Capitolo 46

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Quella mattina, quando apro gli occhi, ho una strana sensazione al petto

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Quella mattina, quando apro gli occhi, ho una strana sensazione al petto. E stranamente la ricordo ancora adesso, nonostante siano passate delle ore. Era come se avessi ricevuto un colpo secco dritto al cuore. Ho dei brividi su tutto il corpo e non faccio altro che agitarmi per tutto il giorno senza saperne il perché, restandomene chiusa in un mutismo fatto dei miei pensieri. Guardo l'ora e mi riscuoto da questo insolito presentimento, iniziandomi a vestire. 

"Devo sbrigarmi" penso tra me e me, e affannandomi in tutta fretta, raggiungo l'università. Devo ancora lavorare a quel progetto. Manca ancora qualche mese prima che io possa ritenermi fuori da questo posto.

Guardo l'imponente ingresso e sospirando un'ultima volta, vi entro dentro. È pieno pomeriggio e le aule sono vuote se non completamente deserte. 

Con la mia cartellina in mano, seguo le denotazioni sul foglio datomi dal professore, che mi indicano dove dovrei svolgere il mio lavoro, e, discretamente mi dirigo nell'ala est. Mi chiudo la porta alle spalle ed inizio a preparare tutto l'occorrente. Afferro la tavolozza inserendovi la tempera più sgargiante che possiedo. Rimesto i vari colori tra loro per ottenere delle composizioni diverse quando, dei rumori mi sorprendono, facendomi urtare il fianco sullo spigolo della cattedra. Gli utensili precipitano rovinosamente giù, imbrattando il pavimento.   

"Click". 

Uno scatto alla porta mi fa sobbalzare e accapponare la pelle, allo stesso tempo. Mi volto e sbigottita, incrocio i suoi occhi pericolosamente tempestosi, e, per la prima volta, vedo lui. Un viso somigliante alla persona che amo di più al mondo, ma quel ghigno malefico fa la differenza su quel suo volto sinistro. Il sorriso gli si apre ancor di più, echeggiandogli su tutta la faccia. Sento quel brivido inconfondibile della paura che mi attraversa la pelle, così, inizio a muovermi. 

«Cos'hai intenzione di fare Kaelan?» Domando, girando intorno alla cattedra e cercando miseramente di mantenere un controllo che non ho. «Oh! Mi dispiace davvero tanto Helena.» Senza pensare e agendo di istinto corro via da lui, ma, non riesco a sfuggirgli perché mi afferra per le braccia e mi strattona mantenendomi vicina alla sua figura.

L'ansia mi invade insieme alla paura. Il respiro aumenta sempre di più e le gambe non mi reggono come vorrei. Cerco di mantenermi in piedi mentre i polmoni bruciano, fanno male, insieme al cuore che batte veloce non solo per la corsa. Ma per la paura. Una paura disperata, violenta. Non riesco a reggermi bene sulle mie stesse gambe e cado giù.

Tutto avviene in un attimo e nel momento in cui mi trovo ad ansimare per terra sulle gelide piastrelle di marmo, lui è sopra di me. Schiaccia il mio corpo col suo mentre il seno mi soffoca lo sterno.

Soccombo ed inizio ad annegare, perdendomi nei miei incubi peggiori. Comincia a spogliarmi ed io rimango lì, con un profondo senso di gelo che mi attraversa, tagliandomi da parte a parte.

Non riesco a muovermi, non riesco a sentirmi. Credevo di non dover più vivere situazioni del genere e invece, eccomi qui, ripiombata nel passato della mia adolescenza.

Mi lega i polsi ed io riprendo coscienza di ciò che sta per succedere. Cerco di togliermelo di dosso, iniziando a scalciare e ad agitarmi. «Vi prego, aiutatemi! Aiuto.» Volto il capo con insistenza quando mi stringe il mento e mi impone di tacere. «Sta ferma Helena. Siamo solo noi due qui e nessuno può sentirti!» Mi intima Kaelan. «Me ne sono assicurato io stesso.» sussurra poi con voce roca.

Mi piazza un bavaglio sulla bocca, chiudendomi per sempre in un muto silenzio ed io non ho più la forza di lottare e precipito in quel buco nero che era la mia vita prima di andarmene via da quella casa. Mi bacia il collo e poi scende sempre più giù marchiandomi di segni sulla pelle.

"No, non voglio! Non voglio che lui mi tocchi!"

Lacrime salate mi scorrono prepotentemente sul viso.

Chiudo gli occhi, sperando che sia tutto un brutto sogno. Si, è tutto un incubo! Tra poco aprirò gli occhi e tutto sarà finito.

Presto mi accorgerò di essere nel nostro letto con Chad dietro di me che mi abbraccia e mi protegge, tenendomi al sicuro.

Quando apro realmente gli occhi mi accorgo di essere ancora lì, stesa per terra. Muovo i polsi indolenziti e liberati dai lacci che li tenevano stretti l'uno contro l'altro.

Mi alzo lentamente raccogliendo i miei vestiti. Mi rivesto lentamente saltando qualche bottone per il tremitio delle dita che non riescono a fermarsi. Raccolgo le mie cose e vado via.


☆☆☆


Mi stringo forte al petto proteggendomi con la cartellina che tengo stretta tra le braccia quando torno nel nostro attico.

"Spero solo che Chad non ci sia. Non voglio che mi veda debole ma soprattutto in questo stato."

Mi copro agli occhi dei dipendenti e sguscio furtiva tra gli inservienti quando prendo l'ascensore e arrivo al piano. Cerco freneticamente le chiavi nella mia borsa e non appena li trovo, mi scivolano via dalle mani. Dopo averle raccolte tremando da capo a piedi, riesco ad aprire la porta ed entro dentro. Chiudendomi dal mondo esterno.

Salgo piano le scale senza avere più la forza di piangere. Ho un dolore sordo al petto che continua a far male. Mi spoglio dei miei sporchi abiti che puzzano di violenza e, guardandomi allo specchio scorgo i segni che dovrò nascondere.

Riempio la vasca e mi immergo dentro l'acqua tiepida. Mi bagno più e più volte il viso e cerco di dimenticare. Mi strofino la pelle che diventa sempre più rossa a forza di sfregare e chiudo gli occhi per non pensare più a niente, ed invece, il ricordo di ciò che è successo rimane lì, a vagare inarrestabile nella mia memoria.

È inutile e per quanto mi sforzi, mi sento sempre più sporca dentro. Mi sento come se avessi tradito me stessa non lottando con tutte le mie forze e lasciandomi andare a lui.

Ho perso i sensi mentre faceva ciò che voleva. Ricordo solamente che le mie lacrime lo riscossero da ciò che stava per fare, e così, iniziò a bagnarmi il viso con le sue di lacrime che si mischiavano alle mie. Si scusava per ciò che stava o che aveva intenzione di fare. Si sentiva in colpa nei miei confronti quando oramai, forse, era troppo tardi. Probabilmente ho solo desiderato che se ne pentisse ed ho immaginato tutto. 

Non riesco più nemmeno a distinguere la realtà dalla fantasia.

Mi scruto allo specchio e non riesco più a guardarmi. Mi faccio schifo, mi sento sporca, mi sento violata. Violata e martoriata nel profondo della mia anima.

Non faccio altro che versare le ultime lacrime che mi rimangono. Piango e tremo. 

Ora mi chiedo se tu, ancora oggi, mi vorresti.

E con questa domanda che aleggia tra i miei pensieri, mi accascio per terra, atterrando pesantemente sulle ginocchia. 

Non sento altro che il tonfo della caduta e poi, vuoto. Tutto freddo e vuoto intorno e dentro me. 



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L'Angolo dell'Autrice:

È stato difficile scrivere questo determinato Capitolo, ma era del tutto programmato quindi, con molta sofferenza da parte mia, eccovelo qui. 

Vi auguro come sempre una Buona Lettura.

Vi voglio bene.

-Clelia.






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