccuparti. Sono solo stanco e voglio andare a letto.» dibatte lui, esausto della giornata. Be' non è l'unico ad esserlo. Anch'io sono distrutta e vorrei poter essere già nel suo letto, avvolta nel suo profumo... ma non posso. Non potrei mai chiudere occhio pensandolo ferito. «Be' mi spiace per te ma non puoi farlo, non finché le tue mani non saranno ripulite e disinfettate.» Adesso tace, evitando di ribattere contro di me perché sa che ho assolutamente ragione.

Andiamo verso le scale, al piano di sopra. Non appena scorgo la porta del bagno, la apro e vi piombiamo dentro.

Inizio a mettere a soqquadro ogni cosa, sbuffando per non riuscire a trovare niente che mi sarebbe utile in questo momento. Lui sta dietro le mie spalle e mi osserva in silenzio.

«Chad, non riesco a trovare nulla qui dentro! Puoi dirmi dove tieni la cassetta del pronto soccorso?» dico voltandomi verso di lui. Mi fa un cenno verso un'anta che io, per la fretta non avevo nemmeno controllato.

«Grazie dell'aiuto ma avresti potuto dirmelo prima che facessi questo disastro e perdessi completamente la testa!» Esclamo scuotendo il capo. 

Afferro la cassetta con tutto l'occorrente e la apro sul mobiletto del bagno. Tiro via il necessario, versando il disinfettante su un batuffolo di cotone pronto all'uso.

«Dammi la mano.» Sussurro piano e lui me la lascia aperta sopra al mio palmo che la tiene delicatamente con riserbo. Mi concentro su di lui, facendo piano per non ferirlo ulteriormente.

Sono totalmente assorta in ciò che sto facendo, ripulendo diligentemente le escoriazioni riportate contro quello stupido albero, mentre sento i suoi occhi che mi scrutano di sottecchi.

«Lo fai spesso?» «Cosa?» Chiedo io, distratta e intenta a fare del mio meglio. «Ripulire i tagli e cose del genere.» Sussulto per aver notato la mia praticità e non so come uscirmene. «Be', quand'ero ragazzina mi capitava di ferirmi abbastanza spesso. Ero proprio sbadata, ed ogni qualvolta ricorrevo a disinfettanti e garze, sai com'è...» dico io, divagando e stringendo un po' più forte il suo polso.

✰03. Give Me Love ☆•A STARS TRILOGY•☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora