Capitolo 5

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«Ma se mi facessi un caschetto?» dissi alla mia amica stesa accanto a me sul mio letto.

Lei distolse lo sguardo dallo schermo del suo cellulare e mi guardò con un sopracciglio alzato.

«Come ti è venuto in mente?»

«Sul serio, guarda -mi misi a sedere e presi tra le mani i miei capelli per poi piegarli su loro stessi in modo che avessero la lunghezza desiderata- non starei male, no?»

Lei mi guardò qualche secondo e credetti sul serio che stesse pensando alla mia domanda. Ma quando anche le si mise a sedere a gambe incrociate di fronte a me capii che non aveva neanche preso in considerazione ciò che avevo detto.

«Okay, che ti è successo?»

«Non mi è successo niente, voglio tagliarmi i capelli.»

«Sei una bugiarda!» prese un cuscino e me lo tirò addosso.

Io lasciai andare i miei capelli e le schiaffeggiai la gamba in risposta.

«Quando tu e Darren vi siete lasciati la prima volta ti sei fatta la frangia e tre mesi fa, quando sei andata a letto da ubriaca con quel tuo compagno di corso, ti ho trovata in bagno che cercavi di tingerti i capelli di rosso e grazie a Dio ti ho fermata in tempo.»

«Il fatto che io mi sia fatta la frangia quando che io e Darren ci siamo lasciati la prima volta è stato un caso -puntualizzai- e il tentativo di farmi rossa non è assolutamente stato dettato dalla mia voglia di cambiare identità per la vergogna di essere andata a letto con Joe quando ero talmente ubriaca che la mattina dopo è stato lui a ricordarmi che avevamo fatto sesso, ma semplicemente avevo visto la foto di una modella con i capelli rossi e mi era piaciuta.»

Il mio discorso non convinceva neppure me perché ero perfettamente consapevole che quando cambiavo qualcosa del mio corpo volevo dimenticare qualcosa che mi era accaduto, come se modificando il mio aspetto esteriore avrei potuto cambiare gli eventi.
Solo che, quella volta, non ero ancora ben sicura di ciò che volevo dimenticare.

Katie sbattè un paio di volte le palpebre.

«Hai finito di sparare stronzate? È dall'altro giorno che sei strana.»

Io sbuffai e mi lasciai cadere con la schiena sul letto e la testa sul cuscino.

«Non lo so K, è che-» mi interruppi nel bel mezzo della frase perché non avevo idea di come continuarla.

È che gestire la cotta -che tra parentesi prima di allora ero convinta mi fosse completamente passata- per Harry era diventato molto più difficile da quando erano arrivati a New York e lo vedevo sempre? È che mi sentivo una merda ogni volta che gli stavo accanto sapendo che Jake non era suo figlio? È che odiavo mia sorella per ciò che gli stava facendo? Erano tutte tre le cose insieme? Sì, molto probabile.

«Non sarà mica per il ragazzo di tua sorella sul serio, Belle.»

Io non risposi e questo fu per lei un consenso a continuare.

«Credevo fosse una cosa innocente. Cioè lui è un bel ragazzo quindi non c'è niente di male, ma tu sei davvero troppo strana ora» mi posò una mano sulla gamba e mi guardò apprensiva.

«È una cosa innocente» sussurrai non completamente convinta delle mie parole.
Una cotta per il ragazzo di mia sorella che andava avanti da sei anni si poteva definire innocente?

«Hey -la mia amica mi accarezzò la spalla- stai bene?»

Io annuii d'istinto ma neppure di quello ero sicura. Lei lo capì ma non disse nulla perché aveva anche capito che non ero pronta a parlarne.

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