Capitolo 4

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Studiare generalmente mi piaceva. Mi piaceva conoscere ed imparare cose nuove. Non avevo problemi a passare pomeriggi interi a studiare, soprattutto se l'argomento che studiavo -che in quel momento era psicologia della sviluppo- mi piaceva. Ciò che non mi piaceva era avere delle scadenze.
Quindi, quando sapevo di dover studiare tutto entro una determinata data, concentrarmi mi riusciva più difficile del solito.
Perciò, quando vidi lo schermo del cellulare illuminarsi accanto al libro, mi affrettai a raccogliere tutte le mie cose e a rispondere alla chiamata mentre uscivo dalla biblioteca.

«Pronto?»

«Hey Belle

Nonostante avessi chiaramente letto io suo nome sullo schermo prima di rispondere, sentii il battito del mio cuore aumentare leggermente al suono dell sua voce.

«Ciao Harry, come va?» la mia voce uscii più tesa di quanto volessi farla suonare.

Era da tempo ormai che non parlavamo al telefono visto che, una volta che mi ero trasferita a New York avevamo gradualmente smesso di sentirci. Quindi diedi la colpa a quello per il battito accelerato.

«Tutto bene e andrà meglio se mi dici che puoi venire a stare con Jake. Tal è già a lavoro ed io ho una cena di lavoro tra un'ora. La babysitter è malata e non può più venire ed io non so che fare» disse tutto d'un fiato, come se gli pesasse farmi quella domanda.

Volendo fare qualsiasi cosa che non fosse studiare, non esitai ad accettare. Buona parte del mio consenso immediato, però, era anche dovuto al tono disperato di Harry.

«Certo, non c'è problema. Arrivo subito, tanto non ho nulla da fare e poi voglio passare un po' di tempo con il mio nipotino.»

«Grazie, grazie, grazie. Sei fantastica

Lo salutai, ripetendogli che non doveva ringraziarmi e poi mi avviai verso la mia macchina.

Ignorai le mie guance rosse per il suo "sei fantastica" ed ignorai anche che, normalmente, frasi del genere dette da una qualsiasi altra persona, non mi avrebbero fatta arrossire.

In macchina accesi la radio, come se in qualche modo la musica potesse sovrastare i miei pensieri.
Tamburellai le dita suo volante a ritmo di musica cercando di ignorare il battito del mio cuore che non era mai tornato normale da quando mi aveva chiamata.

Erano le sei e mezza del pomeriggio e le strade di New York, come a qualsiasi altra ora, erano trafficate.
Ci misi, perciò, più del previsto ad arrivare.
Mi affrettai a scendere dall'auto e a raggiungere l'appartamento-dopo averla parcheggiata nel parcheggio del palazzo di Harry e Chantal- e sperai che per Harry non fosse troppo tardi.

Solo mentre stavo per entrare con Harry che, già pronto per andare, mi aspettava davanti alla porta, mi resi conto che quella era la prima volta che vedevo casa loro.

«Scusa se ho fatto così tardi, ma c'è un traffico incredibile» fu la prima cosa che dissi appena entrai in casa, senza neppure salutarlo.

«Ma figurati Belle, è già tanto che sei venuta qui senza preavviso.»

A quel punto mi guardai intorno per vedere che, alla fine, Tal aveva scelto il divano grigio come le avevo detto.
Riuscii a vedere di sfuggita attraverso la porta che portava alla cucina, prima di sentire la voce di Harry.

«Jake è in camera sua, vieni» mi mise una mano dietro la schiena per invitarmi a seguirlo verso il corridoio che portava alle camere da letto.

«Questo è il bagno» mi indicò la prima porta sulla sinistra. Proseguì poi verso la seconda porta sulla destra, dopo quella che immaginavo essere la loro camera da letto.

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