capitolo 4

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Il mio unico pensiero per oltre un mese è stato il viaggio.
Avevo già comprato tutto il necessario e se non fosse stato per mia madre la valigia sarebbe stata pronta almeno due settimane in anticipo.
<Sembri una bambina!>Mi ripeteva in continuazione ,ma la verità era che poteva dire ciò che voleva io quel viaggio lo desideravo da troppo e i giorni che lo anticipavano divennero infiniti. Conclusa l'università erano davvero poche le cose che potevo fare. Mi sono persino iscritta alla palestra,ma dopo una sola lezione ho detto addio al personal trainer.
Ogni muscolo del mio corpo era sofferente e qualsiasi tipo di movimento equivaleva a cento aghi che mi pungevano contemporaneamente.

Preferisco rimanere con la mia cellulite ed essere felice.

<Hai preso tutto?>mi chiese la mamma mentre cercavo di portare giù la valigia evitando di ruzzolare al suolo,finalmente era giunto  momento tanto atteso.
<Certo mà.>
<Il passaporto lo hai?>Sbuffai di fronte a tanta poca fiducia e lo cercai nella borsa,ma di lui non c'era traccia.
Tornai al piano di sopra di corsa e per fortuna lo trovai subito.
<Eccolo!>Urlai felice.
<Non potevi farti gli affari tuoi?>Sentì bisbigliare mio padre<Se non lo avesse avuto non sarebbe partita no?>
<Papà riesco a sentirti.>Lo guardai truce,mentre lui si ammutolì colto sul fatto e senza dire altro porto il mio bagaglio in macchina.
Non aveva smesso un attimo nei giorni precedenti a cercare di farmi ripensare alla mia decisione.

Arrivammo all'aeroporto dove Marta e Giulia mi stavano già aspettando,ciò che contraddistingue noi Vesce è la poca puntualità,c'è poco da fare è un difetto genetico.
<Hai portato tutta la truppa eh?!>Disse Marta guardando le persone dietro di me.
Oltre ai miei genitori,infatti,mi avevano accompagnata anche mia nonna e mia cugina Carlotta,sembrava la scena in cui la famiglia saluta il parente che parte per la guerra.
Io però stavo per andare in vacanza e non in guerra.
Per fortuna che la nostra macchina non aveva altri posti,perché sicuramente il numero di accompagnatori sarebbe aumentato.
<Tesoro mio.>Mia nonna si avvicinò prendendomi le mani.<Devi stare molto attenta,hai capito a nonna? Gli animali selvatichi sono molto pericolosi.>
<Nonna non ci sono animali selvatici dove sto andando.>
<Come no?>Chiese stupita.<Allora i cammelli. Non ti fà fott pecchè paron bravi,ma so i pegg.>
<Nonna non vado neanche nel deserto.>Dissi esausta.
<Ma allora a ro vai? In montagna?>
<No nonna vado in una città come tante altre dove ci sono persone,case... oh e persino le automobili.>
<Ma vedi tu è proprio vero che il mondo sta cambiando.>
Mi aveva persino regalato un rosario<Questo è stato benedetto,mi raccomando non toglierlo mai,hai capito? Mai.>
Purtroppo però non era una di quelle collane che vanno molto di moda,era uno di quei tipici rosari con palline grandi quanto uova di quaglia,quindi lo tenevo ben nascosto nella maglia.

Arrivò il momento di andare,salutai mia cugina,mia nonna che mi raccomandò di non fidarmi di nessuno,poi mio padre.
<Chiamami almeno ogni tre ore.>Mi disse stritolandomi nel suo abbraccio.
<Papà non sono un neonato che deve mangiare ogni tre ore.>
<Almeno tre volte al giorno?>Riprovò.
<Ok almeno una volta?>
<Bene ora siamo d'accordo.>Con fatica mi staccai da lui e salutai mia madre.
<Mi raccomando amore fa attenzione e soprattutto divertiti.>
<Grazie mamma per essere l'unica sana della famiglia,non cambiare mai.>
<Tu ora mi lasci da sola con loro non so come sarò al tuo ritorno.>
<Oh no parti anche tu ,ma non lasciarti infettare.>Le dissi sorridendo,le diedi un ultimo bacio e seguì le mie amiche.
<La tua famiglia è sempre unica.>disse Marta.
<È un'offesa?>
<Per niente! Hai dei genitori che ti amano e non si vergognano a dimostrarlo in ogni momento. Un po' ti invidio.>Disse sotto voce.
Marta non aveva una madre,o meglio l'aveva,ma aveva abbandonato sia lei che suo padre quando aveva poco più di tre anni e il padre pensava che i soldi fossero l'unico affetto che possa render felici le persone e lei aveva passato la sua vita amando la sua tata Angela.
Lasciai la mia valigia e le corsi incontro abbracciandola forte.<Ci sono io con te,sempre quindi non piangere.>.
<Non sono io quella che piange,ma tu!>Mi fece notare lei.
<Non importa sarò una madre,una sorella ,una zia,una nonna tutto quello che tu vorrai.>.
<Lo so ed è per questo che ti voglio bene.>
<Si può sapere cosa state facendo?>Chiese Giulia che nel frattempo ci aveva raggiunte.
<Niente che il tuo cuore di ghiaccio possa capire.>Le risposi facendole il verso.
<Certo certo,ma ora sbrighiamoci o perdiamo l'aereo.>
A quelle parole iniziai a camminare,arrivai davanti alla postazione in cui controllavano i biglietti e quando la donna mi chiese se avessi un bagaglio io risposi di si,ma dopo un attimo mi accorsi che non lo avevo.
La guardai con gli occhi sgranati,mi passai una mano sul viso ed iniziai a sudare freddo.
Dove poteva essere?
<Ecco il suo bagaglio.>GiulIa mise la mia valigia sul nastro.<Eri troppo impegnata a piangere per ricordartene.>imitò il mio tono di voce di prima.

Dottoranda In AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora