Capitolo 34

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«Puoi smetterla di fissarmi?»

«No.»

«Guarda che sono seria, mi fai deconcentrare.»

«Allora ignorami e non deconcentrarti.»

«È difficile ignorarti visto che mi fissi da dieci minuti.»

Sarò anche stata pigra, ma quando mi imponevo di studiare lo facevo. Ed infatti non avevo cambiato idea neppure quando Harry, quel pomeriggio, si era presentato a casa mia.

Dalla sera di Capodanno il nostro rapporto era diventato più intimo di quanto non lo fosse mai stato. Passavamo molto più tempo insieme e, di tanto in tanto, ci baciavamo senza alcun motivo o secondo fine. Solo perché ci andava. E non potevo essere più felice di quel cambiamento.

Non ero quindi stata sorpresa quando quel pomeriggio si era presentato a casa mia senza preavviso come ormai spesso succedeva. Solo che quel giorno dovevo assolutamente studiare a causa di un esame imminente, quindi tutto ciò che aveva potuto fare era stato sedersi accanto a me sul letto mentre io, con un libro aperto sulle gambe, studiavo. O almeno ci provavo.

«È difficile non fissarti visto che sei così bella» ribattè Harry con un sorriso accennato sulle labbra.

Io abbassai lo sguardo, sorpresa ed anche un po' imbarazzata -emozione che non ero abituata a provare quando un ragazzo mi faceva un complimento- da quella sua frase pronunciata in maniera così spontanea. Come se fosse normale dire una cosa del genere a me.

«Ti sei reso conto che indosso un maglione di tre taglie più grandi, sono struccata, ho i capelli che vanno in tutte le direzioni ed indosso anche gli occhiali perché mi sono finite le lenti a contatto?» cercai di non dar peso alla sua frase e sdrammatizzare, ma tanto nella mia testa continuavo a ripetermela come una cantilena.

«Ed è proprio per questo che sei bella» disse, con la stessa spontaneità e naturalezza di prima. Nonostante non sarebbe dovuto essere naturale per lui dirmi cose del genere.

«E poi non capisco perché non metti mai gli occhiali, ti stanno bene.»

«Perché esistono le lenti a contatto che mi danno l'illusione di avere una vista perfetta-» mi sistemai gli occhiali dalla montatura marrone che mi stavano cadendo sul naso «-e poi sono scomodi e mi stanno male. Mi fanno sembrare gli occhi più piccoli ed il naso più grande.»

«Vedi difetti che non hai-» alzò gli occhi al cielo «-non credo esista qualcosa al mondo che riuscirebbe a farti diventare meno bella, figuriamoci un paio di occhiali. Anzi, ti fanno sembrare intelligente.»

«Mi fanno sembrare?» alzai un sopracciglio.

«Già-» disse lui con finta espressione dispiaciuta «-almeno puoi far credere alle persone di avere un cervello quando metti gli occhiali. Senza sei solo un'oca senza c-» non gli permisi di finire quella frase detta con il solo intendo di darmi fastidio, che gli diedi un forte schiaffo sul braccio.

Da quando, qualche giorno prima, gli avevo detto che spesso era quella l'impressione che le persone avevano avuto di me non faceva altro che ripeterla per prendermi in giro, come per toglierle valore. Perché "neanche una virgola di quello che la gente dice di te è vera. Non crederci mai" mi aveva detto lui.
Io gli avevo risposto che a me ormai non importava e che le persone amano giudicare dalle apparenze e se sei una ragazza a cui piace divertirsi ed uscire con amici ed anche ragazzi, non guardano oltre e ti etichettano come una troia senza cervello. Io non ci davo peso perché è proprio giudicare senza conoscere sinonimo di stupidità.
E allora mi aveva baciata e mi aveva detto che ero incredibile. Lo diceva spesso, nell'ultimo periodo.

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