Capitolo 76

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Inerme, rimango in piedi crogiolandomi nel mio dolore, quando un ticchettio di passi mi risveglia dalla trance in cui sono immerso, riportandomi bruscamente alla realtà

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Inerme, rimango in piedi crogiolandomi nel mio dolore, quando un ticchettio di passi mi risveglia dalla trance in cui sono immerso, riportandomi bruscamente alla realtà. Non appena mi volto verso quel picchiettio penetrante, un manrovescio si abbatte su di me, colpendomi in pieno viso. Con due dita mi torco la mascella poi sposto lo sguardo per carpirne il mittente e focalizzo il volto avvilito di Sasha. Le sue spalle tremano, sconquassate dal peso delle valigie che le segnano chiaramente il corpo, affaticato dal viaggio di ritorno. Il suo cipiglio furente parla chiaro, ma io non me la sento proprio di affrontarla adesso. Prendermi la colpa di tutto quello che è successo sarebbe superfluo perché è abbastanza evidente chi sia il colpevole. 

Perdermi in chiacchiere inutili non servirà a riportarla indietro e quello che aveva bisogno di dire me lo ha già detto, sfogandosi con quel potentissimo schiaffo che mi sono già preso il disturbo di assimilarlo e incassarlo silenziosamente. Non potrà mai capire ciò che ho perso stanotte. Lei d'altro canto non è del mio stesso avviso e non vuole risparmiarsi niente di tutto ciò che le passa per la testa, quindi, mi si para davanti, drizza la schiena e si prepara a spedirmi all'inferno. Non sospetta minimamente che io, agli inferi, ci vivevo già da tempo e che ci sono appena ripiombato dentro, senza più margine di uscita poiché la mia unica fonte di salvezza, giace inerte su quella cazzo di lettiga, pronta a spiccare il volo e dirmi addio per sempre, lasciandomi in balia del mio incubo peggiore: Continuare a vivere senza di lei.

Mi travolge prendendomi contropiede, mi colpisce coi suoi pugni chiusi e disperata mi urla contro. «Sei un maledetto e schifosissimo puttaniere di merda! Se le dovesse succedere qualcosa, io... Io...» Le lacrime diventano incessabili e un lamento squarcia l'aria, protendendosi tutt'intorno a noi. Il pensiero di lei e di una simile evenienza, mi blocca il respiro e rimango qui, immobile a prendermi tutto il suo dolore insieme al mio. Non ho il coraggio di fermarla perché mi merito ogni genere di sofferenza. 

Singhiozza e trema mentre continua a tempestarmi e colpirmi di pugni. Pieno di risentimento e odio verso me stesso, provo a consolarla stringendola a me. Non ne ho nemmeno il tempo perché non appena sollevo le braccia per accoglierla, lei si scosta bruscamente. «Non provare a toccarmi! La colpa di tutto questo è solo tua! Se solo avessi pensato un po' di più ai suoi sentimenti che col cazzo, tutto questo non sarebbe mai successo!»

Smetto di fissarla negli occhi e mi distraggo, guardando un punto a caso dietro di lei. «Si, hai perfettamente ragione.» «Non m'interessa di avere ragione, quella non mi basta. Dovevi pensarci prima!» Esclama furente d'ira, guardandomi come si osservano gli assassini. L'ostilità che le si legge sul viso rasenta la stessa follia di cui sono sempre stato prigioniero. Deglutisce e si allontana via da me e dalla mia miserabile presenza, precipitandosi verso il corridoio. Inizia a scrutare tra la gente, cercando di individuare chi tra i presenti abbia il camice blu o la divisa bianca infermieristica. Non vuole sapere niente da me, non riesce a reggere nemmeno il mio sguardo, figuriamoci se riesca a starmi intorno per ascoltare le mie scuse deliranti. Non riesce a mettere l'orgoglio da parte per abbassare un po' la cresta e chiedermi in che condizioni riversa la sua unica migliore amica. Prima o poi imparerà che l'ostinazione non servirà a nulla nella vita, proprio come l'ho imparato io a mie spese.

✰03. Give Me Love ☆•A STARS TRILOGY•☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora