Capitolo 17

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Lei non sa che sono qui

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Lei non sa che sono qui. La controllo da lontano, al volante della mia vettura, mentre si dirige in tutta fretta alla sua università. Me ne sto li e non appena la vedo sfrecciare nell'edificio, vado via. 

Sapendo che oggi è il giorno del suo compleanno, mi prendo la giornata libera dal lavoro, così, mi ritrovo il tempo necessario per aggirarmi indisturbato in città, percorrendo i posti giusti che fanno al caso mio. Vado alla ricerca di qualcosa di carino per lei e infine, dopo essere stato ovunque, individuo tutto ciò che mi occorre e pago alla cassa. Imbarazzato. È la prima volta che faccio tutto questo e mi sento a disagio nel palesare il mio interesse per lei.

Quando improvvisamente, ricevo un suo messaggio e, preoccupato, ritorno indietro senza alcuna difficoltà, non essendomi allontanato di molto. Scorgo la sua figura tra tutta quella gente. La vedo assorta nei suoi pensieri mentre prende un taxi. La mia ansia cresce di minuto in minuto, così, la seguo a ruota. 

L'auto si ferma in un quartiere di lusso per ricconi. Apre la portiera del taxi e la osservo percorrere il marciapiede, per poi starsene li, incerta se varcare o meno la soglia del grandissimo cancello di ferro battuto. Mi domando chi ci abiti ma non appena scorgo la figura di una donna mi rassereno e così, preoccupandomi del mio essere stalker, la lascio andare alle sue cose. Dovrò fare le domande giuste non appena tornerà a casa nostra.

 Ritorno nel mio attico, e senza saperne niente, trovo tutto quello che c'è da mangiare in forno. Mi ha preparato il pranzo nonostante sapesse di non poterlo condividere con me, e il suo dolce pensiero per me, mi scalda il cuore. Non è la prima volta che mi cucina e si occupa di me, però sapere che sono nei suoi pensieri, non so come mi faccia sentire a tal proposito.

Cazzo, se la amo!

Si preoccupa per me proprio nello stesso modo in cui io mi preoccupo per lei, forse, al suo opposto sono io quello che eccede maggiormente al mio lato ossessivo, ma non posso fare altrimenti nel saperla al sicuro.

Mangio tutto quello che mi ha cucinato e devo dire, che ogni cosa che attraversa il mio palato sa più buono di qualunque cibo abbia mai mangiato in vita mia.

Non appena finisco il pranzo, provo a chiamarla per sapere dove sia ma lei non risponde. Il telefono è irraggiungibile ed io inizio ad agitarmi sul serio. Prendo le chiavi dell'auto e vado a cercarla dove l'avevo seguita oggi. Non appena arrivo a destinazione, non vedo nulla. Rimango li per ore, quando decido di tornare alla sua Università incline ad una crisi di nervi. 

Dannazione! Nessuna traccia di lei! 

Successivamente controllo il suo attico. Niente! Nessuno l'ha vista e sembra essere svanita nel nulla. Preoccupato ritorno all'appartamento. Magari è tornata...

Per distrarmi preparo la serata ma nonostante provassi a concentrarmi su quello che dovevo fare ero ossessionato dai vari scenari che m'invadevano la mente. Chiamo Sasha non ottenendo nulla e facendola preoccupare più di quanto pensassi. Riattacca e mi dice che non appena sa qualcosa mi avverte.

Mi chiama dopo un po' e mi dice di aver sentito suo padre che le ha detto che sua figlia se ne è andata da casa sua verso le 16.00. 

Adesso sono le 23.00 di sera. È passato troppo tempo, cazzo!!! Dove diavolo è sparita?


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L'Angolo dell'Autrice:

Oggi mi sento un po' triste. Mi vien da piangere nel pensare alla morte del nostro Camilleri. Non ho mai letto un suo libro, e questo è vergognoso per una come me, che legge moltissimi libri (ho letto Verga, quando ero intenta a recuperare i grandi Classici... e mi è bastato per una vita intera :'( * ma mai Camilleri, non perché non volessi ma i Siciliani sono autori un po' duri, veristi, pessimisti e scrivono sentitamente, trascinandosi nel dolore e nella miseria più vera. Ti lasciano sempre quel sapore aspro della Sicilia, che oltre a una miriade di bellezze presente, ha anche il suo lato agrodolce come i lumia che tanto amo.) 

Molto spesso lo beccavo in tv e improvvisamente smettevo di girare per ascoltarlo con piacere perché le sue parole mi entravano dentro. Aveva la sua età e la vita se l'era vissuta al contrario di altri che non hanno potuto, però, mi sento di aver perso un grande maestro. 

È difficile spiegarlo a parole. 

  Quando si ha a che fare con un grande artista lo si capisce fin da subito. Da ciò che pensa e dalle parole che dice e scrive, perché tu lettore, ti lasci trasportare dai suoi pensieri. Quando mi capita di vederti in Rai, mi fermo sempre ad ascoltarti, quindi, per me lo eri, lo sei e continui ad esserlo.

 Nonostante amassi ciò che facevi e malgrado la tua cecità che ti privava della tua grande passione, impedendoti di scrivere di tuo pugno i tuoi romanzi,  hai continuato a fare ciò per cui eri nato. Sei nato per essere "Scrittore/Un grande pensatore" e hai continuato a farlo. La tua condizione ti ha reso più acuto, poiché malgrado i tuoi occhi che facevano i capricci e non ti permettevano di vedere, tu, non facevi altro che vedere col cuore, e quando la mente continua a pensare non c'è mai una fine reale.  

 La tua Sicilia è in lutto per la tua perdita, anche se noi sappiamo bene che non ti perderemo mai sul serio. Un Autore come te rimarrà immortale per sempre, poiché continui a vivere nei tuoi libri, nel cuore, nei tuoi pensieri e alberghi nell'anima dei lettori che continuano oggi, e continueranno domani a leggerti e a rispecchiarsi nelle tue magnifiche parole. 

R.I.P. Andrea Camilleri. ❤🌹

 P.S.: Scusatemi se non sono dell'umore di discutere come sempre di ciò che è accaduto in questo determinante Capitolo, ma il cuore non smette di tacere e di dire la sua.

Vi abbraccio.

- Clelia.




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