Capitolo 39

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Io ho sempre avuto tante paure.

Ho paura dei ragni, dell'oceano di notte, di annegare, delle meduse, della solitudine. E sono solo pochi esempi.

I momenti della mia vita in cui avevo provato una paura paralizzante, quel tipo di paura che ti impedisce di respirare e ti fa atrofizzare i muscoli dalla forza con cui ti invade il corpo, erano però pochi.

Mi era successo quando, circa quattro anni prima, i miei genitori avevano ricevuto una chiamata da mia nonna in lacrime, che li avvertiva che mio nonno si era sentito male mentre stavano facendo la spesa ed i medici non avevano potuto fare nulla per salvarlo dall'aneurisma fulminante che l'aveva colpito. Lì il mio intero corpo aveva perso sensibilità e non mi era sembrato più mio. Avevo sentito il cuore che batteva fin troppo forte, le mani tremare e gli occhi bruciare per delle lacrime che volevano uscire ma, in quel momento, mi erano sembrate sensazioni estranee. Come se non le stessi provando io.

Poi, quella stessa sensazione, l'avevo provata quando l'anno prima ricevetti una chiamata da mia madre che mi disse che mio padre aveva appena fatto un incidente. Mi aveva subito rassicurata dicendo che non era nulla di grave e che si era solo fatto qualche graffio alle braccia ma, durante gli attimi che precedettero quella rassicurazione, mi sentii vuota. Incapace di agire ed anche solo pensare.

E la provai di nuovo quella lunedì pomeriggio, a casa di mia sorella. Doveva essere un momento rilassante. Harry era ancora a lavoro e Jake si era appena addormentato per fare il suo solito riposino pomeridiano. Io e Chantal eravamo quindi rimaste sole nel salotto, sedute sul divano, a chiacchierare. Solo che non avevo capito su cosa sarebbe stata incentrata quella chiacchierata.

«Credi sia possibile che Harry mi tradisca?»

Bastò quella semplice frase a farmi raggelare il sangue nelle vene. La mano con cui mi stavo distrattamente intrecciando una ciocca di capelli rimase bloccata tra di essa. I miei polmoni smisero di gonfiarsi ad ogni mio respiro, perché ormai non riuscivo nemmeno a far entrare l'aria nelle narici.
Sentii una fitta di dolore allo stomaco e non ne compresi il motivo, ma non ebbi la forza di preoccuparmene.

Come poteva averlo scoperto? Eravamo sempre stati attenti. Era possibile che ci fosse sfuggito qualche particolare che lei aveva notato?

Mi odiai. Mi odiai come non avevo mai odiato nessuno in vita mia. Ma neppure per un secondo riuscii a pentirmi di ciò che avevo fatto con Harry. Perché era impossibile pentirsi di qualcosa che mi aveva resa così felice.
E fu quello che mi portò ad odiarmi ancora di più. La mia incapacità di sentirmi realmente in colpa per qualcosa di così sbagliato nei confronti di una delle persone che più amavo al mondo.

Cercai di respirare lentamente e mi leccai le labbra, improvvisamente secche, un paio di volte.

«Ma che dici?» pronunciai ogni parola lentamente, temendo che la mia voce mi tradisse e tremasse come sentivo fare le mie corde vocali, a causa delle numerose emozioni contrastanti che provavo in quel momento.

Paura di essere stata scoperta. Tristezza perché, se così fosse stato, avrei dovuto rinunciare a Harry. Rabbia nei confronti di mia sorella perchè mi aveva privato della possibilità di essere felice. E amore nei confronti di Harry. Quella era l'emozione che emergeva tra le altre, più forte.

«Non lo so, Belle» sospirò affranta e si fece più vicina a me, seduta al mio fianco.
Io mi girai con la schiena contro il bracciolo del divano e piegai le gambe al petto, stringendole con le braccia. Cercavo conforto in me stessa, com'era giusto che fosse.

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